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Recensione

95/100

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Rick Springfield – Songs For The End Of The World – Recensione

30 Ottobre 2012 8 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. Wide Awake
2. Our Ship’s Sinking *
3. I Hate Myself
4. You And Me
5. Gabriel
6. A Sign of Life
7. My Last Heartbeat *
8. Joshua
9. Love Screws Me Up
10. I Found You
11. Depravity
12. One Way Street *

* canzoni stellari

Formazione:

Rick Springfield: Vocals, Guitars, Keyboards, Percussion
Rodger Carter: Drums
Matt Bissonette: Bass & Keyboards
George Bernhardt, George Nastos, Dan Strain, Tim Pierce: Guitars

 

Lo ammetto, ho perso il conto sulle uscite discografiche in studio del leggendario musicista australiano Rick Springfield, ma di certo abbiamo sorpassato la quindicina. Al di là di questo, Songs For The End Of The World è il titolo del nuovo attesissimo capitolo di questo musicista, in uscita il 2 novembre in Europa via Frontiers Records.

Melodicrock.com ha esordito definendo senza mezzi termini questo disco a masterpiece, io preferisco rosicchiare un pochino il voto concludendo che siamo davanti a un quasi capolavoro della discografia di Springfield (questo perchè alcuni capitoli del suo passato li trovo ancora superiori). Non credo serva parlare neppure troppo a lungo delle qualità qui ascoltabili, sappiate semplicemente che ci troviamo di fronte a un lavoro che riesce persino a migliorare il recente Venus in Overdrive, che già era un bel pezzo da novanta. Fresco, sincero, straordinariamente melodico, questo album gioca tutte le sue carte presentandosi solido ed essenziale lungo tutta la sua durata, forte di un songwriting eccezionale nella sua capacità di emozionare e rimanere impresso fin dai primi ascolti, e privo assolutamente di riempitivi. 12 brani (più bonus) di durata variabile tra i 3 ai 4 (massimo) minuti che scivoleranno via leggeri ma dirompenti nei suoni e nello stile, un po’ alla Richard Marx di oggi ma con più spirito rock, dominati dalla carismatica e intonatissima voce del nostro frontman, arricchiti da belle chitarre suonate dai vari George Bernhardt, George Nastos, Dan Strain e soprattutto Tim Pierce (che mancava sui dischi di Rick da Karma (1999)), da un ottimo basso e tastiera dell’anche co-compositore Matt Bissonette, e dalla precisa prova alla batteria di Rodger Carter. Insomma, un disco sugli scudi partendo dalla produzione, per arrivare al songwriting e ai testi, toccando la prova dei singoli e di tutto l’insieme..

Super la partenza con Wide Awake, un piacevolissima sferzata di hard rock moderno e genuino che vi porterà subito a scapocciare come dei pazzi seguendo il ritmo, e incredibile la coralità (ma anche la prova vocale di Rick) in Our Ship’s Sinking, senza dubbio tra i migliori brani del lotto. Molto convincente I Hate Myself, canzone candenzata e di ottimo gusto (e un po’ alla Cheap Trick), commovente poi la ballata You And Me, che resta a metà tra il soffuso e l’energico colpendo diretta al cuore dell’ascoltatore, e ottima la mid tempo Gabriel, prima acustica e poi capace di esplodere di energia sulla sua seconda metà. A Sign of Life torna a presentare un maggiore muro sonoro e un ritmo più sostenuto, migliorati ancora da My Last Heartbeat, altro brano assoluto di questo disco e potenzialmente il miglior singolo selezionabile per promuovere il CD. Applausi per Joshua, tipico componimento alla Springfield, grandi sensazioni da Love Screws Me Up, altra up-tempo di classe un po’ alla Night Ranger e di grande impatto sul ritornello, e preziosi gli arrangiamenti del lento I Found You. Si chiude con la modernità dell’accellerata Depravity e con One Way Street, terzo pezzo da novanta e più di questo graditissimo ritorno del magico Rick che sotto certi aspetti mi ricorda un po’ l’ultimo Springsteen.

IN CONCLUSIONE

Se si è a caccia di rock melodico dal sound moderno e fresco è impossibile ad oggi chiedere di più. E allora sì, se lo si valuta sotto questa luce Songs For The End Of The World è davvero un capolavoro globale del genere e un lavoro forse insuperabile per gli anni a venire. Non c’è nulla di giudicabile fuori posto, nessun calo definibile tale. Grandioso davvero. Standing ovation meritata per un Rick Springfield assolutamente intramontabile!

© 2012 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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