Recensione

Snakecharmer – Snakecharmer – Recensione

08 Gennaio 2013 2 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2013
etichetta: Frontiers Music

Nuovo progetto di casa Frontiers Records in uscita il 19 gennaio, gli Snakecharmer sono una realtà hard rock formata dagli ex Whitesnake Micky Moody e Neil Murray, assieme a Laurie Wisefield (Wishbone Ash, Tina Turner), Harry James (Thunder, Magnum), Adam Wakeman (Ozzy Osbourne) e Chris Ousey (Heartland).

Un combo che ha l’obiettivo più o meno nascosto di riportare in vita l’antico fascino di classe e appeal dei Whitesnake all’interno di una produzione degli anni duemila. Il risultato è qualcosa di riuscito però solo a metà, con un disco sotto tanti aspetti molto bello, che però a conti fatti risulta troppo preprato a tavolino e poco sanguigno. Ma andiamo per ordine.

La produzione è di altissimo livello e forse una delle migliori del periodo recente per calore e profondità di suoni. I brani sono tutti ben composti e suonati con la maestria tipica dei grandi artisti. Micky Moody e Laurie Wisefield alle chitarre macinano riff sempre d’effetto, granitici e possenti, con assoli eccezionalmente eseguiti. Neil Murray al basso genera groove a non finire, con l’elganza del fuoriclasse, Harry James alla batteria detta i tempi con precisione chirurgica e Adam Wakeman alle tastiere alimenta il sound con un tappeto di influenze classiche e Deep Purple davvero prelibato. Chris Ousey dal canto suo tira fuori una prova leonina, letteralmente sugli scudi per intonazione. Ma, ed ecco che già qui iniziano i primi problemi, tanta attenzione alla perfezione vocale rende piuttosto compassata la sua prestazione, con l’artista che risulta alquanto monotono con la sua timbrica calda ma allos tesso tempo totalmente fredda di puro sentimento. Un 10 pieno per la tecnica, un 4 e mezzo per la capacità di trasmettere emozioni.
Inoltre, azzerata o quasi sarà anche la varietà compositiva di queste 11 canzoni , come già detto sì tutte belle, molto old-style e adatte a ricreare in noi la nostalgia degli anni passati, ma anche troppo ancorate alla stessa medesima scia classica, allo stesso schema, e prive totalmente di un vero sussulto o di una dirompente emozione sui refrain. Insomma, siamo d’accordo tutti che sia bello risentire oggi suonato tanto spirito alla Deep Purple, Whitesnake o anche Scorpions (per quest’ultimi specie sulla ballad Falling Leaves), ma credo che tutti ci aspettassimo un lavoro di spessore anche nella varietà delle sue tracce e capace di farci divertire con grida rock dentro i nostri cuori. Con gli Snakecharmer non c’è però spensieratezza d’insieme, e all’ascoltatore non resta altro da fare che sedersi, ascoltare, contemplare e dire wow magari anche a ripetizione, ma sempre senza mai alzare il sedere dalla seggiola.
Credo di essermi metaforicamente spiegato con questa immagine, e quindi chiudo qui la recensione, sperando vada meglio in futuro.. perchè un’altra possibilità a questi ragazzi alla fine gliela dobbiamo.

IN CONCLUSIONE

Snakecharmer è un album troppo studiato a tavolino per poterci far strappare i capelli dalla testa per l’emozione. Sicuramente è tutto fuorchè un brutto disco, anzi!, ma la classe e l’eleganza dei Whitesnake appare ancora un miraggio all’orizzonte. A piccoli passi potrà anche essere raggiunto, per ora però il parziale è nettamente a favore di Coverdale e soci.

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