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06 Aprile 2012 19 Commenti Iacopo Mezzano
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2012
etichetta: Frontiers Music
Tracklist:
1. Faithless *
2. Love To Love
3. Here’s Hoping It Hurts
4. Battle Lines *
5. The Fight Left In Me *
6. Evaporate *
7. Monday *
8. Dig In Deep
9. Sound Off *
10. Let This One Slide
11. This Is How We Say Goodbye *
* migliori canzoni
Formazione:
Danny Vaughn - Voce
Brooke St. James - Chitarra solista, cori
Jimi Kennedy - Basso, cori
Michael Clayton - Batteria, cori
Prendete il nome Tyketto e aggiungeteci un titolo, Dig in Deep. Poi infilateci dentro una data, 20 aprile 2012, tenendo conto che essa sancisce un ritorno in studio atteso 17 anni. Infine mettete nella partita il come back di Danny Vaughn al microfono, e quindi la presenza della formazione originale della band al gran completo. Fatto? Beh, ora guardate cosa avete in mano. Se fosse una partita di carte non urlereste al poker d’assi?!
In fin dei conti Dig in Deep è esattamente il tipo di album che ci potevamo aspettare dai Tyketto oggi. E’ un lavoro di gran classe, dal sound spiccatamente hard rock (e sempre forte di quella sua sfumatura bluesy che ha fatto le fortune del gruppo) e dal songwriting assolutamente vario e d’eccellenza, ma soprattutto è un disco che poggia forte e solido su una produzione davvero ottima, che si apprezza al massimo alzando il volume (cosa rara di sti tempi..) e lasciandosi avvolgere dalle sue calde sfumature.
La prestazione della band tutta risulta essere di altissimo livello, con un Danny Vaughn sovrano indiscusso di vocalità e minimamente calato di qualità rispetto agli anni d’oro, un Brooke St. James in formissima, come dimostrato dalla varietà dei suoi riff e assoli, e con i restanti Jimi Kennedy e Michael Clayton precisissimi a tenere con maestria il passo dei primi due, tra brani più sostenuti ed altri più attenti alla melodia e alle preziose sensazioni da trasmettere all’ascoltatore.
La tracklist stupisce infatti per intensità e ha il pregio di non calare mai di una virgola, rendendo difficilissima la scelta dei migliori brani del lotto che come sempre sono solito fare a questo punto dell’analisi.
Di certo non posso mancare di nominare l’apertura Faithless, uno dei pezzi più energici del disco e più in linea con il glorioso esordio del 1991, con un refrain davvero da urlo. Poi c’è Battle Lines, una mid-tempo dalle mille sensazioni e forte di un Vaughn assolutamente sugli scudi, e la grintosa ma allo stesso tempo levigata The Fight Left In Me, per arrivare al grande ritmo e alla bella atmosfera di Evaporate e alle super melodie della leggera Monday, che cresce di intensità fino a toccare il suo apice sul ritornello e sulla sua bellissima seconda strofa. Per concludere, garantisco sulla qualità di due dei brani finali, ovvero Sound Off e This Is How We Say Goodbye, con la prima che appare come una sferzata di hard rock graffiato e maschio e la seconda come una delicata power ballad di chiusura, che commuove all’infinto con la sua ammaliante dolcezza.
IN CONCLUSIONE
A vincere l’ipotetica partita di poker di cui a inizio articolo è quindi ancora una volta la Frontiers Records, che si aggiudica un disco ispirato, sentito, coinvolgente ma soprattutto suonato da una band amata dai più e ancora in perfetta forma smagliante, nonostante la sua lunga separazione ormai alle spalle. Chi avrà la possibilità di vedere i Tyketto live quest’estate credo si debba seriamente preparare a una delle migliori esperienze musicali della sua vita.
Tornando all’album, questo Dig in Deep ovviamente non è ancora accostabile agli storici Don’t Come Easy e Strength in Numbers, ma riesce comunque ad avvicinarsi a quei livelli (specie all’ipotetico voto finale del secondo dei due) grazie a brani come sempre di primo impatto e di tanta qualità, ma anche a merito della sua super produzione (una delle migliori degli ultimi anni) che da sola aggiunge di certo un buon 0.5 al mio voto finale. E si, sono già sicuro che a fine anno molti di voi si ricorderanno di Dig in Deep nelle proprie classifiche personali. Che dite, scommettiamo?
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