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16 Febbraio 2015 2 Commenti Iacopo Mezzano
Oggi si avvicina ai nostri microfoni una vera leggenda per tutti i cultori della musica AOR: Ron Perry, voce indimenticata dei China Sky. Una formazione celeberrima per il suo debutto omonimo, tornata oggi improvvisamente alla ribalta, dopo 27 anni di silenzio discografico, con un nuovo platter a titolo China Sky II, di prossima uscita (qui la recensione).
Nell’articolo, tutte le considerazioni di questo grande (e disponibilissimo) cantante riguardo il passato, il presente e il futuro di questa formazione americana di culto. Buona lettura!
Intervista a cura di Iacopo Mezzano
per maggiori informazioni su Ron Perry & China Sky
INTERVISTA
MR.IT: Benvenuto Ron Perry. E’ un piacere intervistarti a nome del sito Melodicrock.it!
RP: Grazie tante per avermi invitato!
MR.IT: Iniziamo l’intervista parlando della tua carriera come cantante. Quali sono le tue principali influenze?
RP: Da bambino, ho cercato di imparare da tutti quegli artisti in radio che pensavo fossero cantanti molto espressivi…Steve Marriott, Burton Cummings, Roger Daltry. Cresciuto abbastanza da poter andare ad ascoltare la musica dal vivo nei bar della mia città Detroit, ho scoperto un ragazzo del posto che cantava con una band chiamata Mugsy. Il suo nome era Tommy Farless. Era, a farla breve, il più grande cantante rock che avessi mai visto. Ero basito. Aveva più potenza e attitudine di chiunque avessi mai ascoltato ovunque e fino ad allora. Ebbe un impatto enorme su di me, e gran parte di quello che faccio oggi, lo devo a lui (RIP Tommy).
MR.IT: Come è nata la tua passione per la musica?
RP: La musica è sempre stata parte della mia vita. Mio nonno suonava il banjo e l’ukulele, e tramandò il suo amore per la musica a mia mamma, che da piccolo mi cantava ogni notte delle canzoni, mi comprò la prima chitarra, e mi incoraggiò nel seguire la mia strada nella musica. Non fece molta fatica.
MR.IT: Hai suonato con altri gruppi prima dei China Sky?
RP: Prima del mio ingresso nei China Sky nel 1986, ero parte di una glam/punk/metal band di Detroit chiamata “The Nasties”, che ebbe un po’ di successo locale. Il massimo livello toccato con quel gruppo fu registrare una canzone con Rob Tyner, voce dei leggendari MC5.
MR.IT: Cosa ti ricordi dei primi anni nei China Sky?
RP: Al mio ingresso in formazione, Richard e Bobby erano già al lavoro da diversi anni con un altro gruppo di ragazzi, con i quali avevano composto e registrato, ma non avevano avuto molta fortuna nell’ottenere un contratto discografico. Io ero stato in audizione con un’altra band guidata dalle stesse persone che gestivano Richard e Bobby, e loro suggerirono che sarei potuto essere una bella aggiunta per quella fromazione che presto sarebbe diventata i China Sky. Da allora ci furono un altro paio di anni di scrittura e registrazione, concentrati nella produzione di un killer album. Ci esibimmo in molti pochi show, in quanto li consideravamo una distrazione da quello a cui stavamo lavorando.
MR.IT: Come nascono generalmente le tue canzoni?
RP: Personalmente, dipende. A volte ho un riff in testa, sui cui scrivo in seguito la musica e aggiungo il testo. Altre volte ho una frase molto orecchiabile, o alcune linee, sui cui devo inserire la giusta atmosfera musicale. Altre volte arriva tutto di colpo, e ho una canzone pronta in soli 20 minuti. Una volta che il pezzo è scritto, ci troviamo tutti in una stanza e inziamo a provare per vedere cosa succede. Capita che il brano venga pubblicato esattamente come era scritto in origine, ma altre volte accade che iniziamo a modificarlo e a dargli un carattere completamente differente.
MR.IT: Ti aspettavi che il tuo debutto sarebbe stato un giorno considerato come uno dei capolavori del genere melodic rock?
RP: Non avevo idea che qualcuno ricordasse l’album, ed ero totalmente estraneo del fatto che avesse guadagnato un “seguito cult”. Ho trascorso venticinque anni credendo che fosse stato relegato nel “dimenticatoio della storia”. Mai e poi mai avrei creduto che se ne sarebbe potuto parlare nel 2015.
MR.IT: Hai mai avuto offerte per una riedizione del disco?
RP: Khalil Turk della Escape music mi telefonò intorno al 2009 per chiedermi se possedevamo i diritti del disco, o se avessi materiale mai pubblicato prima che potevamo rimettere in commercio. Sfortunatamente, non siamo proprietari dei masters del primo album, e l’unico materiale inedito erano alcune brutte demo, ma fu in quel momento che Khalil ci chiese se fossimo in qualche modo interessati a lavorare a un nuovo album…
MR.IT: Perchè la band si sciolse così presto?
RP: Il nostro chitarrista ci lasciò circa sei settimane dopo l’uscita del disco, per seguire una band più celebre il cui nome non citerò, e in quegli anni, si era dipendenti dal support tour della label per essere on the road e quindi promossi. Una volta stabilito che c’era stata una defezione, i China Sky furono relegati in secondo piano dalla CBS, e i soldi e la promozione si prosciugarono. Questo anche perchè in quegli anni la CBS fu acquisita dalla Sony, quindi gli esecutivi che ci scritturarono furono messi alla porta, e noi ci ritrovammo praticamente orfani.
MR.IT: Come è nata l’idea di rifondare il gruppo?
RP: Ho iniziato a ricevere messaggi a inizio anni 2000 da ogni parte del mondo che mi chiedevano dei China Sky… roba del tipo “dove posso trovare una copia del disco?”, “firmeresti il mio CD?”, “saresti interessato a uno show reunion?” Quindi Khalil mi chiamò e disse “e se si facesse un nuovo disco?” Ho passato circa due anni e mezzo a pensarci prima di decidere che potevamo davvero essere in grado di farlo.
MR.IT: Come si è formata la nuova line-up?
RP: Bruce Crump, il nostro batterista, doveva entrare in gruppo già nel 1988, quando i componenti originali della sua band di allora, i Molly Hatchet, erano sulla dipartita. Giunto il momento di comporre il nuovo disco, lui fu il primo a cui pensammo, e fortunatamente, lo trovammo desideroso e disponibile.
Il chitarrista Steve Wheeler è un ragazzo della zona che conoscevamo da anni, e che ebbe un po’ di successo a inizio 80’s con il progetto parallelo dei Molly Hatchet, “The Danny Joe Brown Band”.
Il tastierista Tim McGowan è uno Scot trapiantato che conosceva già molto bene il genere melodic rock. E’ stato un sostituto perfetto.
MR.IT: Cosa si devono aspettare i fans dal nuovo album China Sky II?
RP: Credo che il nuovo disco abbia maggiore spessore del primo. Negli 80s, cerca una spinta continua a lavorare secondo parametri che le compagnie discografiche definivano come “commerciali”. Adesso, non si hanno tali costrizioni. Abbiamo voluto fare un disco con più significato e maggiore intelligenza, facendolo così suonare anche un po’ più potente.
MR.IT: Nel nuovo LP ci sono outtakes del debutto?
RP: Tutto quello che trovate nel disco è materiale nuovo. Abbiamo fatto sì che l’album fosse “del presente” e non solo un ritorno agli 80s. Ha una correlazione diretta con il debutto, ma ci sono allo stesso tempo molti elementi contemporanei.
MR.IT: Ultime domande che mi piace porre ai miei intervistati. Cosa ne pensi della scena musicale della tua regione e del tuo Paese?
RP: Negli U.S. la scena varia per regione. Tende ad essere più industriale nelle città del nord, dove la gente è spinta ad ascoltare musica per distrarsi dalla frustrazione del vivere e del lavorare in fabbriche come operai.
MR.IT: Cosa ne pensi del mercato musicale odierno? E di Internet?
RP: In generale, non credo che i giovani siano così connessi alla musica come lo erano nei 60s, 70s, e 80’s. Ci sono troppe altre distrazoni. Quando ero bambino, la musica era ciò che ti collegava ai compagni. Parlavamo delle nostre band preferite, e aspettavamo con trepidazione ogni nuova uscita. Guidava le nostre vite. Ascoltavamo il messaggio. Era importante per noi.
Non credo che oggi la musica sia così importante per i giovani. Pensano più ai videogames, a internet, e alle altre tecnologie. Certamente, ci saranno sempre ragazzi desiderosi di musica, ma adesso è una cosa di “nicchia”. Ci sono milioni di stili e generi differenti, e devi cercare a fondo per trovare la roba buona. Non è come un tempo, dove ognuno che conoscevi ascoltava le stazioni radio rock locali ed era spinto verso le tue stesse cose. Non credo vedremo mai più lo stesso appeal di massa che avevamo allora. Ci sono cose positive anche oggi comunque, credo. C’è più libertà nella musica, e non si è più dipendenti dalle case discografiche, ma aprirsi un varco nella folla è diventato un lavoro monumentale. Se però riesci a trovare il tuo pubblico, certo, oggi arrivare loro è diventato facilissimo.
MR.IT: Grazie davvero del tempo dedicatoci. Aggiungi pure un tuo messaggio in chiusura!
RP: Voglio dire grazie a tutti coloro che hanno reso possibile che la musica dei China Sky rimanesse viva in questi ultimi 27 anni. Siete la ragione per cui abbiamo fatto questo nuovo disco, e vi ringraziamo tutti per averci dato questa possibilità!
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