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06 Settembre 2014 13 Commenti Denis Abello
genere: AOR
anno: 2014
etichetta: Livewire/Cargo Records
Tracklist:
01. Justice For One (originale di John Farnham)
02. Love Is Blind (originale di John O’Banion)
03. Counting Stars * (originale di One Republic, con la partecipazione di Victor Lundberg)
04. Souls (originale di Rick Springfield)
05. Don't Look Back (inedito) *
06. Cruise (originale di Florida Georgia Line)
07. Do What You Want (originale di Lady Gaga, con la partecipazione di Lizette Von Panajott)
08. Our Love (inedito) *
09. Downtown (inedito)
10. Standing On The Moon (inedito)
* migliori pezzi
Formazione:
Hank Erix - voce
Ricky Delin - tastiere
Soufian Ma'Aoui - basso
Calle Hammar - chitarre
Victor Lundberg - tastiere
Oscar Lundström - batteria
Perchè? Mi chiedo che senso abbia un’uscita come questa… ma fatemi spiegare dall’inizio! Può capitare per “sfizio” che una band voglia fare, tra un’uscita e l’altra, magari un album di cover! Bene, così infatti fecero nel 2011 gli Houston con il loro album Relaunch, che arrivava dopo appena un (ottimo) album di debutto (qui la recensione) e a cui seguì successivamente l’album II (qui la recensione)… ma come dicevo, vuoi toglierti uno sfizio? Allora poteva anche starci!
Perchè però riproporre un “Relaunch II“, se ne sentiva veramente il bisogno? Perchè dopo essersi tolto lo sfizio non concentrarsi nuovamente su un album di inediti? Visto poi che i ragazzi degli Houston le capacità per fare un bell’album di inediti le hanno… e se non bastassero i due lavori già pubblicati i pezzi originali di questa “stana” composizione che è Relaunch II sono li ancor di più a sottolinearlo?
Vediamo comunque cosa ci regala questo Relaunch II! Si parte con Justice for One (originale di John Farnham), il pezzo segue lo stile dell’originale riaggiornando (e mi pare il minimo) il sound generale che risulta ben bilanciato, con suoi distinti, tastiere ben inserite e la voce di Hank Erix che pur non potendo raggiunge il pathos di un Farnham ben se la cava… ma l’originale è un’altra cosa!
Stesso discorso per la successiva e bella (nella versione originale) Love is Blind a firma O’Banion. Anche qui differenze minime se non una tastiera iniziale più marcata e il solito paragone voci nettamente a favore dell’originale!
Counting Stars mi trova impreparato, nel senso che è un pezzo talmente sentito e risentito dei One Republic ma così lontano dal genere che prediligo che non so valutarlo nel paragone con l’originale, cioè, bella e carina… ma si sente troppo che non è “Houston Style”. Si continua con Souls, pezzo originariamente inciso da Rick Springfield, e ancora una volta, ripreso con pochi accorgimenti dalla band e ancora una volta l’originale supera in fascino il tributo fatto dagli Houston.
La luce!!! Finalmente la luce!!! Don’t Look Back, primo inedito proposto dal gruppo è una vera cannonata, ottima esecuzione, un pezzo in puro stile melodic rock con una chitarra alla Survivor in sottofondo, voce e cori sul ritornello che infiammano ed una produzione decisamente di alto livello! Ancora di più viene da chiedersi perchè la band non abbia investito più tempo su un lavoro di inediti di questo livello!
Ammetto che non avevo la più pallida idea di chi fossero i Florida Georgia Line, gruppo dedito a quel country modern rock che tanto sembra piacere in America in questi ultimi anni, bene, la cover smorza in parte il lato country e così si perde buona parte del suo essere. Onore al merito comunque agli Houston per avermi fatto conoscere una buona band. 😀
Do What You Want, pezzo di Lady Ga Ga assolutamente pop, originariamente cantata in duetto con R. Kelly (e secondo il sottoscritto con una delle peggiori interpretazioni di sempre di R. Kelly, tra le altre cose), riesce a catturare in questa versione degli Houston grazie anche alla bella interpretazione di Lizette Von Panajott per le parti fenniminili e per il taglio meno pop imposto al pezzo dal riarrangiamento. Non odierò mai abbastanza gli Houston per aver dovuto per la prima volta sorbirmi il video dell’originale di Lady Ga Ga.
Si chiude con tre inediti! Our Love con la sua semplicità e quel suo ritornello impossibile da scrollarsi di dosso riesce, anche grazie ad un suono curato e ancora una volta ad una produzione in grado di esaltare voce e melodia, ad arrivare a segno. Più banale e troppo legata a stili già sentiti e risentiti Downtown stenta a prendere il decollo.
Standing On The Moon, pezzo che mostra il fianco ad un sound moderno che fa il verso a produzioni pop/rock attuali, riesce ad emozionare grazie ad una bella ed intensa interpretazione e ad un riuscito e ricercato arrangiamento. Gran bel colpo!
IN CONCLUSIONE
Arrivo alla fine e una risposta alla mia domanda iniziale ancora non la trovo, anzi, a fronte dei quattro inediti presenti di cui tre in grado di mettere sul piatto idee valide e ammalianti, viene ancora più da chiedersi perchè la band non abbia puntato su un lavoro completamente originale e invece si sia ributtata su una serie di cover che quasi mai riescono a raggiungere il livello degli originali e con alcune scelte dei pezzi inclusi a mio parere alquanto discutibili.
Se lo prendiamo come un EP di quattro pezzi con una serie di cover come bonus allora possiamo anche passare un pò di tempo a divertirci con questo Relaunch II nelle orecchie, ma forse è un po’ poco per poter far volare in alto questo lavoro. Peccato perchè Don’t Look Back e Standing on The Moon in un contesto adatto avrebbero veramente potuto brillare! Sei politico con la speranza che non arrivi un Relaunch III!
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