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08 Novembre 2014 Comment Denis Abello
genere: AOR
anno: 2013
etichetta: Solar Flare Records
Tracklist:
01. Enter the Arena
02. Scream Outloud
03. I'll Be Seeing You *
04. Samarah Never Sleeps *
05. Paradise Is Lost *
06. Fallen Star *
07. Redlights
08. Hungry Years
09. Between the Lines *
10. Running Out of Time
* migliori pezzi
Formazione:
Tony Nicholl - voce
Mark Carleton - chitarre
Colin Murdoch - basso
David Billingham - tastiere
Chris Miller - batteria
Negli ultimi anni, almeno nel nostro genere, sembra non esista più una crescita per le band! Nel senso che il primo album che viene partorito dalla suddetta band solitamente imposta quello che sarà poi il corso della band stessa. E’ venuta a mancare quella curva di crescita che era più evidente un tempo! O si fa il botto subito… o non lo si fa più!
I Daylight Robbery sono qui per smentire assolutamente questa “quasi massima” dei giorni nostri.
Ricordo il loro album di esordio Cross Your Heart… and Hope to Die (qui la recensione) che al tempo avevo premiato per la buona volontà e per le potenzialità che sembrava poter esprimere mostrando però un pacchetto di contorno ancora fin troppo acerbo.
Devo dire che con questo Falling Back To Earth mi aspettavo una continuazione più o meno sullo stesso stile, e invece…
… invece bastano i primi pezzi a capire che i Daylight Robbery fanno ancora parte di quella vecchia guardia di bands che sa cogliere critiche e suggerimenti e con tanta sana voglia di fare sa metterli in pratica! Enter The Arena è una veloce intro che tra applausi ci inizializza verso Scream Outloud, pezzo che mantiene il tratto forte e marcato ma profondamente melodico che avevamo già apprezzato con il loro primo lavoro, ma mette sul piatto una produzione nettamente di buon livello con suoni chiari e nitidi in grado di far risaltare sia la voce di Tony Nicholl che il resto della band. Riuscito il cambio di stile introdotto dal giro di basso a metà pezzo che poi si auto rilancia con un solo di chitarra raffinato e bruciante che riporta su lidi più rocciosi (idee signori, qui ci sono le idee!!! 😉 ).
Con I’ll Be Seeing You sono già quasi sicuro di poter sancire il netto passo avanti della band sotto tutti gli aspetti, dalle idee messe in campo, alla resa della band alla cura in fase di post produzione! E’ però con Samarah Never Sleeps che arriva la certezza… introduzione splendida tra echi di tastiere che presto si uniscono alla bella ed ispirata voce di Tony per poi lasciarci sulle note di una chitarra dal sapore evocativo. Da qui poi il pezzo prende una riuscita nota di classico melodic rock, ma ormai è fatta… ci ha catturati!
Piccola curiosità, cercando su youtube si trova un video per questo pezzo che in realtà sembra realizzato su una prima versione quasi “demo” di questa canzone che risulta molto meno evocativa di quella che si trova sull’album… per me è un ottimo confronto per far capire quanto nel nostro genere possa essere importante e fare veramente la differenza una produzione di buon livello!
Bello anche l’incalzante ritmo che viene sostenuto da Paradise Is Lost in cui strumenti e voce si giocano la scena con ottima maestria e indovinati cambi. Spiazzante il breve monologo sorretto solo dal piano inserito sui 3/4 del pezzo che rilancerà un solo di chitarra dal sapore di una stilettata al cuore… idee, ancora ottime idee! 😉
Tragica e amara ci accoglie nel suo abbraccio la voce di Tony Nicholl sulle note di Fallen Star. Altro punto positivo accolto sul percorso AOR di questo Falling Back To Earth. Da qui si nota un lieve calo, anche se pezzi come Redlights e Hungry Years donano comunque un inframezzo di valido ascolto.
Ci si avvicina al termina e Between the Lines riporta a livelli notevolmente elevati la qualità. Un lento ancora una volta giocato su linee amare e drammatiche che ben si adattano agli intrecci che legano armoniosamente voce, chitarra e le delicate tastiere. Ancora un pezzo dal notevole valore, in grado di regalare emozioni diversificate che seguono il testo del brano e portano l’ascoltatore ad immedesimarsi con gli alterni stati d’animo trasmessi. Classe!
Running Out of Time si candida come uno dei pezzi più solari del lotto e lascia anche il posto ad un tocco di hammond!
IN CONCLUSIONE
Un lavoro curato sotto più aspetti e che mostra il notevole passo avanti fatto dalla band che da livello “semi amatoriale con ottime possibilità” passa allo stato di “band professionale e rodata”. Vengono confermante e migliorate le buone impressioni nella stesura dei pezzi che avevo avuto con Cross Your Heart… and Hope to Die e brani come Samarah Never Sleeps, Fallen Star, Between the Lines sono in grado sicuramente di ammaliare chi è in certa di un Aor raffinato e ricercato. Inoltre il risultato finale ha il sapore del prodotto professionale e questa volta anche la cura riposta in fase di post produzione regala punti e qualità!
Un ottimo lavoro che sarebbe un peccato non approfondire… e termino la recensione con una piccola sfida per i Daylight Robbery, la volta scorsa avevo forse abbuonato alla band un mezzo voto per quanto di buono proponevano e questa volta mi sento di riprendermi quel mezzo voto in più (che forse avrebbe potuto anche starci) per vedere se sapranno rimeritarlo con il prossimo album!
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