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28 Ottobre 2014 47 Commenti Alessio Minoia
genere: Hard Rock
anno: 2014
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
01. Gotta Love the Ride
02. I Forget to Breathe
03. Fragile
04. Satisfied
05. The Man Who Has Everything
06. The Monster in Me
07. What If We Were New?
08. East/West
09. The Light of Day
10. Just Let Your Heart Decide
11. It’s Always about that Girl
12. Cinderella Smile
13. The Stories We Could Tell
14. Addicted to that Rush (Live – Exclusive Bonus Track)
Formazione:
Eric Martin – Vocals
Paul Gilbert – Guitars
Billy Sheehan - Bass
Pat Torpey – Drums
E’ una regola che cercherò di tenere sempre a mente: non serve a nulla ritardare all’infinito una recensione nella speranza che, ciò che è risultato evidente già dai primi ascolti, cambi per intercessione divina.
Ho approcciato questo ultimo Mr. Big con una malcelata trepidazione e un ottimismo dilagante, sicuro che anche in questa occasione i nostri non avrebbero tradito le attese. Certo, negli anni album come Hey Man e Actual Size su tutti sono stati al di sotto del distinto, ma questo …The Stories We Could Tell è un flop sotto tutti gli aspetti.
Partiamo dall’ugola di Eric Martin. Qualche segnale di cedimento si era intravisto in sede live (lo stesso live in quel di Trezzo del 21 ottobre ha confermato la teoria) ma da subito ho avuto la netta impressione che quasi tutte le scelte a livello vocale siano state prese per limitare al minimo gli strappi e le salite impervie finendo però per minare uno dei trademark distintivi del four piece: la capacità di unire melodie a cavallo tra il folk americano (alla Jackson Browne), l’ AOR meno pomposo (Boston) e l’ Hard Rock di matrice britannica (Free).
A però mostrare la corda è il songwriting, mai come in questa occasione privo di guizzi, di intuizioni, di quelle commistione tra cristallina tecnica strumentale e capacità nell’imbastire pezzi canticchiabili su una canovaccio hard rock.
Citare pertanto l’opener Gotta Love The Ride e il nuovo video The Monster In Me tra gli episodi migliori dovrebbe indurre Sheehan e compagni a vagliare accuratamente il livello qualitativo e quantitativo di quanto registrato.
Tutto è canonizzato e facilmente prevedibile, le due/tre fast track, le ballate acustiche in To Be With You Style, gli assoli, gli ipertecnicismi ma manca un filo conduttore, l’anima, la scintilla che in passato aveva reso grandi The Price You Gotta Pay, Alive and Kickin, Take Cover, Just Take My Heart, Take a Walk e la lista potrebbe continuare all’infinito.
Ovviamente non ci troviamo di fronte ad una “morìa delle vacche”, brani come East/West, Fragile, Just Let Your Heart Decide ci riportano back in time alla riuscita accoppiata Omonimo 1989/Lean Into it: suadenti, ineccepibili tecnicamente e corroborate da chorus degni di questo nome.
Un paio di accenni alla scelta dei suoni e alla produzione semplicemente conservativa e perfettamente in linea con quanto ascoltato in passato, Pat Regan (chi se lo ricorda nei Frehley’s Comet) svolge perfettamente il proprio compito anche se, parere del tutto personale, sarebbe forse il caso di osare qualcosa in più anche in questa sede. Il paragone risulta stridente proprio ascoltando la live bonus track che ricorda a tutti quanto i Mr. Big siano (stati) in grado di fare.
IN CONCLUSIONE
Inaspettato passo falso. In ogni discografia degna di questo nome si trovano album destinati all’immediato oblio almeno dal punto di vista qualitativo ed è purtroppo il caso di …The Stories We Could Tell. Poche canzoni rispondono all’appello, forse le vicissitudini interne alla band e il continuo dividersi tra progetti diversi per far cassa in questi tempi di crisi hanno lasciato poco margine temporale ed emotivo per imbastire un disco degno degli antichi fasti. Facciamo finta che non sia successo nulla anche se urge un lampo di genio che rimescoli le carte in tavola.
© 2014 – 2018, Alessio Minoia. All rights reserved.
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