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Recensione

92/100

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Thunder – Wonder Days – Recensione

20 Febbraio 2015 12 Commenti Iacopo Mezzano

genere:
anno: 2015
etichetta: EarMusic

Tracklist:

01. Wonder Days
02. The Thing I Want
03. The Rain
04. Black Water
05. The Prophet
06. Resurrection Day
07. Chasing Shadows
08. Broken
09. When The Music Played
10. Serpentine
11. I Love The Weekend

Formazione:

Danny Bowes - lead vocals
Luke Morley - guitar, vocals
Gary 'Harry' James - drums, percussion
Ben Matthews - guitar, keyboards
Chris Childs - bass guitar

 

 

Tra i più meritevoli di un posto di prestigio nell’Olimpo delle grandi band inglesi di genere hard rock, ma molto spesso sottostimati, ci sono loro, i Thunder, che tornano sulle scene con il primo album in studio da sei anni a questa parte, Wonder Days, già uscito nei negozi di tutto il mondo a metà febbraio via Ear Music.

Registrato presso i leggendari Rockfield Studios di Monmouth, con il chitarrista Luke Morley nel ruolo di produttore, il disco gode di un’ottima farcitura di suoni, merito anche del mix atomico, curato dal celebre tecnico del suono Mike Fraser (Aerosmith, AC/DC e Metallica, oltre che Thunder stessi agli esordi). Nasce così un nuovo platter immenso, legato alla tradizione, che ci ricorda i meriti di una band tecnicamente irraggiungibile ai più, e forte delle più solide basi sonore, che si rifanno all’hard rock settantiano di Led Zeppelin, Bad Company, The Who, Deep Purple. Con una capacità di songwriting assoluta e inimitabile, i cinque vecchietti inglesi compongono un album di certo successo, merito soprattutto della sua potente miscela di sonorità rock, blues e soul, che porta alla creazione di basi hard rock dalle melodie indimenticabili, figlie del più grande power rock di annata. In esse, brilla la stella di Danny Bowes, un cantante capace di salire in cattedra ad ogni occasione, toccando sempre il vertice sia sulle canzoni più sostenute, sia su quelle più leggere, le quali lasciano maggiore spazio alla espressività innata della sua ugola d’oro. Magico e fondamentale poi anche il già citato Luke Morley, vero alfiere del disco coi suoi riff potenti, d’annata, e con le delicate trame acustiche che regalano un sapore dannatamente vintage all’opera. Infine, purtroppo assente a causa di un ricovero per un cancro alle tonsille il chitarrista ritmico Ben Matthews (sostituito da Morley anche alle tastiere), con i bravissimi Garry “Harry” James alla batteria e Chris Childs al basso, che completano la formazione dando vita alla solita precisa e suggestiva sezione ritmica tutta groove ed energia.

Primo singolo dell’album, title track e puro manifesto compositivo dell’opera, Wonder Days appare come il brano perfetto per dare via a un viaggio emozionale sulle ali della nostalgia, con un sound in puro stile Led Zeppelin che apre alla melodia di quel magnifico, sognante ed arioso ritornello che ormai tutti abbiamo già da tempo imparato ad amare. Preziosa anche la ritmata The Thing I Want, in puro stile british con il suo ritmato ritornello a due voci, e assoluta per potere emozionale la prima pura ballad del disco, a titolo The Rain: un pezzo semi-acustico che lascia spazio a un testo splendidamente interpretato da Bowes, tra succulenti arpeggi e preziosi rimandi al passato del gruppo. Molto convincenti poi anche Black Water, che strizza l’occhio al pop rock, lasciandosi influenzare (nonostante la sua ossatura hard rock) dalla musica contemporanea, e The Prophet, che lascia tutti i fans sbigottiti di fronte a uno dei riffing più rocciosi, vari e riusciti dell’intero disco. Di un altro pianeta è, al giro di boa, Resurrection Day: una mid-tempo ariosa e dal mood positivo, scritta per diradare anche le nubi più scure dei nostri cieli interiori, che finirà per essere sicuramente citata tra le preferite dei fans.

Si riparte ancora, all’apice dell’ipotetica side B del disco, con la settantiana Chasing Shadows, canzone tutta chitarra ed energia, in netto contrasto con la ballad Broken, nuova hit assoluta di questo album e lento melodico a cinque e più stelle. Il suo feeling unico trasforma anche il cuore più duro in un deposito di calde emozioni, provare per credere! When The Music Played, poi, è un’altra canzone degna della palma di top di questo album, grazie alla sua perfetta combinazione tra sound roccioso e melodia, che porta a un brano da classifica.. se fossimo nel 1983, ovviamente. A chiudere questo stupendo tassello della discografia dei Thunder ci pensano infine il bel motivo Serpentine, e una I Love The Weekend casinara, in puro stile party rock, trascinante come poche, e perfetta per chiudere il platter con una bella vena musicale a cavallo, ancora, tra anni sessanta e settanta.

IN CONCLUSIONE

Al di là di ogni più rosea aspettativa, Wonder Days è il primo, serio, candidato al titolo di album classic rock del 2015. Se da un alto eravamo infatti certi che i Thunder sarebbero tornati sulle scene al massimo delle loro forze tecniche e compositive, mai avremmo potuto pensare che lo stato di grazia di questa storica band sarebbe stato tale anche a venticinque e più anni dalla propria fondazione. Invece, Bowes, Morley e soci sono stati in grado di tirare fuori dal cilindro le giuste energie mentali, e la carta vincente sotto forma di undici tracce da urlo, pubblicando quello che a tutti gli effetti  è probabilmente il loro migliore album di sempre, esclusa ovviamente l’inarrivabile doppietta (Back Street Symphony e Laughing on Judgement Day) che sancì gli esordi del combo rispettivamente nel 1990 e nel 1992.

Eh si, è incredibile davvero quello che sono riusciti a fare questi inglesi: Wonder Days è un disco da brividi!

 

 

 

© 2015 – 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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