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Recensione

75/100

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The Darkness – Hot Cakes – Recensione

20 Agosto 2012 17 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Wind-Up

Tracklist:

1. Every Inch of You *
2. Nothing’s Gonna Stop Us
3. With A Woman' *
4. Keep Me Hangin’ On
5. Livin’ Every Day Blind *
6. Everybody Have A Good Time *
7. She Just A Girl Eddie
8. Forbidden Love *
9. Concrete
10. Street Spirit (Fade Out)
11. Love Is Not The Answer

Formazione:

Justin Hawkins - voce, chitarra, tastiera
Daniel Hawkins - chitarra
Frankie Poullain - basso
Ed Graham - batteria

 

Impossibile non conoscerli e non averli amati/odiati agli inizi del nuovo millennio, gli inglesi The Darkness si sono risollevati dalle proprie ceneri (lo scioglimento della formazione avvenuto nel 2006 fu dovuto ai grossi problemi di droga del frontman Justin Hawkins) e, appianate almeno al momento le loro divergenze, hanno fatto quadrato dando alle stampe (il 21 agosto 2012) il loro attesissimo terzo album, intitolato Hot Cakes e pubblicato dalla Wind-Up.
Trascorsi ben 7 anni da One Way Ticket To the Hell..And Back (2005) e fatta eccezione per gli orrendi baffi di Justin, nulla sembra essere cambiato per questa formazione, come se il tempo si fosse magicamente stoppato dal 2006 ad oggi. Magia del rock, troviamo infatti qui il solito sound dei The Darkness, in un disco che oscilla per stile a metà tra il primissimo e sbarazzino Permission to Land e il seguente prodotto dalle melodie forse leggermente più ricercate. I ragazzi sono in forma smaliante (come già ci avevano mostrato nel bellissimo show al Gods of Metal di quest’anno) e, convintissimi delle loro potenzialità, danno vita all’ennesimo album dallo spirito radiofonico, concepito prima di tutto per divertire, poi per stupire. E ancora una volta si riderà di gusto ad ascoltare il particolare cantato di Justin, i suoi gridolini e il continuo gettarsi in acuti interminabili, immaginandoselo a contorcersi con le sue buffe movenze lungo tutta la durata dell’ascolto. E ancora si finirà un po’ ad amare la sua bella chitarra che, unita a quella del fratello Daniel Hawkins, vi regaleranno emozioni a non finire e sussulti sulle vostre sedie, tra illustri citazioni (su tutti come sempre i Queen) e originali trovate. Insomma, di materiale per divertirsi ce n’è eccome! Quello che non convince al 101% è qui il songwriting, che appare un po’ altalenante. Certo, ci sono i soliti pezzi da singolo e di sicuro successo, ma non sempre le loro melodie sono di primo impatto e, udite udite, non sempre il ritornello si fissa in testa a primo ascolto! Insomma, per la prima volta i The Darkness hanno dato vita a un disco che ha bisogno di più di 2 o 3 ascolti per convincere ed entrare in circolo come si deve. Pazienza dico io, che sciagura diranno altri, scegliete voi da che parte stare. Quel che è certo è che il prodotto è buono, non eccellente e, se vogliamo andare a paragoni, forse di livello leggermente inferiore ai primi due. Nulla di drammatico però..

Every Inch of You, ormai la conoscerete, è un pezzo riuscito che punta tutto sulla scherzosa vocalità di Justin e sul bel sound di chitarre, con un ritornello molto efficiente e di facile memorizzazione. Non nominerei invece Nothing’s Gonna Stop Us tra i migliori brani di questo lavoro, nonostante sia stata il primo singolo per l’album. Al mio orecchio è risultata fin da subito lenta ad imprimersi in testa e appare forse un po’ discontinua. L’impressione è quella che volesse essere una miscela dei vari sound della formazione in una sola traccia, una sorta di riassunto delle precedenti puntate.. ascoltabile, ma andiamo oltre verso la bella With A Woman’, una delle tracce che ho preferito in assoluto vista la vocalità di Justin assolutamente sugli scudi e le frizzanti parti di chitarra, che la rendono uno dei motivi più interessanti del lotto. Orecchiabile ma un po’ piatta e priva di grossi sussulti Keep Me Hangin’ On, mentre torna a convincere a pieno già la seguente Livin’ Every Day Blind, altra traccia hit del disco e bella mid-tempo dotata di grande atmosfera (e un po’ sulla scia di I Believe In A Thing Called Love). Super il singolo #3 Everybody Have A Good Time, divertente, dal gran ritmo e assolutamente radio-oriented, e ben congeniata She Just A Girl Eddie, specie sul ritornello prettamente anni ottanta, mentre sorprende l’originalità della bella Forbidden Love, che ricorda molto i Queen (e il cantato di Freddie Mercury) e graffia l’ascoltatore con la sua grande energia e bella intensità. A livello compositivo, la inserisco tra i top assoluti di questa formazione. Concrete invece piace molto di più sulla strofa (dalla vocalità acutissima) che sul ritornello, un po’ dozzinale, mentre la cover dei Radiohead Street Spirit (Fade Out) (diversissima dall’originale) non riesce più di tanto a farmi sussultare, risultando un po’ troppo gridata e generalmente poco ispirata. Chiude l’album in modo positivo invece Love Is Not The Answer, altra super mid-tempo di grande stile e dalla buona coralità.

IN CONCLUSIONE

Per me che sono cresciuto ascoltando le loro musiche alla radio è già un successone che siano tornati, sinceramente poco importa il risultato. Ad ogni modo, Hot Cakes è il tipico disco che non vi farà cambiare idea sui The Darkness. Se li amavate li amerete ancora, se li odiavate li odierete ancora e forse anche un pochino di più. E se vi erano indifferenti? Beh semplice, ascolterete questo disco con piacere (per il sound, per l’aria divertita, per cosa non lo so..) e nulla più. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole ma tanta energia e genuinità, quello si. A voi la palla!

 

© 2012 – 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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