Recensione

The Rack Doll – Hot City – Recensione

17 Luglio 2015 2 Commenti Elena Aurë

genere: Classic Rock
anno: 2015
etichetta: O.R.A Music

Il nome di Minna Ora non è nuovo ai più attenti fans delle sonorità a metà tra vibrante rock ‘n’ roll e melodia scandinava, vuoi per il rilascio sul mercato del debut album sotto il monicker “The Electric Lady” nel 2012, vuoi per il suo successivo coinvolgimento (in qualità di special guest) all’interno di due lavori nostrani in grado di riscuotere diffusi consensi a livello internazionale, alias i debut album di due ben noti progetti melodici adulti di firma tricolore quali Charming Grace e Room Experience.
Scrollatasi momentaneamente di dosso i panni di ospite dal taglio AOR nordico, Minna e la sua nuova band si cimentano (come già accaduto in alcuni frangenti del lavoro a firma The Electric Lady dal titolo “Black Moon”) nell’esplorazione di territori di estrazione maggiormente classic rock, estrapolando dal cilindro una serie di composizioni dedicate questa volta agli estimatori del riffing maggiormente vintage rivisitato in chiave ovviamente più attuale.

Il lancio della title-track “Hot City” funge da perfetto olio lubrificante per il motore di “The Rack Doll”, album che scorre vivace nella sua esplorazione del classico territorio sonoro a metà tra settanta e ottanta, infarcito di graffianti chitarre “d’epoca” poste a sostegno di composizioni dal vivido sapore retrò. La medesima linea sonora viene ripercorsa ad oltranza nelle successive “Game Is Over” e “100 Miles Away”, mentre è alle più flemmatica “Pain In My Heart” che viene assegnata l’etichetta di ballads di turno, brano posto però solo in conclusione di una tracklist in cui vanno segnalate, per brillantezza melodica e di incedere, anche la rombante “Tonite”, la carica della blues ‘n’ roll “Long Cool Woman (In A Black Dress)” e la cavalcante “Shanandoah”.

IN CONLUSIONE

Il debut album a firma “The Rack Doll” è quindi senza dubbio consigliato agli amanti dell’hard-rock melodico di stampo meno AORizzato e maggiormente groovy, un’uscita ben trapiantata comunque nell’epoca moderna grazie ad un lavoro di produzione in grado di strizzare intelligentemente l’occhiolino ai giorni nostri, e questo senza disperdere quella classicità figlia del tipico rock ‘n’ roll d’annata. Musica per smuovere spirito e fondoschiena insomma, trainata nel migliore dei modi dall’ipnotico approccio vocale della brava Minna Ora.

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