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17 Gennaio 2016 0 Commenti Matteo Trevisini
Live e Photo Report a cura di Matteo Trevisini
C’è un rancore ed un odio profondo nei confronti di Jeffrey Wayne Tate, noto anche ai sassi solamente come Geoff Tate, che nemmeno i più grandi “cattivi” della storia sembrano tenergli testa. I fans dei Queensrÿche hanno riversato su di lui ogni problema legato alla band e solo lui è stato immolato come capro espiatorio del doloroso split del 2012 che ha allontanato probabilmente in maniera definitiva la possibilità di rivederli ancora insieme sopra le assi di un palco (…ma nel rock si sa, il “mai dire mai” è un moto molto abusato). Certo, nemmeno lui è esente da colpe e la sua fama di scorbutico e lunatico lo fa attendere dai presenti alla data triestina con un pizzico d’ansia nemmeno fosse il nuovo protagonista di Cattivissimo me… niente di più sbagliato! Sia sul palco, sia a fine show, tra il suo pubblico, ci troviamo di fronte una persona rilassata, sicura di se ma sorridente e pronto a firmare centinaia di dischi facendo innumerevoli foto con chiunque senza il benchè minimo sussulto di fastidio. Organizzazione perfetta di Trieste is Rock come sempre e pubblico non molto numeroso che si assesta intorno alle 150/200 anime (ma nelle altre due date del tour italiano i biglietti staccati sono stati di gran lunga inferiori!).
Peccato perché l’occasione poi è unica e probabilmente irripetibile visto che la band riproporrà nella sua interezza tutto il capolavoro Operation Mindcrime andando poi a pescare nella seconda parte dello show anche nel altro capolavoro della band di Seattle Empire.
Un po’ a sorpresa ed in sordina sul palco sale il duo acustico irlandese Fire & Water, capitanato dal bravissimo Tomas McCarthy alla voce e chitarra e dalla cantante e sassofonista Clodagh Kearney per un assaggio di folk ruspante, ricco di groove e sentimento. Alla fine si sono guadagnati gli applausi sinceri di chi è stato rapito dal loro set. Molti vecchi fans hanno strabuzzato gli occhi quando è stato diramato il nome della band di supporto a tutto il tour europeo di Geoff e compagni… Icon…. oohh porca paletta !!! Gli Icon ???? Quegli Icon ??? quelli del capolavoro Night of the Crime ???? I vecchi occhi stanchi di questi fans non si sono evidentemente accorti subito che questi Icon hanno le lettere puntate e non sono texani bensì inglesi! Questi I.c.o.n sono in tour per promuovere il loro secondo album nonostante la non più giovane età e producono un set di solido, basilare (…e alle volte scontato) heavy metal “old school”, forte debitore della N.W.O.B.H.M. (per restare in tema di punteggiature !!).
Il pubblico, pur molto lontano dal riempire il teatro è caloroso quando tutto è pronto per l’ingresso in campo di Geoff Tate ed i suoi Operation Mindcrime. Le luci del teatro si spengono e nel buio le ombre dei musicisti prendono posto mentre l’intro, improvvisamente, ci fa capire a cosa andremo incontro mentre rimbombano le celebri parole “I remember now… I remember how it started… I can’t remember yesterday… I just remember doing what they told me.. told me… told me… told me“.
Le luci esplodono con l’intro di batteria di Anarchy X e ai primi arpeggi di Revolution Calling la figura di Geoff appare on stage tra gli applausi del pubblico in delirio… si, era proprio cosi che ce lo aspettavamo l’inizio!…trionfale!…. e per di più in perfetta forma vocale (fisica un po’ meno, estetica men che meno!)… la sorpresa la si legge sulla faccia sorridente dei fans ammassati nelle prime file con solo qualche pessimista che ripete: “…con la scaletta “monstre” di questa sera prima o poi cederà!” …beh, alla faccia dei detrattori di Mr.Tate lui sarà la più bella sorpresa/conferma della serata. Infatti, dopo un inizio in fase di riscaldamento le sue corde vocali faranno faville andando in alto dove bisogna andare in alto e saggiamente tirare il freno a mano dove non serve andare a prendersi rischi inutili: quindi talento ma anche tanta esperienza…Operation:Mindcrime, Speak, Spreading the Disease… le vicissitudini del giovane tossico Nikki in mano al malvagio Dottor X vengono narrate da Tate con particolare enfasi mentre la band dietro di lui fa il lavoro per cui viene pagata da signori professionisti quali sono anche se, soprattutto la coppia di chitarre questa sera in più di una circostanza saranno il freno a mano in più di un’occasione. Se Simon Wright dietro le pelli si è studiato perfettamente le parti di Scott Rockenfield non regalando al pubblico nulla di più, Kelly Gray e Scott Moughton invece evidenziano spesso carenze facendo sentire la mancanza dei legittimi proprietari di quei leggendari riff, ovvero la formidabile coppia DeGarmo/Wilton. Fantastico invece il contributo in fase ritmica di John Moyer al basso (Disturbed, Art of Anarchy e Adrenaline Mob) che assicura tiro, presenza scenica e personalità. Dopo la parte centrale del concept l’apice arriva con gli inni The Needle Lies e con le mitiche Breaking the Silence e I Don’t Believe in Love. Dopo aver cantato a squarciagola il pubblico sembra tramortito e Tate sorride compiaciuto dopo il gran finale di Eyes of a Stranger.
Doveroso il “triplete” di canzoni che la band dedica al loro primo album The Key, uscito quest’anno per la Frontiers Music ovvero Re-Inventing the Future, The Stranger e Burn che regalano solamente un piccolo assaggio di un album ostico ma che cresce e cresce ad ogni ascolto. Gran finale con una sorta di greatest hits dei Queensrÿche a cominciare da Damaged, tratta da quel capolavoro poco capito di Promise Land. Alle prime note di Take Hold of the Flame, tratta dal primo album The Warning, anno di grazia 1984, ai più vecchi scappa la lacrimuccia dall’emozione mentre Geoff non pare avere un attimo di cedimento spostandosi tra questi capisaldi della discografia della regina del Reich con estrema disinvoltura.
L’arpeggio della mega hit Silent Lucidity ( 9° nella Billboard Hot 100 nel 1990… mica bruscolini!!!) ci apre il portone dell’ultima parte dello show dedicato ad Empire dando in pasto al pubblico nell’ordine The Thin Line, Jet City Woman e la title track, degna conclusione di un concerto lungo ed epico. Geoff, quando ancora i musicisti stanno appoggiando gli strumenti per scendere dal palco è già praticamente al banchetto del merchandising pronto e sorridente a firmare autografi senza nemmeno un colpo d’asciugamano sulla faccia o un sorso d’acqua… ditemi voi quale Cattivissimo del passato avrebbe fatto una cosa del genere ???
Mi dispiace tanto per voi detrattori del singer tedesco ( naturalizzato americano!) ma avete sbagliato di grosso a non venire a dare un’occhiata questa sera…gli Operation Mindcrime vi avrebbero sicuramente fatto cambiare idea…e scommetto che alla fine sareste stati anche voi in fila per una foto od un scarabocchio sulla copertina di qualche vecchio disco degli immortali Queensrÿche.
PHOTO REPORT
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