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Recensione

95/100

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Pride of Lions – Immortal – Recensione

14 Settembre 2012 17 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. Immortal *
2. Delusional
3. Tie Down The Wind
4. Shine On *
5. Everything That Money Can’t Buy *
6. Coin Of The Realm
7. Sending My Love *
8. Vital Signs *
9. If It Doesn’t Kill Me
10. Are You The Same Girl *
11. Ask Me Yesterday *

* migliori canzoni

Formazione:

Toby Hitchcock: lead vocals
Jim Peterik: lead and harmony vocals, acoustic and electric guitar, all keyboards, bass (on 10), percussion.

Ospiti:

Kelly Keagy: drums on 1, 2, 5, 8, 9, 10
Ed Breckenfeld: drums on 3, 4, 6, 7, 11
Bobby Lizik: bass on 1, 2, 5, 6, 8, 9
Klem Hayes: bass on 3, 4, 7, 11
Mike Aquino: additional lead guitar on 3, 5

 

“Speriamo di poter finalmente sfondare nel nostro Paese- gli USA. E’ bello quando la gente ci riconosce – se io e Toby camminiamo per le strade di Barcellona le persone ci indicano e urlano – Pride Of Lions! Vorrei che succedesse anche a Cincinnati!”

Difficilmente Jim Peterik, enorme compositore, leggenda nei Survivor e ora leader del progetto Pride of Lions assieme al dotatissimo cantante Toby Hitchcock, fa di queste sparate se non ha un colpo sicuro in canna. Il proiettile caldo che gli permette di esternare e dar vita ai suoi desideri si chiama Immortal, ed è il nuovo album “dei Leoni” in uscita il 21 settembre per la Frontiers Records.

Premessa: faticherò tantissimo nel corso della recensione a mantenere le parole a freno e a dosarle come si compete a un bravo recensore. Questo per due motivi: il primo, adoro i Pride of Lions e il duo Peterik-Hitchcock; il secondo, Immortal mi ha praticamente ucciso.

Ma andiamo ora al dunque. Per iniziare, posso dirvi fin da subito che finalmente Toby Hitchcock torna qui a cantare come deve. Il suo album solista (l’avevo già detto forse, non ricordo..) non ero proprio riuscito a digerirlo, non perchè questi cantasse male (tutt’altro!) ma piuttosto a causa delle basi troppo tirate e violente, che sembravano in competizione con la sua straordinaria vocalità. Lo saprete meglio di me, la gittata di Toby è pazzesca, la sua timbrica unica e riconoscibilissima, tira note infinite a più non posso e può cantare tutto e di più, ma per dare il meglio deve essere dosato e coccolato dalle spettacolari basi del maestro Jim Peterik. Con la leggenda al suo fianco, si trasforma nel vero mostro inarrivabile che davvero è, perchè solo Peterik lo sa avvolgere con la sue melodie trasformandolo in un bellissimo leone che ruggisce tutto il suo orgoglio. Solo lui. Forse perchè soltanto Peterik (in formissima su tutto il disco) e pochissimi altri ad oggi sono in grado di scrivere canzoni esplosive come le 11 contenute in Immortal, tracce abbondantemente farcite di suoni e sensazioni, varie, calde, di facile ascolto ma allo stesso tempo assolutamente mai banali e anzi spesso ricercate. Il riffing è spesso corposo e heavy, tecnicamente ineccepibile e coronato da una perfetta produzione, e l’insieme è rafforzato ancora grazie alla collaborazione di svariati musicisti ospiti quali Kelly Keagy, Ed Breckenfeld, Bobby Lizik, Klem Hayes e Mike Aquino, i quali non si limitano a un ruolo secondario ma anzi si gettano nella mischia dando valore alle fondamentali basi di questo super prodotto discografico.

Soffermandoci sui brani, l’album parte alla grande con la title track Immortal, un pezzo molto tirato sul ritornello e sulla strofa che lo precede, e capace davvero di pettinarvi i capelli all’indietro per l’energia che sprigiona al di fuori delle casse dei vostri stereo. Un gradino sotto Delusional, l’unico pezzo del disco che, privo della vocalità raggiante di Hitchcock, non avrebbe fatto poi tantissima strada. Non che sia brutto, ma ha bisogno di più e più ascolti per carburare, e devo ancora capire quindi cosa ha portato la band a sceglierlo come primo singolo. Si risale con Tie Down The Wind, una mid-tempo di grande intesità e forte di un ottimo lavoro di strumenti e arrangiamenti, ma il primo vero e proprio sussulto da 10 in pagella arriva con la seguente Shine On, che esordisce lasciando spazio alla voce carismatica di Toby su una base leggera, per acquisire poi di colpo intensità nei suoi strumenti fino a giungere al refrain da infarto e da più che immediata memorizzazione. E si rimane lassù, a toccar le stelle, con un’altra mid-tempo a titolo Everything That Money Can’t Buy, canzone calda e avvolgente che ha anche in questo caso nel ritornello la sua più totale e dirompente sublimazione. Coin Of The Realm si rivela anch’essa componimento divertente e piacevole, ma l’ennesimo momento top ci è dato dal duo Sending My LoveVital Signs. Inutile aggiungere altro alle parole di Toby Hitchcock (“Per me la traccia centrale del disco è “Sending My Love”. Adoro le ballate e questa parla alla mia anima. Essere padre ha reso ancora più doloroso allontanarmi dalla mia famiglia per partire on the road.  Amo viaggiare, non fraintendetemi, ma è comunque dura essere lontano da loro.”) e di Jim Peterik (“Un altro pezzo forte, per me, è “Vital Signs, una canzone che composi nel 1984 lavorando a Vital Signs per i Survivor. Spesso avevo una title track- come per When Seconds Count, Eye Of The Tiger, Too Hot To Sleep, Caught In The Game etc. Ma quella volta non riuscii a finrie la traccia- fino a quest’anno.”), siamo semplicemente di fronte a due pezzi da capogiro. Ci avviciniamo infine alla conclusione con la tiratissima If It Doesn’t Kill Me, una canzone assolutamente rock e di inaudita potenza, e poi con quello che per me è il pezzo numero uno dell’intero album, ovvero Are You The Same Girl. Lasciatemi spendere due parole per quello che è, per me, il miglior componimento AOR del nuovo millennio (non sto scherzando). Una ballata assolutamente originale, a partire dal testo che cerca di raccontare il dolore di un uomo che non riconosce più nell’amata la stessa donna di un tempo, temendo e allo stesso tempo desiderando “se davvero è questa la situazione” la inevitabile fine del loro rapporto. Toccante, sincera e splendidamente suonata, la traccia risveglia, commuove, percuote il nostro animo con mille mila emozioni e sensazioni, tra una vocalità sugli scudi di Toby e un songwriting da maestri della storia. E come finale ci saluta la bella Ask Me Yesterday, canzone nuovamente energica e anch’essa forte di un ottimo testo e grandi melodie, ottimo punto di arresto di questo straordinario prodotto.

IN CONCLUSIONE

Perchè non ho dato 10? Ho tolto all’ultimo mezzo punto di giudizio a Immortal sostanzialmente per due motivi. 1) Non so se questo album sarà davvero in grado si sfondare definitivamente e in modo assoluto il mercato USA. Ai giorni nostri, la vedo ancora un po’ dura, ma spero di sbagliarmi. 2) Non saprei decidermi se mi si chiedesse se trovo migliore questo o il pazzesco esordio omonimo (ma forse sceglierei ancora il primo). Per il resto nulla da dire. Ad oggi i Pride of Lions balzano in vetta alla mia personale classifica del 2012 con un disco entusiasmante e commovente come pochi ne ho ascoltati di recente, confermandosi un vero progetto a 5 stelle. Non fateveli scappare. Inimitabili.

© 2012 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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