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Lost Weekend – Evermore – Recensione

18 Giugno 2013 5 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2013
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

1. Reach for the sky
2. Love will find you
3. Be who you wanna be
4. Got to make it through
5. Angel sublime
6. Perfect day
7. The real world
8. Live for tomorrow
9. Falling by the wayside
10. Do you remember
11. Evermore
12. Ain’t no friend of mine

Formazione:

Lead vocals - Paul Uttley
Lead guitar - David Thompson
Rhythm guitar - Paul Surrall
Bass guitar - Robin Patchett
Keyboards - Irving Parratt
Drums - Jack Himsworth

 

Da 18 anni sulle scene, spesso a supporto di grandi realtà del nostro panorama quali Gotthard, TNT, Dokken, Magnum, Saxon, Wishbone Ash, Jeff Scott Soto, Winger, Asia, Quireboys, Thunder, UFO e FM, gli inglesi Lost Weekend ritornano con un nuovo album, Evermore, in uscita il 21 giugno per la AOR Heaven.

Un prodotto migliore delle aspettative e capace di discostarsi (fortunatamente) da una copertina particolarmente oscura e tetra, che in qualche modo ci ricorda le cover di alcuni album gothic o symphonic metal. Il rock melodico dei nostri, non lontano dalla epicità della musica di Bob Catley e da un certo gusto progressive, si evolve lungo strutture mai banali e piuttosto ragionate, talvolta un po’ prolisse, che portano la durata di questi 12 brani a superare spesso i 5 minuti. Nonostante ciò, non c’è mai spazio per la noia o per la ripetitività, e ogni composizione riesce, anche attraverso lunghi intermezzi strumentali, a creare una sua atmosfera calda e avvolgente, avvincente all’ascolto.

Gli ottimi suoni di produzione curati dal solito Martin Kronlund permettono al cantante Paul Uttley di dominare le composizioni attraverso la sua bella timbrica e il suo interessante carisma, che porta a interpretazioni dei testi e delle melodie sempre vivaci e di spessore. Le chitarre di David Thompson (solista, particolarmente ispirati alcuni dei suoi assoli) e di Paul Surrall (ritmica) guidano le basi musicali attraverso riff riusciti nelle loro melodie e ben accompagnati da un tappeto di tastiere, suonato da Irving Parratt, che assieme al profondo basso di Robin Patchett arricchisce il suono di tanta profondità, avvalorando il vario lavoro alle pelli di Jack Himsworth.

E tra lenti (Falling By the Wayside, Angel sublime), pezzi più vicini alla tradizione rock melodica classica (Do you remember, Be who you wanna be), e canzoni dalla spiccata vena epica (Reach For the Sky, Got to make it through, Perfect Day), questo Evermore riesce a presentare elementi in grado di appasionare ogni tipo di ascoltatore, rivelandosi come un’uscita discografica da tenere certamente sott’occhio e alla quale ogni fan dovrebbe dare almeno una chance di ascolto. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma un album comunque ben congeniato.

© 2013 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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