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10 Dicembre 2015 2 Commenti Matteo Trevisini
report a cura di Matteo Trevisini
La parola numeri può avere svariati significati e sfumature ma quando si parla degli Scorpions si deve cominciare da quelli che loro stessi hanno costruito nella loro storia: i numeri unici di una band straordinaria sono tutti li, nero su bianco, cinquant’anni di carriera alle spalle, copie vendute in questo lasso di tempo oltre cento milioni (…cento milioni !!!!), decine e decine di album che sono entrati a pieno diritto nella storia del rock e svariati hit singles piazzati in tutte le classifiche esistenti al mondo. Prima band tedesca a sfondare in Inghilterra e Stati Uniti a suon di tour e tour massacranti e al passaparola: cosi potremmo andare avanti per altre dieci pagine, sfoggiando un curriculum stellare che solo i grandi del rock possono vantare. Certo, la parola numeri può portare a pensare anche all’età di Klaus Meine e dello stesso Rudolf Schenker, ovvero 67 primavere sulle spalle…riusciranno i nostri eroi a mantenere intatta, nonostante il passare inesorabile degli anni,la fama di animali da palco costruita nei decenni? Partita vinta dai tedeschi poiché anche questa sera i numeri li faranno vedere loro al pubblico…e parliamo di numeri di alta scuola!
Quella nel capoluogo giuliano è l’ultima delle tre date del minitour italiano che la band “tetesca” ha inserito nel 50th Anniversary World Tour 2015 per promuovere il loro ultimo album Return to Forever e festeggiare cosi le cinquanta candeline di carriera(…solo gli Stones al momento ci sono riusciti!). Il PalaRubini ha ancora gli spalti pieni a macchia di leopardo quando si spengono le luci:sono da poco passate le otto di sera.
L’onore di aprire la serata è riservato ai triestini Rhapsody of Fire, pionieri ormai da vent’anni del symphonic power metal più epico e marziale e che si prodigano per una mezz’ora a scaldare il pubblico con un set rovinato purtroppo dall’acustica non proprio perfetta… ma Fabio Lione, Roberto De Micheli, Alessandro Staropoli, Alex Holzwarth e Alessandro Sala sono attrezzati a qualsiasi problema e tentano di regalare ai loro concittadini uno spicchio della tradizionale potenza in sede live…la maggior parte del pubblico però è qui in attesa dei vecchi scorpioni di Hannover e la conferma arriva dal boato con cui viene accolto il mega telone srotolato prima dell’inizio dello show, raffigurante la corona di ferro presente sulla cover dell’ultimo disco che copre interamente lo stage.
Il circo abbia inizio! Giù le luci, il pubblico è inondato dalle sirene antiaeree prima che il palco si trasformi, grazie agli schermi da cui è contornato, in un fuoco di colori e giochi di luce facendo esplodere tutta l’energia di Going Out with a Bang, prima traccia del loro ultimo album. Make It Real e poi la fantastica The Zoo. La band e lo stesso spettacolo è un orologio perfettamente settato che spacca il secondo ed ogni mossa, ogni nota ed ogni cambio d’abito (…e ce ne saranno tantissimi nell’arco dello show) è minuziosamente preparato a dovere. Questo è il circo del rock’n roll che riempe le orecchie, gli occhi e ogni poro della nostra pelle ma nulla è lasciato al caso in produzioni cosi mastodontiche…certo ne perde naturalmente di spontaneità ma chissenefrega !!!
Il palco è bello grande con il piano superiore occupato dal gigantesco drum kit di James Kottak che ride, si agita e incita il pubblico dando la sensazione che il suo stipendio sia in panetti e non in dollari… che il rehab non sia riuscito ??? Fatti suoi se riesce comunque a regalare al pubblico una prestazione senza sbavature ed uno spettacolo di puro istrionismo clownesco di stampo americano.
La passerella posizionata al centro del parterre sarà habitat naturale per tutta la durata dello show dove sia Klaus sia Rudolf e Matthias correranno a farsi coccolare dal pubblico e dai loro cellulari per rubare uno scatto, una mossetta di cui la band è maestra.
Coast to Coast è il preludio al medley dedicato agli anni settanta della band con una carrellata che comprende Top of the Bill / Steamrock Fever / Speedy’s Coming / Catch Your Train… è il primo picco della serata soprattutto per gli amanti della mitica Uli John Roth era.
La band si sposta tutta sulla passerella compreso James Kottak per un breve ma intenso medley acustico formato da Always Somewhere / Eye of the Storm / Send Me an Angel con l’ultima, naturalmente ad avere la parte del leone tra il pubblico, solerte a cantarla insieme a Klaus.
Ma tre quarti dei presenti è qua per la ballad successiva e accoglie l’arpeggio di Wind of Change con applausi e urla accompagnando Klaus parola per parola e alzando di molto la temperatura all’interno del palazzetto. Ci sono mamme che abbracciano i figli mentre la cantano e anche la dura scorza del più becero metallaro irsuto ha un attimo di sussulto ascoltandola… e fidatevi che un palazzetto che la canta a memoria insieme alla band è una bella dimostrazione di amore.
Con Dynamite… ci si trova a cantare e ballare con gli amici urlando a squarciagola in coro “DAAINAMAAAIT….DAINAMAAAAIT !!!!…tornando per tre minuti ad avere quattordici anni…
La band rifiata e le luci sono tutte puntate a quel matto di James che presenta non un semplice assolo di batteria ma il più epico Kottak Attack: la pedana della batteria viene sollevata da quattro possenti catene verso il soffitto mentre le cromature della stessa vengono bombardate da luci martellanti…in tutto questo orgasmo ritmico trova spazio perfino Rock’n roll dei Led Zeppelin… insomma la tecnica al servizio dello spettacolo.
Crazy World riporta la band sul palco per la parte finale che inanella una dietro l’altra canzoni che sono il DNA stesso della band tedesca.
La band preme di nuovo sull’acceleratore spandendo una densa carica elettrica con la storica Blackout per poi ritrovarsi tutti in cima alla passerella regalando con Big City Nights i famosi balletti sincronizzati con le chitarre in mano: puro trademark anni ottanta!
I bis sono un rito collettivo carico di felicità e partecipazione e tutte le cinquemila persone presenti al PalaRubini cantano insieme Still Loving You e l’inno Rock You Like a Hurricane mentre la band se la ride piacevolmente sorpresa da tanto feedback sotto forma di energia positiva… la si respira nell’aria mentre la gente affluisce verso l’esterno con un bel sorriso stampato sulla faccia.
Purtroppo questo sorriso durerà poco…dai cellulari stanno arrivando le prime tragiche notizie da Parigi…pazzesco! Attacchi multipli nel cuore della capitale francese tra cui anche allo storico club Bataclan dove si stavano esibendo gli Eagles of Death Metal …centinaia di vittime… ci viene un tuffo al cuore e sorge solo una domanda…perchè? Mette i brividi solo il pensare che anche noi questa sera eravamo ad un concerto, vivi e felici, provando le emozioni che la musica rock regala. A Parigi invece queste stesse emozioni sono state strappate insieme alla vita con inutile crudeltà, ottusità e ignoranza, mascherata da fanatismo religioso… ragazzi come noi e con la nostra stessa passione… il rock’n roll. Tutta la carica che i vecchi scorpioni ci hanno regalato questa sera va a farsi benedire in un soffio… maledetto mondo che non impara mai!
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