Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.
effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!
27 Gennaio 2012 3 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Bologna Rock City
Tracklist:
01. Always At Your Side
02. Baby Come On
03. In My Dreams *
04. Hot Fever
05. The Time Has Come *
06. The Fight
07. You’ll Always Be There *
08. Dreamgirl
* Migliori Canzoni
Formazione:
Daniele Bianchelli - Voce
Michael Trilling - Chitarre e Tastiere
Frank Lapini - Basso
Diego Romagnoli - Batteria
Ivano Zoppi - Tastiere
“Il momento è giunto!” Quale miglior titolo per il debutto dei Flemt, band assolutamente nuova ma che ha al suo interno musicisti di grande esperienza tutt’altro che giovani e inesperti nel settore. L’idea di formare una nuovo gruppo nasce nel 2006 dalla mente di Frank Lapini (bassista) e Michele Trillini (chitarrista) durante il ventennale dei “Kurnacool”. I due musicisti nei primi anni ’80 fecero parte degli “Ixion’s Wheel”, una delle prime band heavy metal marchigiane e proprio da questa loro lunga esperienza e dalla loro forte amicizia, pensarono bene di riprendere alcuni di quei pezzi della loro vecchia band per rimodernarli e rivisitarli abbandonando quel sound figlio del trend dell’epoca (Iron Maiden, Scorpions e Ac/Dc in primis). L’occasione vera e propria arriva con il concorso “Edison Change The Music” per scegliere il gruppo d’apertura al concerto dei Bon Jovi (assenti in territorio italiano da ben 8 anni) che si sarebbe svolto il 17 Luglio 2011 allo Stadio Friuli di Udine. Il gruppo ha partecipato al contest riuscendo a vincere nonostante vari problemi di line up, guadagnandosi così un’occasione ghiottissima per mostrare tutta la loro passione davanti a 40,000 persone, risultato per altro riuscito in pieno, almeno per il sottoscritto. Uscito agli inizi di Dicembre, “The Time Has Come” è quindi lo step successivo e quasi obbligatorio per i Flemt, che adesso vedono in formazione oltre ai già citati Lapini e Trillini, il cantante Daniele Bianchelli, il tastierista Ivano Zoppi e il batterista Diego Romagnoli (entrati nel 2009).
Il disco si sviluppa in bilico tra il rock più melodico e radiofonico alla Bon Jovi e l’hard rock più sanguigno, senza mai strafare e senza particolari cadute di stile. Fin dall’opener “Always At Your Side” e dal suo anthemico ritornello possiamo già scorgere tutte le potenzialità di questa band, trainata dalla voce squillante e potente di Daniele Bianchelli. Nel giudicare un cantante di solito si parte prima dai lavori in studio per poi avere ulteriori conferme in sede live, ma in questo caso è stato tutto il contrario in quanto già dalle prime note ad Udine sono rimasto piacevolmente sorpreso dal suo range vocale e dal suo timbro molto “power metal” incredibilmente inserito in un contesto più melodico. La dokkeniana “Baby Come On” con tanto di grandissimo assolo da parte di Trillini va a precedere la più grande hit del disco, “In My Dreams”. Qualsiasi band rock che si rispetti, specialmente in ambito melodico, ha e deve avere una grande ballad e i Flemt non si sono risparmiati. Nonostante sia costruita su una struttura musicale già sentita milioni di volte, è l’emozione che prende il sopravvento nel sentire il dolce piano di Ivano Zoppi accompagnare la voce di Bianchelli che inizia in modo soffuso prima di esplodere nel chorus a metà canzone in cui entra anche il resto della band. Fosse stata pubblicata da un gruppo come i Bon Jovi state sicuri avrebbe venduto milioni di copie. Il disco ci riserverà ancora del buon e sano rock con “Hot Fever” e “The Fight” in cui i ritmi si fanno più veloci e la chitarra di Trillini può ruggire accompagnata dalla solida e precisa sezione ritmica Lapini/Romagnoli. Una piacevole sorpresa è la titletrack “The Time Has Come”, un colpo speciale tirato fuori dal cilindro che con la sua epicità si distacca leggermente dal resto delle tracce risultando la più indirizzata ad un target più hard rock/metal oriented con un buon ritornello e un finale molto esplosivo prima di far spazio a “You’ll Always Be There”. Seconda ballad del disco e duetto fra Daniele Bianchelli e la bravissima Veronica Key cui voci, come in perfetta simbiosi, si uniscono nel creare la giusta e intensa atmosfera. Chiusura affidata all’ottava traccia, “Dreamgirl”, midtempo frizzante senza infamia e senza lode.
IN CONCLUSIONE
Una piacevola sorpresa e una conferma annunciata quella dei Flemt che, dopo la grandissima performance del 17 luglio allo stadio Friuli di Udine, hanno dato alla luce questo “The Time Has Come” superando benissimo tutti i dubbi che un debutto musicale porta con sé. Il sound è fresco e moderno, in un mix tra il rock melodico e l’hard rock (con sprizzi addirittura metal) che accontenterà e raggiungerà il cuore di molti ascoltatori. Buona la prova di tutta la band con particolare menzione per i due mattatori Daniele Bianchelli e Michele Trillini. Il primo, con la sua voce potente e acuta sfodera una grandissima performance senza risparmiarsi alzate di tono e acuti a dir poco incredibili, calmandosi soltando nelle ballads dove riesce a plasmare e adattare perfettamente le sue corde vocali al contesto specifico. Trillini dal canto suo è sempre sugli scudi, con i suoi riff e i suoi assoli (alcuni bellissimi vedi “Baby Come On”, “The Time Has Come” e “Dreamgirl”) aiutato da Lupini e Romagnoli e la loro rocciosa sezione ritmica. Non sono tutte rose e fiori purtroppo e c’è qualcosa ancora da migliorare. Il songwriting non riesce convince al 100 per cento nonostante le canzoni siano fresche e orecchiabili, mostrando qualche spigolo di troppo che dovrà essere smussato per un risultato ancora migliore, come l’evitare i troppi acuti o le tonalità continuamente alte che costringono Bianchelli a stare sempre al limite e che potrebbe far storcere il naso (un po’ come l’effetto Matijevic degli Steelheart). Mi piacerebbe in futuro sentire maggiormente il lavoro alle tastiere di Zoppi, un po’ troppo in ombra in questo disco. Un buon punto da cui ripartire per un secondo album è proprio la titletrack di questo disco nella sua epicità e nella sua costruzione fuori dai soliti canonici schemi. Peccato per la breve durata del platter, formato solamente da otto tracce, che comunque non deve in nessun modo scoraggiare dall’acquisto tutti i fan del rock melodico (e dell’hard rock) che troveranno in “The Time Has Come” del’ottima musica, tutta MADE IN ITALY.
© 2012 – 2022, Andrea Vizzari. All rights reserved.
Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli