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Recensione

83/100

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Diamond Dawn – Overdrive – Recensione

19 Febbraio 2013 36 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2013
etichetta: Frontiers Records

Tracklist:

01. Into Overdrive *
02. Take Me Higher
03. Crying *
04. Standing As One *
05. California Rush
06. Indestructible *
07. Turn It Up
08. The Hunter *
09. Give It All
10. Don’t Walk Away *
11. Powergames

* migliori canzoni

Formazione:

Olle Lindahl – Guitar/Backing Vocals
Alexander Strandell – Lead Vocals
Efraim Larsson – Drums/Backing Vocals
Jhonny Göransson – Guitar
Mikael Planefeldt – Bass
Niklas Arkbro – Keyboards

Contatti:

http://www.facebook.com/DiamondDawnOfficial

 

Se si guarda al panorama rock melodico odierno ci si rende facilmente conto di come la carriera e la musica degli H.E.A.T. siano ormai diventati gli schemi da imitare per raggiungere ed inseguire con più o meno certa sicurezza la strada del successo. Produrre un disco alla H.E.A.T. è diventato ormai il sogno più o meno nascosto di ogni nuovo giovane progetto in cantiere e, un po’ come accadeva negli anni d’oro per i Bon Jovi, gli Europe, i Def Leppard, eccetera, il riproporre le strutture della musica dei sei svedesi si appresta ad essere una buona e interessante abitudine all’interno del revival melodico di questi anni.

Da queste premesse nasce e si evolve la musica dei nuovi enfant prodige di casa Frontiers Records, gli svedesi Diamond Dawn, che il 22 febbraio faranno il loro primo passo sul mercato discografico con Overdrive, un disco che nelle parole dello stesso chitarrista del gruppo Olle Lindahl avrà il suo primo obiettivo nel “divertire le persone, noi stessi divertendoci”.

Obiettivo sostanzialmente raggiunto. Overdrive è un album di grande levatura, ben influenzato dai grandi del passato e perfettamente in linea con le sonorità alla H.E.A.T.. Da Dave Dalone e soci i Diamond Dawn pescano infatti molto, moltissimo, a partire dal sound degli strumenti per arrivare alla vocalità del frontman Alexander Strandell, la cui timbrica oscilla a metà tra l’urlato di Leckremo e il più raffinato stile di Gronwall. Ed ecco quindi comparire anche qui canzoni e ritornelli corali, pomposi, melodici, forti di un tappeto di tastiere sempre in primissimo piano nel supporto a chitarre vive e ruggenti, per un album che non manca di riportare alla luce le trovate tipiche dei successi di Bon Jovi, Europe, Def Leppard, Journey, divertendo l’ascoltatore brano dopo brano, tra ottimi pezzi tirati e mid-tempo da urlo. L’eccitante energia sprigionata da questi ragazzi trova la sua valvola di sfogo in un songwriting già molto maturo caratterizzato da una produzione capace di evidenziarsi per suoni nitidi e cristallini, ma anche per essere ahimè un po’ troppo lineare e poco bombastica, specie sui ritornelli. Un grosso (e unico) difetto, capace di divorare all’album almeno mezzo punto di giudizio finale e di far apparire la bella voce di Strandell troppo statica per colpe certamente non sue, essendo stata in realtà inserita troppo isolata rispetto (fortunatamente) non agli strumenti ma bensì agli ottimi (ma poco corposi) cori di Lindahl e Larsson.

Non preoccupatevi più di tanto però, la riproduzione di questo disco saprà ben più che accontentarvi già dall’openeing di Into Overdrive, tipica canzone d’apertura dal ritmo dirompente, da urlo. Segue Take Me Higher, il classico e ottimo singolo che riesce a prendere fin da subito, ma meglio ancora è Crying, una grande canzone che esordisce calma e raffinata per poi esplodere in uno dei migliori refrain dell’intero pacchetto. Standing As One ha poi nel suo ritornello la prestanza che, scusate il paragone, nel metal può avere solo un brano degli Hammerfall, per come sa mostrarsi grande e maestosa, da stadio, e California Rush abbina con stile parti tiratissime ad altre più attente alla melodia. Eccezionali le tastiere di un altro pezzo da novanta come Indestructible, super l’energia e la potenza di Turn It Up, sensazionale il sound maschio, arrapante e sessuale di The Hunter, il cacciatore d’amore. Sul finale, c’è ancora spazio per un nuovo refrain da cardiopalma come quello di Give It All ma soprattutto per una super power ballad a titolo Don’t Walk Away, di grande classe e intensa di sentimenti. Chiude il disco Powergames, ennesimo pezzo aggressivo e ritmato di forte, fortissimo impatto, che ci fa salutare anche un po’ commossi il nuovo esordio di una promettente giovane realtà scandinava.

IN CONCLUSIONE

Con l’uscita di Overdrive gli H.E.A.T. hanno trovato un erede, o meglio ancora una formazione rivale, all’interno della loro stessa terra d’orgine. I Diamond Dawn hanno dato vita a un debutto con i fiocchi, ben scritto e suonato, che senza quel difetto di produzione esaminato si sarebbe piazzato tranquillamente di poco sotto i livelli di Address the Nation. E ho un sogno: che questi ragazzi sappiano confermarsi ancora su questi standard già dal loro prossimo disco, vendendo tanto e bene, e alimentando una sfida di qualità con gli H.E.A.T.. Ne guadagnerebbe la scena rock melodica tutta.

© 2013 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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