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19 Aprile 2012 12 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2012
etichetta: ear music
Tracklist:
01. Unisonic
02. Souls Alive
03. Never Too Late
04. I’ve Tried
05. Star Rider
06. Never Change Me
07. Renegade
08. My Sanctuary
09. King For A Day
10. We Rise
11. No One Ever Sees Me
Formazione:
Michael Kiske: Voce
Mandy Meyer: Chitarra
Kai Hansen: Chitarra
Dennis Ward: Basso
Kosta Zafiriou: Batteria
A distanza di ben due anni dall’annuncio della nascita di questi Unisonic, supergruppo formato da Michael Kiske, Kai Hansen, Dennis Ward, Mandy Meyer e Kosta Zafiriou ecco finalmente arrivare il primo omonimo LP, anticipato qualche mese fa dall’uscita dell’EP “Ignition” (qui la recensione). L’attesa per questo lavoro, come scrissi nella recensione di “Ignition” è davvero tanta, visto il ritorno nella stessa formazione di Kiske ed Hansen, ex “zucche di Amburgo” (Helloween, ndr) ma le domande i dubbi erano ancora molti…Citando la recensione “sarà il songwriting all’altezza vista la caratura dei musicisti coinvolti?” “Verrà migliorata la produzione e i suoni in generale che in questo EP non sembrano curati particolarmente?” “Il disco sarà davvero un mix tra power metal e hard rock?”. Le risposte sono arrivate e, nonostante la caratura dei musicisti coinvolti non abbia dato vita ad un capolavoro, il risultato si può definire più che soddisfacente ma procediamo con ordine…
Il disco innanzitutto conferma in toto quanto già ascoltato su “Ignition”, quindi ogni metallaro o assiduo ascoltatore di power metal può tranquillamente stare alla larga da questo lavoro, a meno che non sia disposto ad ascoltare dell’hard rock melodico senza infamia e senza lode. Le influenze maggiori di questo disco si possono ricondurre alle band/progetti dei singoli componenti che formano gli Unisonic, con i Place Vendome come punto di riferimento principale vista la partecipazione in questo disco di Kiske, Zafiriou e Ward (tutti e tre presenti nei due Lp dei Place Vendome). Alle già conosciute “Unisonic”, “Souls Alive” e “My Sanctuary” la band aggiunge diversi brani tutti di buona fattura ma che alla lunga, forse per la loro struttura alquanto semplice e fin troppo lineare, potranno tranquillamente venir dimenticati senza lasciare alcna minima traccia nell’ascoltatore. Non è assolutamente un disco da buttare, sia chiaro ma probabilmente chi si aspettava un super disco degno della caratura dei nomi coinvolti rimarrà molto deluso considerando il fin troppo mestiere e la poca “inventiva” che viene fuori successivamente all’ascolto. Nonostante tutto ed elucubrazioni mentali a parte, il disco risulta piacevole e divertente: con “Never Too Late” e “We Rise” i nostri ci regalano quei piccoli momenti di “happy power metal” stile Gamma Ray e Helloween (quelli più melodici e “commerciali) con tanto di ritornello della prima che ricorda molto “Time To Break Free” (Land Of The Free, 1995) mentre torna a dominare prepotentemente la melodia con tanto di ottime linee vocali di un Kiske sempre in forma con “I’ve Tried” (e il suo, a mio avviso, stupendo chorus), la spensierata “Never Change Me” senza tralasciare i grandi cori di “Star Rider” che fanno da cornice ad un ritornello quasi epico. Se con “Renegade” la band prova a destreggiarsi in territori più “metal”, in cui le chitarre e il drumming si fanno leggermente più intricati e incisivi strizzando perfino l’occhiolino ai recenti lavori targati “Avantasia” , con “King For A Day” la penna di Hansen ci regala un grande brano dalle tinte cupe e con quell’alone di oscurità tipico del chitarrista tedesco. Alla dolce e rilassante “No One Ever Sees Me” il compito di chiudere questo platter, con la toccante e delicata ugola di Kiske (che ha scritto testo e musica) in primo piano che ci riporta direttamente nel 2006, ai tempi delle dolci atmosfere del suo cd solista “Kiske”.
IN CONCLUSIONE
Non un capolavoro ma tanta buona musica. Questo potrebbe essere il miglior riassunto di questo “Unisonic” che non abbaglia per grande qualità ma nemmeno fa gridare allo scandalo. Che tutti e cinque i musicisti coinvolti avrebbero potuto regalare all’ascoltatore molto più di quello che si è ascoltato è fuori dubbio ma credo che il divertimento nel suonare insieme sia stata la goccia che ha permesso la realizzazione di questo progetto più di qualsiasi offerta economica e più di qualsiasi voglia di rivoluzionare o stupire il mercato musicale. Se poi oltre a divertirsi riescono nell’intento di divertire l’ascoltatore allora l’obiettivo è centrato. Prendendo a piene mani da Gamma Ray/Helloween, Place Vendome e un pizzico dei solisti di Kiske (specialmente l’omonimo del 2006) la band ha confezionato un disco di hard rock melodico suonato con tanta esperienza in cui a brillare è soprattutto il sempre ottimo cantato di Michael Kiske (anche se con qualche vibrato di troppo) che riesce a donare una luce diversa a composizioni che, cantate magari da altri singer, sarebbero state discrete e nulla più. Prima di un acquisto a scatola chiusa dategli comunque un ascolto, potrebbe addirittura sorprendervi a patto che l’approccio al disco sia non troppo impegnato e che non cerchiate nella musica solo opere d’arte.
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