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Recensione

82/100

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Dare – Calm Before the Storm 2 – Recensione

27 Settembre 2012 8 Commenti Iacopo Mezzano

genere: AOR
anno: 2012
etichetta: Legend Records

Tracklist:

1. Walk On The Water
2. Someday
3. Calm Before The Storm
4. Crown Of Thorns *
5. Precious *
6. Silence Of Your Head *
7. Rescue Me
8. Ashes
9. Rising Sun
10. Cold Wind Will Blow *
11. Deliverance *

* migliori canzoni

Formazione:

Darren Wharton - Voce e Tastiere
Richie Dews - Chitarre
Kevin Whitehead - Batteria

Ospiti:

Paris Wharton - Parti di chitarra nei brani 1, 6, 11
Sue Quinn - Cori

Contatti:

www.dare-music.com

 

Avete presente le vocine dei cartoni animati disegnate come l’angioletto e il diavolo che sussurrano all’orecchio del protagonista di turno? Ecco, appena uscita la notizia della pubblicazione di questo disco anche io ero così. Da un lato l’angelo custode, volendo il mio bene, mi sussurrava: “L’originale Calm Before the Storm è un album perfetto, rileggiti la tua recensione (fatelo anche voi se volte, cliccando qui) e smettila di eccitarti per questo remake, finirai per deluderti!”. Dall’altra parte il diavolo, astuto, mi tentava: “Vai tranquillo, i tuoi amati Dare non hanno mai sbagliato un colpo, se hanno voluto lavorare a Calm Before the Storm 2 avranno avuto le loro sante ragioni!”. Non sono un santo e se ho una così ghiotta tentazione, beh, non me la lascio sfuggire.

Spinsi così via l’angelo dalla mia spalla, brindai con il diavolo e mi mossi in anticipo. Così, pochi giorni dopo l’annuncio ufficiale dell’uscita di Calm Before the Storm 2, settimo lavoro in studio della mia band preferita Dare in uscita l’8 ottobre per la label personale di Darren Wharton, la Legend Records, avevo già in casa il prodotto finito, così da potervelo raccontare in questa (spero) succulenta anteprima.  

Vi ricordate il discorso sulla dama in copertina che avevo fatto nella recensione dell’originale? Andatelo a rivedere se volete, ad ogni modo per i più pigri ricopio questo passaggio fondamentale: “ecco quindi motivata la scelta di sfondare ogni barriera e canone, portando il rock melodico a a farsi avvolgere da nuove vesti, lunghe, bianche, eleganti. Vedete la figura femminile in copertina? Lei è il rock melodico dei Dare.” Bene, per la copertina di Calm Before the Storm 2 le vesti della ragazza sono cadute e il cielo pare più statico, tanto che se non fosse per i gabbiani in volo verso terra (segno che, come diceva mio nonno che era marinaio, la tempesta si sta avvicinando) nulla farebbe pensare all’imminente arrivo di un inferno di venti, nubi e pioggia. Se l’artwork dell’originale dava l’impressione vorticosa del movimento, qui siamo di fronte a una fissa istantanea dei preparativi all’incombente minaccia meteorologica. Se prima eravamo visivamente attratti maggiormente dal cielo, ora i nostri occhi cadono sul corpo femminile, della cui fulminante bellezza (ora che le vesti sono davvero cadute) ero stato buon profeta. La ragazza è perfetta, bionda e formosa, leggiadra e raffinata, libera e senza vincolo alcuno, come dimostrano le due ali di gabbiano tatuate sulle sue spalle. Le sue braccia sono aperte, tese ad abbracciare l’orizzonte sublimandosi al paesaggio. Si potrebbero passare ore a descriverne la bellezza ma noi, che non siam qui per estasiarci o perderci in istinti carnali, andiamo oltre fino a soffermarci sul grande quesito che accompagna questa simbolica copertina: perchè sono cadute le vesti sulla musica dei Dare?

La risposta appare scontata. Ora infatti le barriere sono già state rotte, la musica dei Dare la conosciamo già in tutta la sua unicità e nella sua totale capacità di rendersi ambientale e addirittura mistica sotto certi aspetti. Ci commuoviamo ancora senza però stupirci più di tanto di come le note riescano a fondersi con la natura e con i suoi moti, diventando un tutt’uno assoluto con essa. Non c’è più nulla da celare o da inventare e, anzi!, è tempo ora di spogliare le melodie, rendendole più odierne e a passo con l’attuale stile di questa formazione, forse più acustico e meno fedele alla chitarra elettrica che in passato. Non sto dicendo che dobbiate aspettarvi una nuova versione acustica del vecchio disco, attenti, perchè qui le chitarre ci sono ancora e sono dirompenti come un tempo. Manca però il basso e la profondità dell’insieme è differente, meno bombastica forse ma più elegante e raffinata. La musica è nuda, quasi interamente priva di orchestrazioni di sfondo o di quegli effetti echeggianti che caratterizzavano il tentativo originale. Al di là di questo (che non ci crederete forse è tanto, e da sfumature profondamente differenti all’insieme), sostanzialmente poco è cambiato. Guardando la tracklist vediamo alcuni spostamenti nell’ordine dei brani, la mancanza della cover dei Thin Lizzy Still In Love With You e l’aggiunta di due canzoni, la già conosciuta Cold Wind Will Blow (traccia bonus della versione 1998 di CBTS) e Precious, B-side del singolo di Abandon. Fidatevi però, ci sono tanti altri cambiamenti..

Fino alla traccia numero 5 (ovviamente esclusa) tutto resta praticamente identico alla versione 1998, nonostante i brani appaiano più sfumati e leggeri, forse più in linea con un tramonto nuvoloso rispetto a un cielo oscuro e denso di pioggia. Unica eccezione è forse il ritornello di Crown of Thorns, cantato da Darren Wharton con una vocalità leggermente differente, più corale e attenta alla melodia, per il resto Walk On The Water, Someday e la title track Calm Before The Storm cambiano solo nei dettagli e nella produzione. L’impressione generale è che ora la tempesta faccia meno paura, sia più passeggera, e lasci già intravedere il chiarore al di là delle nubi. C’è la speranza di ripararsi e che addirittura il termporale possa passarci sopra senza gettare acqua, tutte cose che nel primo non ci potevamo minimamente immaginare. Stupiscono comunque le nuove parti di chitarra, tutte ri-suonate e in piccola parte riviste dal sempre bravo Richie Dews, che riesce nell’arduo compito di non far mai rimpiangere l’ottimo Andrew Moore grazie a una prestazione tecnicamente e stilisticamente sugli scudi e forte di caldo feeling. La bravura di questo ragazzo, davvero, non smette mai di stupire e sorprendere. Arrivati a Precious, unico vero inedito del disco, le cose iniziano a cambiare, nonostante il pezzo non sia stato di molto rivisto rispetto alla sua versione madre, che aveva l’unica differenza di avere più tastiera e suoni tipici di Out of the Silence. E’ piacevole notare come la voce di Darren sia praticamente pari a quella della versione di fine anni’80 e come le bellissime sensazioni nostalgiche di questo componimento non siano state per nulla alterate, portando questa traccia ad essere uno dei top assoluti di questo disco. Silence Of Your Head poi, molto più di Rescue Me, Ashes e Rising Sun, appare rivisitata nel suono e nella sua base, caratterizzata da una chitarra acustica davvero preziosa e coinvolgente. Piace qui anche l’inserimento di un nuovo breve pezzo cantato dopo il secondo ritornello, che anticipa l’ottimo assolo di Dews. Giunti però al finale, con le bellissime Cold Wind Will Blow e Deliverance è tempo di emozionarci ancora, e tanto, visto che entrambi i brani sono stati profondamente rivisti dai Dare, dando di fatto tutto un altro finale all’album. Cold Wind Will Blow ha tutto un altro sapore, nonostante mantenga quel suo bel ritmo incalzante e quel suo andante dalle mille emozioni. Ma i profumi sono diversi, come differente in assoluto è la seconda metà del testo, quasi interamente riscritta da Wharton, che si butta qui in un’altra emzionante prestazione vocale che riscalda il cuore con le emozioni che lascia trasparire. Ancora meglio forse riesce a fare Deliverance, che si spoglia al 100% delle sue influenze progressive, rendendosi più lineare, meno bombastica e tutta sentimento e sensazioni. Vi commuoverà, lo giuro, e finirete a domandarvi, senza per altro saper rispondere, se sia meglio questa o l’originale. E anche qui, il testo cambierà di poco sul finale, con quei I’ll never let you go densi della speranza nel futuro che forse mancavano nell’originale e che ora più che mai sentiamo dentro, perchè ne avevamo bisogno. Lacrime.

IN CONCLUSIONE

Sicuramente il primo capitolo di Calm Before the Storm aveva altre pretese e differenti aspirazioni rispetto a questo sequel. Quel che è certo è che siamo nuovamente di fronte a un lavoro dalle grandi qualità, forse più intimista e sfumato, ma capace di commuoverci nuovamente come se fosse il 1998. Ci sono tante differenze e altrettante similitudini con l’originale, a primo ascolto finiremo forse spiazzati o delusi, e magari non saremo subito soddisfatti di quanto ascoltato. Fidatevi però che poi, dalla seconda esecuzione in poi, vi troverete immersi in questo album e inizierete ad amarlo come tutte le altre creature dei Dare. Anche perchè la formazione in studio è in formissima, e non oso immaginare quale possa essere la sua qualità live visto che per i concerti è ufficiale che Vinny Burns si mantiene della partita. Inutile dirlo ragazzi, li sognamo tutti on the road e in Italia! Ed è più che un desiderio.

© 2012 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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