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29 Agosto 2015 12 Commenti Denis Abello
genere: Rock
anno: 2015
etichetta: Target Records
Tracklist:
01. Give It All You Got *
02. Wait Till Forever *
03. Counting The Hours *
04. Bow And Obey
05. High Like A Mountain *
06. No More
07. Stay *
08. Who Can You Believe *
09. Live To Tell *
10. Moving On *
* migliori canzoni
Formazione:
Mike Tramp – voce e chitarre
Søren Andersen – chitarre
Jesper Haugaard – basso
Morten Hellborn – batteria
Morten Buchholz - hammond
Terzo album solista in tre anni per il prolifico Mike Tramp ex vocalist dei White Lion. Nomad, questo il titolo della nuova fatica del dotato cantante Danese, chiude quindi idealmente un ciclo iniziato nel 2013 con Cobblestone Street (qui la recensione) e continuato nel 2014 con Museum (qui la recensione).
Ancora una volta ad attenderci troveremo quelle atmosfere rilassate ed intimiste che già avevamo apprezzato nei precedenti capitoli, anche se in questo caso si perde il tratto acustico distintivo di Cobblestone Street e Museum per un lavoro più elettrico supportato da una full band di classe che vede Søren Andersen alle chitarre (e anche in veste di mixing e mastering dell’album), Jesper Haugaard al basso, Morten Hellborn alla batteria ed infine l’apporto di Morten Buchholz e del suo Hammond.
Mike Tramp anche con questo Nomad ci mette di fronte con cuore, passione e la sua splendida voce al suo lato più vero.
Lontano da costrizioni di qualsiasi tipo Nomad si rivelerà per l’ascoltatore come uno sguardo nell’anima del cantante. Il suo essere “elettrico” dopo due album semi-acustici dona un lato più frizzante a questo lavoro pur rimanendo legato a quel tratto misto tra disincanto e pace interiore che già si notava in Cobblestone Street e Museum.
Testi sinceri, curati e sentiti saranno, come ormai ci ha abituati Tramp, il filo conduttore di tutto l’album così come nella bella Give It All You Got che mette anche subito in primo piano l’ottimo lavoro, mai invasivo, di tutta la band. Notevole in tutto l’album il tocco che gioca tra rock e blues del talentuoso chitarrista Soren Andersen.
Molti i momenti da segnalare come l’ottimo Hammond a supporto dell’ipnotica Wait Till Forever o l’epidemico avanzare di Counting The Hours che esplode in un accattivante ritornello. Uno dei pezzi più riusciti dei dieci proposti.
Parlavamo di testi profondi e sentiti e Bow and Obey ne è l’esempio perfetto. Testo che si sposa con il tratto semi acustico del pezzo e la disillusa voce di Tramp. Voce che con quel suo ormai inconfondibile solco levigato con un tocco di polveroso è ormai comune denominatore delle ultimi uscite firmate dall’ex leone bianco.
Brillante esempio ne è la sezione centrale dell’album giocato su dei pezzi di gran caratura come High Like A Mountain e No More. Intrigante lavoro di chitarra per la prima e tratto al limite del pop/rock per la seconda.
A questo punto diventerebbe quasi superfluo parlare della striscia conclusiva di questo lavoro ma non si può non citare il tratto country/rock di Stay, quello melodico ed elettrico di Who Can You Believe costruito su di un palpitante ritornello e l’introspettica visione che Tramp ci da di se stesso in Live To Tell.
Si possono quasi immaginare i teli del sipario che si chiudono sulle note di Moving On…
IN CONCLUSIONE
Un viaggio! Decidete voi se fisico o mentale, decidete voi se in solitudine o stringendo forte la mano di un cuore affine o ancora se farlo con occhi sognanti o infiammati da emozioni contrastanti… l’unica cosa che posso dirvi io con certezza è che questo Nomad è un viaggio che vi consiglio di fare.
Arrangiamenti di livello superiore, il tratto disincantato e un po’ malinconico che ha seguito le precedenti due uscite permate anche in questo nuovo Nomad che però trasmette anche un maggior senso di pace e libertà interiore, segno forse di una più forte consapevolezza di se stesso da parte di Mike Tramp.
Personaggio che ha saputo in parte reinventarsi senza snaturarsi, la sua voce seppur segnata dal tempo resta unica e carica di emozione e Nomad è il miglior modo per metterla in risalto. Bello!
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