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Recensione

96/100

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Downes Braide Association – Suburban Ghosts – Recensione

04 Dicembre 2015 4 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Power Pop
anno: 2015
etichetta: Cherry Red Records

Tracklist:

01. Machinery Of Fate *
02. Suburban Ghosts – Parts 1 & 2 *
03. Suburban Ghosts – Part 3 *
04. Vanity *
05. Number One
06. Interlude
07. North Sea *
08. One Of The Few *
09. Time Goes Fast *
10. Live Twice
11. Dreaming Of England *
12. Finale

* migliori canzoni

Formazione:

Geoff Downes – tastiere, voce, programming
Chris Braide – voce, chitarra, basso

Contatti:

Official: http://www.downesbraide.com/

 

Il progetto musicale Downes Braide Association ha da poco pubblicato il suo secondo album Suburban Ghosts, uscito il 6 novembre per la label Cherry Red Records come seguito del buon disco d’esordio Pictures Of You (2012).

Inutile presentare Geoff Downes, nome celebrerrimo per gli ascoltatori di melodic rock grazie ai suoi The Buggles (Video Killed The Radio Star vi dice qualcosa?) e al lavoro compiuto con band storiche quali Yes e Asia. Meno conosciuto invece Chris Braide, cantautore losangelino ma originario del Regno Unito, autore di un album solista e di una recente release con i This Oceanic Feeling. Attenti però, perchè Braide vanta anche la composizione di brani per artisti di fama mondiale come Kylie Minogue e Britney Spears.. e non solo!

Concepito come un platter incentrato sul tema dell’isolazione e della solitudine vissuti in una piccola città di periferia, Suburban Ghosts offre ai fans un delicato rock che si unisce al power pop tipico degli anni ottanta in un inebriante mix di songwriting di classe e maestria musicale. Il sound, mai banale e dai tratti leggermente progressive e alla Asia, ci porta con l’immaginario sotto un cielo di stelle lucenti in una disabitata cittadina nella quale noi, soli a spasso nei suoi quartieri, siamo perserguitati da frammenti del passato, muovendoci nel ricordo di bambini che giocano su quelle stesse giostre che vediamo ora arrugginite e costruite in quei verdi parchi dove un tempo si radunavano gli amanti.
I fantasmi che ci tormentano sono, lo capiremo con il passare dei minuti e con lo scorrere delle note, le immagini della vita differente, e probabilmente migliore, che avremmo vissuto se non avessimo scelto di fuggire altrove, lontano dalle nostre radici. Ascoltare questo album è come vedere una fotografia antica, della nostra giovinezza, che ci ricorda quanto nella realtà siamo fragili e in balia del fato, con la consapevolezza del fatto che adesso, nel presente, è troppo tardi per tornare indietro e cambiare qualcosa.

Non spaventatevi però, perchè nonostante la schietta e drammatica attualità della sua ambientazione, Suburban Ghosts è un lavoro tutt’altro che depresso o deprimente. Anzi, il suo battito pulsante, vivo e frenetico, frutto di una intonata batteria programmata e di una produzione in studio davvero d’eccellenza, risolleva l’umore e da una rosea speranza l’avvenire. Una sorta di quiete dopo la tempesta, insomma. E la voce di Downes, affiancata alle sue magistrali tastiere, colora l’insieme di intense emozioni, mentre gli strumenti elettrici e rock di Braide, e il suo altrettanto valido cantato, danno la definitiva marcia in più al progetto e a questa straordinaria musica.

Machinery Of Fate, singolo perfetto, regala un avvio eccellente al disco, immergendoci in un un pop rock elettronico di pura derivazione ottantiana. Superbo il testo che, in un battito di ciglia, ci immerge nell’ambientazione dell’opera, risvegliando in noi le prime, nostagliche, memorie passate. I could have been a better friend said I loved you, but in the end we can’t control or subjugate the machinery of fate (sarei potuto essere un amico migliore se ti avessi detto che ti volevo bene, ma in fin dei conti non possiamo controllare o soggiogare i meccanismi del fato, ndr) recita il refrain tutto da cantare di quello che, pronti-via, è il brano simbolo di questa produzione.
Attenzione però, perchè le vette compositive non sono toccate qui, ma bensì nella suite in tre parti a titolo omonimo Suburban Ghosts, nella quale Downes e Braide danno il meglio di loro stessi non solo vocalmente ma anche nella loro esecuzione strumentale. Da incorniciare qui in particolare gli arrangiamenti e i cori, ma anche la qualità della parte strumentale che chiude la prima parte del brano, fatta di note eteree ed echeggianti nella periferia, tra i fantasmi dell’amore perduto. Ottimo e degno di menzione anche il ritornello quasi dance della terza parte, che ci ricorda i migliori The Buggles.
Con il quarto brano Vanity inizia di fatto la seconda delle tre parti in cui è ipoteticamente suddiviso l’album. Tastiere solitarie accompagnano i vocalizzi di un brano d’elité, una ballad moderna in stile 30 Seconds to Mars (vedi Hurricane) che ci lascia appesi a un filo, in totale tensione. Differente è invece Number One, pezzo molto più energico e arioso, tra i più orecchiabili e commerciali del lotto, tutto da ascoltare d’un fiato e cantare a squarciagola. Poi, dopo un breve interludio, ecco North Sea, composizione vicina allo stile degli Asia e supportata da ottime orchestrazioni e da un ritmo cangiante, di certo appeal, in contrasto con una One Of The Few dal testo triste e solitario, prodotta con ampio utilizzo di campionamenti ma non per questo meno valida, intensa ed efficente delle precedenti.
Apre la terza parte d’opera, quella finalmente più ariosa e solare, la sognante Time Goes Fast, un vero e proprio raggio di luce, che si accompagna della gloriosa ballad Live Twice, capace di focalizzare ancora l’attenzione sulla qualità unica di questo songwriting. Infine, il potenziale singolo Dreaming Of England anticipa la strumentale Finale, che ripercorre in un istante tutti i migliori momenti di questa bellissima produzione, lasciando il nostro cuore a pulsare in modo via via sempre più intenso, e vivo, mano a mano che il suono della musica sbiadisce con i primi bagliori del mattino..

IN CONCLUSIONE

Che ci crediate o no, mi sento di nominare questo Suburban Ghosts come una delle migliori cinque produzioni melodiche di questo 2015. E c’è un solo modo di sapere se sto vaneggiando o se sto perdendo colpi affermandolo: dovete ascoltarlo, immergendovi nel suo sapore notturno e solitario e lasciandovi trasportare da testi di una attualità unica, ispirati come pochi se ne ascoltano nel recente.

Suburban Ghosts è un tuffo nel passato, musicalmente e non. E’ un sogno ad occhi aperti da cui non mi voglio svegliare. Sto cliccando di nuovo play nel lettore, ragazzi!

© 2015 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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