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17 Settembre 2012 13 Commenti Iacopo Mezzano
genere: Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Records
Tracklist:
01. Empire *
02. Broken Bones *
03. Best Of Me
04. Blind
05. Waterfall *
06. Victim Of The Crime
07. Burning Tears *
08. Today *
09. For The Last Time
10. Fade Away
11. Tonight *
* migliori canzoni
Formazione:
Don Dokken (vocals)
Mick Brown (drums)
Jon Levin (guitar)
Sean McNabb (bass)
Contatti:
Dopo i recenti risultati discografici abbastanza deludenti, il riportare oggi in auge il marchio Dokken si può raffigurare come una sorta di ultima chance per salvare la credibilità di questa importantissima realtà hard rock statunitense, uscità un po’ con le ossa rotte dal primo decennio degli anni duemila. E quindi Broken Bones, questo il titolo del nuovo album in uscita il 21 settembre per la Frontiers Records, è a tutti gli effetti l’ultimo spiraglio di salvezza per Don Dokken e compagni.
Una salvezza che, diciamolo subito così da calmare le acque, può definirsi tranquillamente raggiunta, essendo questo disco sicuramente un netto passo avanti rispetto ai recenti album e un bel passo indietro in senso cronologico nello stile e nella carriera del gruppo. Il quartetto ha infatti totalmente accantonato ogni tentativo di ammodernamento o di ricercatezza nel suo sound, ripresentando il vecchio hard rock diretto ma melodico e sparato dritto in faccia all’ascoltatore che ha fatto le fortune della formazione. Certo, gli anni sono avanzati e Don Dokken non è più ne il cantante ne il compositore di una volta, ed è evidente come la sua voce sia in netto calo di potenza (le note alte praticamente non le tocca mai!) e la sua vena creativa si sia un po’ spenta, però Broken Bones si lascia ascoltare con piacere e i suoi 11 brani corrono via senza grosse difficioltà. Non mancano qua e là i momenti emozionanti, non manca comunque l’energia e la passione, si sente la volontà di mettersi in gioco di tutti i ragazzi, a partire dal bravo chitarrista Jon Levin (che di certo non è George Lynch ma che comunque riesce a destreggiarsi bene con il suo riffing massiccio e i suoi piacevoli assoli), per arrivare al basso e alla batteria di Sean McNabb e Mick Brown, sempre precisi e a passo con chitarra e voce. Va bene la produzione e i suoni caldi e avvolgenti degli strumenti, e in fin dei conti non da fastidio questo tentativo più o meno evidente di autocelebrarsi per tornare a rivedere le stelle. Forse era davvero solo questa la strada sicura da prendendere per i Dokken per farsi chiamare ancora Rocker con la iniziale maiuscola, per ritorovare l’originalità ci sarà tempo in futuro.
I momenti più interessanti del disco si possono ascoltare in tracce come l’opener Empire, molto ottantiana nei suoni, particolarmemte accellerata nel ritmo e dotata di un gran bel refrain in stile Back For The Attack, o nella title track Broken Bones, che nel suo incipit tetro e nel suo evolversi lenta e densa ricorda fortemente il brano dei Danzig How the Gods Kills. Piace poi anche Waterfall e il suo curato lavoro di batteria, come pure l’ottima Burning Tears, un mid-tempo che riporta alla mente (sempre con le dovute proporzioni) gli anni d’oro della band, e la ballata acustica Today, con la voce stanca di Don Dokken che riesce qui a risultare per la prima volta assolutamente coinvolgente. Ho apprezzato infine la conclusiva Tonight, traccia dotata di ottimi cori e di una bella energia di insieme che chiude con classe questo buon ritorno.
IN CONCLUSIONE
Nonostante non abbiano composto nulla per cui strapparsi i capelli dalla testa, i Dokken riescono comunque a ritornare su livelli musicali più che accettabili, convincendo gli ascoltatori e dando vita a un disco comunque valido e di buon spessore per il bel panorama musicale odierno. Insomma, Don Dokken ci ha voluto dimostrare che, anche se ferito alla voce e nelle idee dall’avanzare degli anni, ha ancora nel palmo della sua mano la possibilità di riuscire a creare qualcosa di gustoso e apprezzabile per i palati degli amanti dell’hard rock. Con il prossimo disco sapremo se i quattro americani saranno in grado di ritrovare quella marcia in più che li rendeva un tempo unici nel loro genere, per ora accontentiamoci di questo buon Broken Bones.
© 2012 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.
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