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Recensione

80/100

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UFO – A Conspiracy Of Stars – Recensione

23 Marzo 2015 4 Commenti Alessio Minoia

genere: Hard Rock
anno: 2015
etichetta: Spv/Steamhammer

Tracklist:

01. The Killing Kind
02. Run Boy Run
03. Ballad Of The Left Hand Gun
04. Sugar Cane
05. Devil's In The Detail
06. Precious Cargo
07. The Real Deal
08. One And Only
09. Messiah Of Love
10. Rollin' Rollin'
11. King Of The Hill (Bonus Track)

Formazione:

Phil Mogg: Voce
Paul Raymond: ­ Chitarra / Tastiere
Vinnie Moore: ­ Chitarra
Andy Parker: ­ Batteria
Rob De Luca: Basso

 

Non ci posso proprio fare niente, amo visceralmente questa incarnazione della band guidata dall’inossidabile Phil Mogg fin dal lontano 1969. Trovo che la sostituzione della Leggenda Schenker abbia donato linfa nuova alla carriera del five piece britannico relegando a letteratura i continui scazzi di personalità, repentini cambi di line­up e una statura artistica troppo spesso a corrente alternata sin dai primi anni ottanta.
Dal 2004, anno di pubblicazione del come­back You Are Here il monicker UFO ha regolarmente sfornato album qualitativamente rilevanti (The Visitor e Seven Deadly su tutti) MAI sotto il livello di guardia mantenendo inalterato il loro trademark a base di hard rock a massicce tinte blues non disdegnando piccole incursioni in territori fino a qualche anno fa inesplorati. La pastosa voce di Mr.Mogg è ancora solida, comprensibilmente meno potente di qualche decennio fa ma ancora capace di incantare grazie ad un timbro inconfondibile a cui si unisce un carisma scenico immutato.
A Conspiracy Of Stars è un tassello ulteriore di tutto rispetto degnamente supportato da un songwriting (sempre più ad appannaggio del misurato Vinnie Moore) pulito, senza sbavature, ispirato e vitale ma soprattutto lucidamente puntellato di nuove perle e di una dilagante sensazione di rito immutabile non per questo privo di fascino.

Le dieci tracce si dipanano tra un mosaico di chitarre taglienti e bluesy, ritmiche quadrate ma non invadenti, assoli meticolosi e melodici, chorus azzeccati (in maggior quantità rispetto alle ultime uscite), calibrati inserti di tastiera e una bilanciata commistione di creatività, gusto e groove.
The Killing Hand esordisce con un gran riff, una semplicità disarmante, un levigato guitar­solo e la spiazzante sensazione di pezzo riuscito che ci accompagnerà per tutto il resto del viaggio.
Run Boy Run e Sugar Cane sono le chicche di questo album: la prima un blues che lascia spazio al drumming di Andy Parker (quanto lo amo!) e alla classe senza tempo di un singer capace ancora di incantare anche dopo tutti questi anni; la seconda, meravigliosa nell’incedere, negli stralci tastieristici di Paul Raymond e cristallizzata da solo straripante niente trucchi e tutta sostanza.
L’incrocio tra ZZ Top e Humble Pie di Precious Cargo, dopo cinquant’anni di onorata carriera dimostra ancora come si possa ancora godere del piacere di ascoltare del semplice e onesto Rock and Roll con gli attributi senza per questo guardare con rimpianto ad un masterpiece come Strangers In The Night.
Devils In Details, Ballad Of The Left Hand Gun, Messiah Of Love nulla tolgono e nulla aggiungono rispetto a quanto ascoltato finora, leggermente al di sotto della media non si faranno certamente ricordare ai posteri ma cementificano l’effetto salvifico del full lenght ribadendo che, se ce ne fosse ancora bisogno, proprio questo aspetto è il valore aggiunto di A Conspiracy Of Stars, la capacità di crescere con gli ascolti, di diventare un “amico fedele” nella playlist quotidiana.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro senza tempo a cavallo tra radici seventies, richiami al blues e tanta tanta classe parallelamente con quanto realizzato di questi tempi dai teutonici Scorpions…e che Dio ce li conservi sani e salvi.

 

© 2015 – 2022, Alessio Minoia. All rights reserved.

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