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05 Gennaio 2012 1 Commento Iacopo Mezzano
genere: Blues Rock
anno: 2012
etichetta: Escape Music
Tracklist:
01. Jamaica Inn *
02. The Captain’s Quarters *
03. Black Bess
04. Walk the Plank *
05. Shine A Light *
06. Dead Man Walking
07. Voyager
08. I Am the Sea
09. Smuggler’s Blues
10. Waiting for the Hangman
11. End of the Road *
12. The Renegade Accordion Player
* migliori canzoni
Formazione:
Lee Small - Voce
Martin Kronlund - Chitarre
Imre Daun - Batteria
Paul Bradder - Tastiere
Definitivamente alla ribalta grazie al gran lavoro vocale svolto sull’ultimo disco omonimo degli Shy, il cantante britannico Lee Small ritorna alle origini e fa riaffiorare dalle ceneri quel suo progetto solista che già nel 2008 aveva dato vita a un buon disco (intitolato Through the Eyes of Robert Lees) con un nuovo album, Jamaica Inn, che sarà distribuito dalla Escape Music a partire dal 20 gennaio 2012.
Ancora una volta la formula proposta da Small solista è quella del concept album, soluzione che in questo caso si rivela piuttosto ardita, certamente non fallimentare ma sicuramente anomala visto il netto contrasto tra i suoni blueseggianti della musica e lo spirito piratesco della narrazione. Ad ogni modo Jamaica Inn risulta essere fin dalle primissime battute un componimento importante e di indubbio valore artistico, la cui base musicale, fatta di un blues di matrice settantiana che ricorda un po’ gli Allman Brothers, un po’ i Free e un po’ i primi Bad Company e piacevolmente densa di calore e sensualità, è dominata dal sound della chitarra di Martin Kronlund, un musicista da tenere assolutamente d’occhio e che sfoggia qui grande padronanza del suo strumento, specie sugli assoli molto intimi e intensi.
Ma è la vocalità di Lee Small, con quella sua timbrica a metà tra Glenn Hughes e Paul Rodgers, a far spiccare il definitivo volo al disco. Il cantante dimostra anche in questa occasione una tecnica davvero notevole e una pulizia esecutiva da vero veterano, e ben si districa tra pezzi mai banali e sempre ispirati. Dal lotto si evidenziano la title track Jamaica Inn e la seguente The Captain’s Quarters, entrambe dal ritmo piuttosto lento ma squisitamente espressive e forti di parti cantate di grande spessore, la sostenuta Walk the Plank e la seguente Shine A Light, quest’ultima dotata di una stupenda atmosfera calda e di emozioni percepibili sottopelle, e la raggiante End of the Road, forte di influenze soul e perfetta per chiudere gli occhi e sognare.
IN CONCLUSIONE
Nient’altro da aggiungere se non un’imperativo: date una chance a questo album. Non importa se il blues scorra o meno nelle vostre vene, che siate o meno fans degli artisti a cui il disco si ispira. Sentitelo. Apprezzate con cura e attenzione tutte le sfumature e la qualità della sua tracklist, fatevi guidare da una delle migliori voci emergenti del panorama odierno attraverso il suo sogno piratesco, lungo melodie forse lontane dal rock melodico con cui avete imparato ad amarlo ma che scorrono genuine nello spirito musicale di questo ragazzo e sono assolutamente degne di essere espresse. Provate. Quando la qualità musicale è assicurata, è difficile rimanere delusi.
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