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22 Novembre 2013 9 Commenti Denis Abello
genere: Hard Rock / Melodic Rock
anno: 2013
etichetta: Avenue of Allies
Tracklist:
01. Wings Of Hope *
02. Shooting Star
03. Revolution Road *
04. Hold On
05. Ain't Gonna Give My Heart Away *
06. Love's Got A Hold On Me
07. Losing You
08. Take Your Love To Town *
09. Pretending Hearts *
10. Balloon
* migliori canzoni
Formazione:
Stefan Berggren - voce, cori, chitarra acustica
Alessandro Del Vecchio - tastiere, hammond e cori
Francesco Marras - chitarre
Carmine Martone - chitarre
Paul Logue - basso
Francesco Jovino - batteria
Ospiti:
Alex Beyrodt - solo di chitarra in Ain't Gonna Give My Heart Away
Stefan Johnsoon - chotarra in Pretending Hearts and Shooting Star
Thomas Jakobsson - chitarra ritmica aggiuntiva in Pretending Hearts
Marcus Jidell - chitarra in Love's Got a Hold on Me
Alzi la mano chi ha sentito in questi anni la mancanza di una voce come quella di Stefan Bergreen.
Bene, voi non potete vedermi ma entrambe le mie mani stanno cercando di congiungersi al cielo! Se invece, come potrebbe essere benissimo successo, voi siete tra quelli che in questo momento si stanno chiedendo chi sia Stefan Berggren ed il perchè di tutta questa mia insensata euforia… ecco, giusto così vi butto li un “Snakes in Paradise“!
Bene vedo che ora non siamo solo più in due ad avere le mani alzate ma si è aggiunta un pò più di gente, ma (purtroppo) se alzo gli occhi sulla platea di fronte a me vedo ancora molti sguardi in cerca di risposta.
Non mi sento di denigrare o additare chi non riesca a mettere a fuoco il nome di Stefan Bergreen o quello degli Snake in Paradise, infatti i “natali musicali” dello Svedese Stefan cadono proprio in quello che con il senno di poi e per i sopravvissuti può essere definito il periodo più buio della storia del melodic e hard rock… gli anni ’90!!!
La sua carriera professionale infatti inizia a vedere la luce proprio nei primi anni ’90, periodo in cui invece le luci del genere andavano cominciando ad affievolirsi sempre più per arrivare ad essere un timido lumicino a fine carriera degli Snakes (Snakes in Paradise – 1992, Garden of Eden 1998, Yesterday and Today – 2001, Dangerous Love – 2002).
Il gruppo però riuscì comunque ad esaltare i pochi estimatori rimasti in quegli anni con un melodic hard rock pieno di cori e grandissime melodie a cui su tutto inconfondibile si appoggiava la voce forte e vibrante di Stefan.
Saltiamo a piè pari il resto della storia (che comunque passa anche per altri nomi quali Company of Snakes e Razorback) fino ad arrivare ad oggi, dove, chi se non l’uomo AOR del momento poteva riuscire a riportare dietro ad un microfono e sulle giuste note la voce di Stefan? Stiamo parlando proprio di Alessandro Del Vecchio che in combutta con il mastermind della Avenue of Allies, Gregor Klee, ha pensato bene di mettere su una band di tutto rispetto (Francesco Marras – chitarre, Carmine Martone – chitarre, Paul Logue – basso, Francesco Jovino – batteria) e di buttare letteralmente in pasto a Berggren una serie di pezzi che… beh, il “che” lo scopriamo fra poco…
…sveliamolo subito, il “che” è che i pezzi di questo Revolution Road si discostano dal melodic hard rock arioso e abbastanza classico degli Snakes in Paradise per aggiungere un certo tocco, giusto accennato, di blues (caro al buon Del Vecchio) e sicuramente un songwriting più personale e ricercato, e lo dico subito a scanso di equivoci, mai scelta fu più azzeccata! Infatti già sulle note dell’introduttiva ed in questo caso assolutamente hard rockeggiante Wings of Hope si nota come la voce di Berggren sia leggermente diversa da quello che ricordavamo con gli Snakes, meno cristallina e vibrante ma un pò più ruvida e profonda rispetto al passato, perfetta per il sound proposto in questo Revolution Road.
Shooting Star conferma le prime impressioni e Revolution Road è un colpo al cuore di gran classe, una semi power ballad in grado di crescere secondo dopo secondo in un’orgia di cori, melodie ed una prova vocale di Berggren da far accapponare la pelle.
Si sente il tocco della chitarra di Marras sulle note di Hold On, il gusto per le scelte del chitarrista Sardo nello studio di ritmiche e melodie lo innalzano come una delle più interessanti nuove leve nel panorama del melodic rock.
Basso e Hammond a tracciare le linee del tempo, voce a marcarne i punti salienti ed un songwriting eccellente esaltano un pezzo lento ma allo stesso tempo grintoso e blueseggiante come Ain’t Gonna Give My Heart Away. Aggiungiamo un solo di chitarra diretto e vibrante eseguito con notevole perizia dall’ospite Beyrodt (Voodoo Circle) e ne otteniamo uno dei pezzi da novante del lotto. Pezzo che meriterebbe di trovare una sua strada nei canali mainstream per far capire cosa vuol dire fare e suonare musica con il cuore e la passione!
Si continua con Love’s Got A Hold On Me che dopo quanto appena ascoltato fatica un pò a decollare ma riesce comunque a manterene alta l’attenzione. Attenzione che ritorna fissa sulle note di Losing You che senza mezzi termini piazza un hard rock classico classico sorretto da un ritornello melodico e coinvolgente. Ancora una volta notevole l’apporto vocale dato da Berggren!
Direi che siamo entrati di diritto nel momento più “strong” dell’album, infatti anche Take Your Love To Town piazza un hard rock bello cattivo con un fondo di chitarra tagliente e pressante e con quel tocco di blues caro a band quali Whitesnake e Burning Rain. Signori, ascoltatevi a tutto volume l’accoppiata Berggren in primo piano e Del Vecchio ai cori, roba che dovrebbero insegnare nelle scuole!
Un controllo al bypass coronarico, giusto per vedere che tenga, e si può continuare con l’ascolto e ancora c’è tempo prima di chiudere per rimanere spiazzati sulle note di Pretending Hearts, sicuramente il pezzo più AOR del gruppo. Arioso, trasognate e con quella melodia scanzonata su cui è impossibile non perdersi e lasciarsi trasportare.
Ultima cavalcata, Balloon, senza scomporsi troppo ci lascia con una prova tecnica di tutta la band encomiabile!
IN CONCLUSIONE
Un album che ti frega! O che almeno ha fregato me, mi aspettavo qualcosa di diverso… diverso per il sound, diverso per quello che ricordavo della voce di Berggren e così mi sono trovato al primo ascolto a rimanere un attimo fuori fase… e ancora non mi rendevo conto di quanto questo lavoro mi avesse già fregato e stregato!
La scelta di dare quel tocco blues al tutto su cui l’attuale voce di Berggren letteramente si sposa alla perfezione unito ad una band che sinceramente ha dimostrato una bravura veramente alla portata attualmente di ben pochi decretano il successo di questo lavoro. Un viaggio, e non a caso parlo di viaggio, visto che la sensazione di buttarsi on the road in un’autostrada di pezzi belli, legati e coesi tra loro non fa che rafforzare l’immagine positiva generale del progetto.
Devo ammettere che chiamarlo solo “progetto” è riduttivo visto che in realtà siamo di fronte ad una vera e propria band con i “controcazzi” dall’alto valore tecnico e artistico e che da la sensazione di aver lavorato ai pezzi alla “vecchia maniera” adeguandosi però ai “tempi moderni“. Non si ha mai l’impressione di “freddezza” che si prova spesso in progetti creati a tavolino ed anzi il senso di omogeneità e qualità costante generale è veramente alto!
Spero inoltre che i Revolution Road possano trovare, per quanto difficile, anche una loro dimensione live in quanto la ritengo una delle cose più interessanti sentite ultimamente e sicuramente come già detto in analisi dei pezzi la band dimostra una caratura veramente invidiabile al giorno d’oggi ed un affiatamento su disco che penso potrebbe regalare veramente fortissime emozioni da un palco. Ultima nota per la produzione che come ormai ci ha abituato (bene) Del Vecchio si attesta su livelli molto alti.
Quindi, a questo punto non vi resta che dare un’ascoltata a questo lavoro e vedrete che anche voi dopo vi ritroverete con tutte e due le mani alzate alla domanda “chi ha sentito la mancanza della voce di Stefan Berggren?“.
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