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Recensione

85/100

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Satin – Satin – recensione

03 Luglio 2014 4 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2014
etichetta: Verum Music

Tracklist:

01. Fire The Shot
02. Don't Know The Words *
03. I've Been Crazy
04. Life Will Never Slow Down *
05. I Want Us *
06. Friends
07. Some People Call It Love *
08. Leave It Be
09. Part Of It
10. I Don't Need Anybody

* migliori canzoni

Formazione:

Satin - voce e chitarra

 

Satin, nome pressochè sconosciuto alle nostre latitudini ma che dalle sue parti, Norvegia per intenderci, ha saputo ritagliarsi una buona fama grazie ad un’uscita del 2005 “A Million To One- The KISS covers”, alla sua successiva partecipazione all’album “Gods Of Thunder- A Norwegian Tribute To KISS” e a parecchie altre partecipazioni in vari progetti (tra cui un tributo ai Bon Jovi) che nel 2013 gli sono valsi un Grammy Norvegese.
Arriviamo così alla sua prima vera prova solista che sicuramente non nasconde di strizzare l’occhio ad un sound marcatamente amricaneggiante anni ’80 con tanto di melodic rock cotonato e appunto “satinato”. Dieci pezzi scritti di proprio pugno da Satin con la voglia di portare in primo piano melodia ed emozioni e con il supporto in fase di masterizzazione di Tom Coyne (Adele, U2, Def Leppard, Michael Jackson, George Michael, Pink, Beyoncè, Bee Gees) per dare il giusto feeling al sound!

Immediata freschezza e la giusta dose di carica lanciano Fire The Shot, brano semplice semplice che dopo il primo ascolto però già si fa adorare. Sarà la voce e lo stile che regalano quel senso di naturale confort che si prova nell’ascolto di questo album eppure già al secondo pezzo ci si trova rapiti dal “Satin sound“.
La bella e classicissima ballata Don’t Know The Words è il sunto proprio di quanto scritto sopra, tutto è dove ti aspetti ed è bello patinato come te lo aspetteresti. E’ proprio questo che colpisce maggiormente in questa prima prova firmata Satin, sia che si parli di pezzi più rockeggianti come I’ve Been Crazy, I Want You (dall’irresistibile refrain), Leave Of It, orecchiabili come Life Will Never Slow Down, Some People Call It Love, Part of It o lenti come Friends, Don’t Know The Words, I Don’t Need Anybody è proprio il senso di star ascoltando qualcosa dove tutto, dalla voce, ai ritornelli, allo stile dei pezzi sa di qualcosa di conosciuto e confortevole senza però cadere in una stucchevole copia di qualcosa di già sentito.

IN CONCLUSIONE

Sicuramente non un album che punta sull’originalità, ma anzi gioca, e va detto che lo fa al meglio delle sue possibilità, su stilemi classicissimi ma riadattati con cura per regalare un album melodic rock molto soft. Niente chitarrone o tirate spaventose, ma pezzi semplici che giocano tutto su melodie assolutamente orecchiabili. A questo possiamo poi aggiungere un lavoro molto buono in fase di produzione per valorizzare al meglio il sound dell’album.
Se siete alla ricerca di un album che proponga un melodic rock cantautorale vecchio stile e dal taglio leggero e spensierato fidatevi che questo, pur non portando con se niente di originale, è assolutamente l’album che fa per voi! Io già lo sto adorando!

© 2014 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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