Recensione

Magnus Karlsson’s Free Fall – Kingdom Of Rock – Recensione

29 Novembre 2015 23 Commenti Nico D'andrea

genere: Melodic Metal/Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Frontiers Music

Dalla collina la visuale sul Regno è perfetta e mi chiedo, nel silenzio che ne precede l’arrivo, se avrò ancora una volta la forza di affrontare la tempesta…

È passato molto tempo da quando nella “battaglia” di Allen e Lande incrociai per la prima volta l’incandescente ascia di Magnus, oggi ambizioso sovrano di questa terra infuocata…
Ora sono un vecchio che vede le cose da una prospettiva diversa e si aspetta dal talento guerriero di un ragazzo ormai cresciuto, la maturità e creatività di un uomo.

La tempesta che ci aspetta sarà (con ogni probabilità) un tumulto di shredding, chitarre armoniche e riff serrati. Il supporto di prestigiosi alleati, provenienti dalla frangia più melodica del globo, consentirà in realtà all’axe hero svedese, di approdare in più di un’occasione a lidi meno turbolenti che in passato.

La suggestiva intro acustica con un sottofondo di archi in Kingdom Of Rock, è il preludio al classico ed atteso anthem di metal sinfonico.
” We will rule the Kingdom of Rock !” …e quale miglior profeta del vigoroso Jorn Lande per proferire un simile proclama nell’ipotetico Regno del Rock di Karlsson il Grande ?

Out Of The Dark, cantata da Samuel Jakob (The Poodles), abbandona il terreno sinfonico.
Il pezzo è diretto, con una buona melodia …ma nulla più.

In No Control è Joe Lynn Turner il protagonista di una delle prime tracce AOR-oriented del disco. Qualcosa di già sentito in Sunstorm (ed altrove), con i caratteri sbiaditi del più recente songbook Radioactive.

L’epico guitar-crunch di When The Sky Falls mantiene il platter ad un livello (solo) discreto con la consueta performance Dioesque del grande Tony Martin.
Livello che invece si abbassa sui pericolosi cliché di Angel Of The Night , I Am Coming For You ed Another Life.

Per ritrovare la via verso la luce, si rivela più che mai propizia l’entrata in scena di due veterani illuminati come Tony Harnell ed Harry Hess.
Sarà la suggestione per le emozioni che queste voci ci hanno saputo regalare in passato ma Never Look Away ed A Heart So Cold sembrano dare all’album un’inerzia diversa.

Interessante l’epilogo di Walk This Road Alone, cantata dallo stesso Magnus Karlsson. Il brano è sostenuto da un bel tracciato ritmico e si sviluppa in un refrain dalla melodia piuttosto convincente.

IN CONCLUSIONE

Le indiscutibili capacità balistiche di questo fenomenale polistrumentista nordico sono note ai più e l’orientamento verso coordinate più morbide lascia ben sperare per i lavori a venire.
Tuttavia questo Kingdom Of Rock non convince fino in fondo.
Ancorato a troppi cliché e privo di un songwriting particolarmente brillante, l’album si mantiene su parametri più che accettabili sopratutto per la presenza nel comparto vocale di un roster da all-star game.
Troppo poco per governare con fermezza nel nuovo Regno del Rock.

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