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18 Novembre 2014 3 Commenti Iacopo Mezzano
genere: Pop Rock
anno: 2014
etichetta: Target Records
Tracklist:
01. Comin’ Around
02. We Drove All Night Long
03. What’s It Gonna Be
04. The Flame
05. Let The Record Spin
06. Remember
07. The Balcony
08. Strength Of Me
09. Back To Me
10. Belfast Boy
11. The World
12. All The Time
13. Young Turks
Amici sin dall’infanzia, Rene Shades e Martie Peters iniziano a suonare insieme molto giovani, prima di dividersi e seguire diversi percorsi artistici: Martie è diventato il cantante della hard rock band Push, mentre Rene lo ricorderete certamente come partner musicale di Mike Tramp, e come attuale bassista degli storici Pretty Maids.
Dopo tanti anni, i due hanno deciso di iniziare una nuova collaborazione, sotto il moniker Shades & Peters, debuttando nell’ottobre 2014 con l’album Let The Record Spin, uscito sotto Target Records. Lo stile? Un pop rock fresco e attuale, forte delle partecipazioni di tanti nomi noti del panorama mondiale, come quelle di Jim Cregan, Kevin Savigar, Jimmy Z, Tony Brock, Mickey Curry, Keith Scott, Paul Bushnell e Paul Robinson.
Ispirati fortemente dal sound di realtà storiche della scena rock commerciale, quali soprattutto Bryan Adams, Bruce Springsteen e Rod Stewart, ma anche da personaggi quali Keith Urban, Sugarland e Rascal Flatts, i due danesi riportano gli ascoltatori indietro nel tempo fino agli anni ottanta, in quel periodo storico dove il rock dominava le radio e faceva man bassa del mercato con i suoi successi. Con qualche sfumatura alternative country che colora di USA la produzione, i due musicisti lavorano a un platter dalle grandi melodie e carico di un sound di facilissimo appeal, che ci trasporta all’interno di una tracklist contenente tredici tracce tutte potenziali hit. Merito questo di refrain da urlo, che vi troverete più e più volte a cantare durante la giornata, e di ottime basi strumentali, ricche di suoni e di grandi e curate parti di chitarre e piano, che cementificano il groove di un album davvero solido e maturo. Interessanti infine gli ingressi di armonica e sax, che colorano il songwriting già maiuscolo nato dal palmo dei due leader del progetto, spinto verso le stelle da una avvolgente produzione in studio.
Andando a parlare dei singoli brani, una canzone capolavoro come The Balcony dovrebbe spingere da sola, e senza altre aggiunte, all’acquisto del disco. Il suo sax, a combinarsi con il pianoforte e le tastiere, è infatti qualcosa di imperdibile, per un brano notturno, magnifico, dal profumo straordinariamente antico. Altre hit imperdibili sono l’opener e singolo Comin’ Around, e quelle che compongono il terzetto We Drove All Night Long – The Flame (un riuscito duetto con la cantante Lea Finn) – Let the Record Spin, prima della moderna pop ballad Back To Me, e di una Belfast Boy strumentale che certamente vuole essere un toccante tributo al compianto Gary Moore, almeno nel suo sound.
IN CONCLUSIONE
Finito per passare un po’ in sordina, Let The Record Spin è un album caldo di dense emozioni, dal grande feeling, e (almeno per chi scrive) una indispensabile presenza nelle raccolte dei fanatici degli anni ’80 del rock. Frutto più puro di una amicizia musicalmente ritrovata, questo platter riesce a farsi amare per la sua apparente semplicità, che porta a una serie di motivi davvero accattivanti e preziosi. Tra la grinta di Bryan Adams e la levigatezza degli artisti folk.
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