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Bon Jovi – What About Now – Recensione

21 Luglio 2013 60 Commenti Lorenzo Pietra

genere: Pop Rock
anno: 2013
etichetta: Island Records

Tracklist:

1)Because We Can
2)I'm With You
3)What About Now
4)Pictures of You
5)Amen
6)That's What the Water Made Me
7)What's Left of Me
8)Army of One
9)Thick as Thieves
10)Beautiful World
11)Room at the End of the World
12)The Fighter

Bonus Tracks
13)With These Two Hands
14)Not Running Anymore
15)Old Habits Die Hard
16)Every Road Leads Home to You (Richie Sambora dall'album Aftermath of the Lowdown)

Formazione:

Jon Bon Jovi - Voce
Richie Sambora - Chitarra
David Bryan - Tastiere
Tico Torres - Batteria
Hugh Mc Donald - Basso

 

Prefazione:

Recensire un lavoro dei Bon Jovi comincia ad essere molto difficile…se pensassi di dare un voto, un’opinione, paragonando i nuovi lavori ai vecchi classici è normale che sarei impietoso. I Bon Jovi degli anni 80 e 90 avevano un suono che ormai si è totalmente modificato, vuoi per scelte personali, vuoi per esigenze commerciali o per qualsiasi altro motivo e non vorrei assolutamente fare una recensione non oggettiva, data anche la mia ammirazione per questi rocker del New Jersey…..

Recensione:

Il dodicesimo lavoro in studio si intitola What About Now ed è stato prodotto da John Shanks. Direi che non servono altre presentazioni per questa band quindi  passerei subito ad analizzare i brani….

Because We Can è il primo singolo, quello che ha fatto definitivamente storcere il naso ed allontanare i vecchi fan, un pop-rock da classifica, canzone radiofonica con un refrain che nonostante possa non piacere, si “incolla” in testa dal primo ascolto, e un assolo il quale, lasciatemi dire, non può essere stato fatto da Sambora, in quanto troppo plasticoso e semplice. La seconda traccia I’m With You è forse la traccia più interessante dell’album che ha come unico difetto di essere troppo “lavorata” in studio con cori e effetti vari. Stavolta il tocco del fido Sambora si sente eccome nel solo e un bel ritornello rialza gli animi. What About Now, la title track, è pop puro, chitarre praticamente assenti e la solita melodia ruffiana che tenta di lasciare il segno. Con Pictures Of You si tocca il fondo; canzone dedicata a chi ama il nuovo rock (vedi The Killers) suoni finti,di plastica. Peccato perchè la canzone non sarebbe stata brutta come melodia.La quinta traccia, Amen , è anche la prima ballad, acustica, dolce, un tributo ad Halleluja di Leonard Cohen, canzone che Jon ha sempre amato e performato più volte live. Molto bella e sentita.  That’s What The Water Made Me rialza un po’ il ritmo con la chitarra e le tastiere in primo piano. Song riuscita e trascinante. What’s Left On Me sembra uscita direttamente dall’album Lost Highway con il suo country-rock che negli States è tanto amato; la canzone non è male e scorre via senza lode ne infamia. Army Of One è fuori dagli schemi, l’intro di organo che ricorda vagamente quello di Lay Your Hands on Me apre le danze un refrain che con il suo “Never Give Up” esplode in urlo liberatorio. Bell’assolo di Sambora finalmente! Una canzone che si ama o si odia senza vie di mezzo. Thick As Thieves è la seconda ballad. Pianoforte e voce sfociano in un crescere di archi e violini per concludere con un dolcissimo assolo di chitarra di Sambora. Bellissima. Con Beautiful World tocchiamo il punto più basso dell’album, un pop-rock di basso livello con il solito ritornello che vuole essere perfetto ma che annoia subito mentre Room At The End Of The World è ancora un lento che passa totalmente inosservato. Si chiude con The Fighter, dove Jon imbraccia l’acustica e diventa lo Springsteen della situazione. Buona canzone ma niente di più. Delle bonus track delle Deluxe Edition With These Two Hands ricalca il pop semplice e diretto dei Bon Jovi moderni, mentre Old Habits Die Hard e Not Running Anymore fanno parte della colonna sonora del film Uomini di Parola e sono canzoni acustiche di Jon Bon Jovi del filone di The Fighter. Solo nel finale finalmente un accenno di Sambora con la sua Every Road Leads Home To You direttamente pescata da Aftermath Of the Lowdown, il suo lavoro solista.

IN CONCLUSIONE:

Più che un disco dei Bon Jovi sembra un lavoro di Jon Bon Jovi, Sambora praticamente assente e una svolta pop che ormai sembra aver segnato il gruppo. L’album non si può definire brutto ma ha troppi alti e bassi e gli manca il “filo conduttore”.

© 2013 – 2022, Lorenzo Pietra. All rights reserved.

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