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02 Febbraio 2016 0 Commenti Iacopo Mezzano
intervista a cura di Iacopo Mezzano (con l’aiuto in lavorazione di Alessandro Lifonti)
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Scimmiottando una nota pubblicità televisiva, essere contattati dalla manager del cantante Johnny Gioeli, voce di formazioni come Hardline, Axel Rudi Pell, Crush 40, per una intervista esclusiva per Melodicrock.it fortemente richiesta dal suo assistito, non ha prezzo. E ci da la portata della bontà del lavoro che stiamo svolgendo e dell’affetto che stiamo ricevendo non solo da parte vostra, nostri incredibili lettori, ma anche da chi lavora nel business, e che da diversi anni ne è simbolo.
Gioeli. Beh, Johnny l’avevamo conosciuto qualche anno fa durante le riprese del video di Fever Dreams e ne avevamo immediatamente apprezzato l’incredibile carattere e la sua capacità di far sentire a proprio agio le persone intorno a lui. E’ uno che avrebbe i mezzi per potersela tirare come una star, è un armadio di muscoli che ha talento più di ogni altro (e lo dimostra anche quando canticchia un motivetto da quattro soldi, ve lo assicuro), ma invece è un ragazzone come tanti, uno che viene lì, scherza con te e ti da una pacca sulla spalla invece che stringerti in modo freddo la mano. E’ un mito, davvero, e non lo dico da fan, ma da adetto ai lavori che ha spesso a che fare con artisti simili.
Con lui non potevamo perciò limitarci a una intervista di dieci domande e via, magari concentrata solo sul suo prossimo e primo album solista in uscita. No. Sapendo come Johnny è fatto, ne abbiamo approfittato immediatamente e siamo andati a scomodarlo più del dovuto con una miriade di domande che ripercorrono ogni istante della sua carriera. Gioeli si è fatto trovare pronto, e ha sfornato una serie di risposte che hanno dello straordinario. Non scherzo. Non a caso, è lui il nostro idolo italo-americano preferito..
MR: Ciao Johnny, vorrei iniziare questa nostra intervista parlando delle tue origini italiane. Sei ancora in contatto con tuoi parenti che vivono qui in Italia? Cosa ti piace del nostro Paese?
JG: Sono italiano fino al midollo! Vivo e respiro da “Italiano” hahahahaha! Cosa non dovrei amare?….la lingua, il cibo, le donne, il panorama, le donne e soprattutto le donne. Hahahaha! I miei figli dicono di essere mezzi italiani, e l’altra metà non importa. Sono diventato Svedese per evitare di essere ucciso da una donna italiana! Sono così focose!!!! Hahaha!
E…..Viene sempre pronunciato G-O-L-E… Cercate di dire tutte le lettere ragazzi! In tutta la mia vita nessuno ha detto Gioeli! G-O-L-E ….ripetilo con me! Hahaha Si, provengo da una rumorosa e orgogliosa famiglia italiana della Sicilia. Bella!
MR: Come è nata la tua passione per la musica? Ti sei innamorato prima del canto o della batteria?
JG: Tutto iniziò mentre guardavo mio fratello suonare con la sua band liceale. Ragazzi miei…Quale ragazzino non sogna di darci dentro con una batteria! Sono rimasto IMPIGLIATO come un pesce nell’amo. Non ho preso conoscenza delle mie doti canore fino all’età di otto anni. Mi esibivo in spettacoli teatrali e in show di Broadway. Ero daaaaavero preso dal recitare e credevo che sarebbe stato quello il mio futuro. Poi ho avuto un direttore musicale che mi ha mostrato come aprire la bocca, e da allora non l’ho mai più fatta tacere. : )
MR: E’ stato difficile per te lasciarti alle spalle la batteria per concentrarti sul canto? E’ vero che sei stato spinto in questo da Brett Michaels (dei Poison) o è solo leggenda?
JG: Mi piaceva farmi avanti e suonare la chitarra, e dopo che ti imbatti nella gente in prima fila, non vuoi più tornare indietro e sederti su uno sgabello da batterista. Avevo bisogno di stare con la gente. Conoscemmo Brett in Pennsylvania, così quando arrivammo in California nel 1987 lui ci aiutò molto agli inizi. Un bravo ragazzo.
MR: Puoi dirci qualcosa dei primi anni della tua carriera? (Phaze, Killerhit, Brunette)…
JG: Devo proprio??? Hahahahaha Erano i miei “esordi”…crescevo, imparavo, lavoravo…Posso dire che è stato difficile ma anche che è stato il miglior periodo della mia vita. Ci ho dato dentro davvero duramente fin da ragazzino. I miei genitori mi chiamavano per mangiare ma mi rifiutavo di lasciare il mio studio nella cantina della nostra casa. Mi sbattevo per 16-18-20 ore…quanto fosse necessario. Scrivevo e suonavo tutti gli strumenti. In alcune delle prime demo dei Brunette suonai ogni strumento…tutti. Mi divertivo a comporre musica per “creare musica”. Una volta che si ottiene un grande contratto discografico, la musica diventa un modo per rimpinzare il conto corrente di qualcuno. Cambia tutto. E’ per questo che il mio nuovo album solista e pledge music mi connettono DIRETTAMENTE con coloro che DAVVERO lo desiderano, senza costrizioni di alcun tipo. Capito?
MR: Cosa ti manca di più degli anni ottanta?
JG: La mia età. Ah, mi manca la dedizione al “sound”. Adesso, la gente è tutta concentrata su questa roba tutta particolare. Una bella melodia è senza dubbio il meglio, e gli 80’s ne erano zeppi. E’ stato bello.
MR: Ci vuoi dire qualcosa sul disco Double Eclipse e sul tuo primo incontro con Neal Schon?
JG: Era una band pazzesca. Neal è fantastico…il gruppo era fantastico. Non mi sono mai più trovato così a mio agio come in quella band e in quella lineup. E’ stato speciale…non che il mio gruppo attuale non lo sia! Ma per me era il fascino di qualcosa appena nato e appena messo al mondo. Era il mio figlio.
MR: Sei ancora in contatto con Neal Schon? Possiamo sognare una vostra nuova collaborazione in futuro?
JG: Lo sono. Non si sa mai cosa il futuro può portare. E’ molto preso dai Journey e dagli altri progetti, ma ci scriviamo molto spesso. Ho imparato molto da Neal. Che talento.
MR: Double Eclipse è un album che riesce ancora oggi ad essere attuale. Ma è vero che è stato quasi un fallimento appena distribuito?
JG: No, non è affatto vero. Abbiamo spaccato e abbiamo venduto un sacco di CD. Il numero di fans crebbe velocemente e divenne un CD classico. ‘Classico’ mi fa sembrare così vecchio!!!
MR: Ci sono tante canzoni fantastiche in Double Eclipse ma la mia preferita rimane In the hands of time. Come è nata?
JG: Joey scrisse il riff iniziale e poi Neal e io la finimmo. Quello che fai con il “tempo” è il fulcro del tuo essere. Ho passato molto tempo “fissando una pagina vuota”…è un riferimento al comporre le canzoni… E’ diventata una delle preferite di mio padre. In fin dei conti parla del raggiungere un traguardo e della certezza di esserne grati. E….io lo sono. Non ho mai perso la riconoscenza per la musica e per i fans.
MR: Tra il 1992e il 1998 sei praticamente scomparso dalla scena musicale. Cosa hai fatto in quei sei anni, e come sei stato contattato da Alex Rudi Pell?
JG: Ho studiato medicina….sono andato molto in palestra….abbiamo avuto la nostra piccola bimba che oggi non è ormai più una bambina… Avevo bisogno di tempo per recuperare dalla frenesia del mercato. Ho cercato di ravvivare quello che avevo invece che creare un nuovo posto per me stresso.
Axel era un fan della mia voce e mi ha trovato attraverso Jeff Scott Soto. Mi piaceva molto il sound “old school metal”! E’ da dove provengo in un certo senso…quindi per me, è stata una grande opportunità. Quei ragazzi sono come una famiglia.
MR: Sono sedici anni che canti per Axel Rudi Pell. Qual è la tua migliore esperienza con questo gruppo?
JG: Dirigermi all’areoporto per tornare a casa. Hahahahahahaha! Direi lo show per l’anniversario. Tutti quegli anni….tutte quelle canzoni….più di 300 brani ragazzi…e vedere li decine di centinaia di persone è stata la conferma di ciò che avevamo raggiunto. Abbiamo fatto record di presenze, dischi d’oro etc….ma….per me il massimo è la gente che continua ad amare la band. E’ come la nostra gang.
MR: Il prossimo settembre gli ARP torneranno finalmente in Italia dopo un decennio di assenza. Cosa ti aspetti dai fans italiani?
JG: E’ passato così tanto??!?!?!?! Ancora ricordo lo show…un festival all’aperto. La gente è stata pazzesca! Devo comprare un’altra valigia per portare a casa il vino! Axel se ne ricorda anche lui… non aspetto l’ora. Assolutamente non aspetto l’ora.
MR: Concedimi una domanda un po’ sconveniente: il mio collega Nico D’Andrea ha recensito il vostro ultimo album Game of sins, e ha evidenziato un calo ispirativo nel gruppo rispetto ai precedenti lavori. Sono d’accordo con lui, e anche tu sembri un po’ più statico nelle parti rispetto al passato. Noti anche tu una certa ripetitività nella scrittura di Axel?
JG: E’ giusto chiederlo se la pensate così…Però guardo solo alla mia performance personale e non giudico gli altri. Credo che queste canzoni verranno molto meglio LIVE che in studio… A volte è così che va.
MR: Ritorniamo agli Hardline. Nel 2002 avete pubblicato Hardline II, l’ultimo album a vedere in formazione tuo fratello Joey. Di cosa si occupa adesso? Tornerà mai nel mondo della musica?
JG: Non so se tornerà mai. Dipende da lui e non da me! In questo periodo gli piace stare in famiglia, famiglia e business, business. Lui gestisce l’azienda che abbiamo dal 1995. Sta bene.
MR: Face the night è un’altra grande ballad di quel disco. E’ una B-side del primo album, giusto? Parlacene.
JG: E’ una canzone che ho scritto sul primo chitarrista dei Poison! Erano al vertice del loro enorme successo ma quel ragazzo ha lasciato tutto per iniziare una famiglia. E’ da lì che sono nate il titolo e l’ispirazione.
MR: Come hai conosciuto Josh Ramos?
JG: Incontrai Josh anni fa quando era nella “Tempesta” (si riferisce ai The Storm, letteralmente La Tempesta, formazione AOR autrice di due dischi nei primi anni’90, ndr). Neal scherzava e diceva: “questo ragazzo suona come me”. Ed è così!!! Gli telefonai tanti anni fa…non ricordo l’anno ma abbiamo iniziato a scrivere e a lavorare assieme. Un gran bel personaggio Josh!
MR: Dopo il grande Leaving the end open, eccoci a Danger zone e al ritorno dell’Italia nella tua vita con l’inizio della collaborazione con Alessandro Del Vecchio. Cosa ci vuoi dire su di lui e sugli altri musicisti italiani che sono al tuo fianco?
JG: Sono strepitosi, e fanno della pasta magnifica! La Frontiers mi ha messo in contatto con Ale e la mia vita è cambiata. E’ come un fratello per me. E’ un uomo fatto non di carne e ossa, ma di amore. E’ davvero difficile lavorare con qualcun altro quando hai una simile benedizione nella tua vita. E che talento…può scrivere, registrare, mixare, masterizzare, produrre e lavare la mia auto come nessun altro!!! ha
MR: Il video di Fever dreams è stato filmato in Italia. Noi di Melodicrock.it lo sappiamo perchè eravamo presenti nel backstage. Qualche ricordo di quel giorno?
JG: Si, odio quel video. Ancora non ne capisco l’idea, ma ho un sacco di carta igenica per pulirmi il sedere. ha
MR: Quando uscirà il nuovo album degli Hardline?
JG: Questa estate… 2016!
MR: I Crush 40 sono stati anche un’altra parte importante della tua carriera. Qualche ricordo?
JG: TONNELLATE…..Jun ed io abbiamo viaggiato il mondo per conoscere bimbi fantastici. E’ come avere una nuova e differente audience in ogni posto che visitiamo. E’ molto diverso rispetto agli Hardline e agli show con Axel…questa è gente che è appassionata alla musica e che vuole conoscere i personaggi del gioco. Interessante e figo.
MR: Ed eccoci alla notizia del tuo primo album solista. Perchè ti sei affidato a una campagna su pledge music? Quale sarà il ruolo della Frontiers Records nel disco?
JG: Ho cercato di connettermi al meglio con i fans, il più personalmente possibile. E’ stata questa la ragione PRINCIPALE. Questo CD sarà gestito dalla Frontiers che adoro, ma lo spirito del CD sarà vicino a chi apprezza il mio lavoro e vuole capirne il processo di creazione. Io stesso sto donando un sacco di soldi alla famiglia Barber, il cui figlio ha avuto un tragico incidente. Joe Barber è paralizzato dal collo in giù al momento, e hanno bisogno di aiuti finanziari. Ha 17 anni e una vita di cure davanti a se. E’ il mio modo di restituire qualcosa. Mi piace connettermi con i fans. Faccio aggiornamenti ogni settimana, rispondo a domande e colgo la possibilità di essere “vero” e non una rock star che si da delle arie.
MR: Hai composto tu tutte le canzoni?
JG: Partecipo SEMPRE alla scrittura, ma mi piace collaborare ed essere ispirato dalla creatività degli altri.
MR: Come descriveresti le nuove canzoni?
JG: Direi alla “Raised on the Radio”…in stile Journey
MR: Ci sono altri musicisti impegnati nel disco, o suonerai tu tutti gli strumenti?
JG: Ohhhhh…..tante sorprese.
MR: Donerai il 10% dei ricavati di pledge music. Cosa ci vuoi dire riguardo ciò?
JG: Beh, ho detto il 10% ma sarà molto molto di più. Sono loro che hanno bisogno di aiuto, non io.
MR: Ancora qualche domanda. Sei pronto?
JG: Spara….
MR: Chi è Johnny Gioeli nella vita di tutti i giorni? Cosa ti piace fare?
JG: Mi faccio il mazzo…Adoro il tempo trascorso in famiglia…Mi piace il mio areoplano, pescare, cacciare, esplorare, guardare i miei figli crescere, guardare le partire di hockey, leggere gli scritti di mia figlia, mangiare popcorn, stare in famiglia, darmi da fare…finchè riesco, prima di addormentarmi alle 9 di sera. ha
MR: Che consiglio daresti a un giovane (o a un nuovo gruppo) che vuole iniziare una carriera fatta di brani inediti?
JG: Oggi….cercate di essere diversi. Correte rischi. Dimenticatevi del “business”. I soldi verranno…la musica deve avere la precedenza.
MR: Cosa ne pensi del mercato musicale di oggi, di internet e del download digitale?
JG: Finchè il nostro lavoro è riconosciuto, va bene. Mi piace la connessione diretta con il mondo.
MR: Dove ti vedi tra qualche anno? Dopo trent’anni di carriera, c’è ancora il desiderio di una nuova esperienza musicale?
JG: Andrò avanti e avanti, e ancora avanti, finchè la gente non dirà stop. E’ così che andrà. Ho tanta Energia… Posso fare panca piana con due Fiat!
MR: Grazie del tempo dedicatoci e della tua pazienza. Di quello che vuoi per chiudere l’intervista!
JG: Grazie a tutti!
LINK PLEDGE MUSIC: http://www.pledgemusic.com/projects/johnnygioeli
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