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13 Dicembre 2011 2 Commenti Andrea Vizzari
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Escape Music
Tracklist:
01. Mother of Invention *
02. Motivation
03. To Break a Heart *
04. Bleeding Heart *
05. A Chemical High
06. Give me Shelter
07. The Reason Why *
08. Any Other Day
09. Don’t Wanna Dance
10. Watch This Space
11. By Any Other Name
12. A Natural Law *
* Migliori Canzoni
Formazione:
Chris Ousey - Voce
Mike Slamer - Chitarre e Tastiere
Tommy Denander - Chitarre e Tastiere
Neil Murray - Basso
Gregg Bisonette - Batteria
Contatti:
Chris Ousey, Mike Slamer, Tommy Denander, Neil Murray, Greg Bissonette. Con una line-up del genere, difficilmente si può sbagliare. Ed è proprio il caso di questo “Rhyme & Reason”, prima uscita solista ufficiale per “l’uomo dalle tonsille d’oro”, alias Chris Ousey. Dopo una carriera costellata da tanti splendidi lavori (prima con i Virginia Wolf di Jason Bonham e poi negli Heartland) il singer inglese ha pensato bene di realizzare il suo personale disco solista affidandosi nelle mani di gente esperta come Mike Slamer e Tommy Denander. Il primo ha prodotto e mixato il disco, suonando la chitarra e tastiere mentre il secondo ha co-prodotto il disco contribuendo anche lui alla chitarra e tastiere. Sezione ritmica affidata, come anticipato all’inizio, ad altri due big del settore quali Neil Murray (Whitesnake, Gary Moore) e Gregg Bissonette (David Lee Roth, Joe Satriani ecc.).
Vista l’inclusione di Slamer nel progetto, la paura di ritrovarsi un disco plasticoso, scialbo e privo di arrangiamenti degni di nota è praticamente inesistente e ascoltando Rhyme & Reason non possiamo che capire ancora una volta l’enorme caratura artistica di un’artista come Slamer. Mettete però da parte i suoi precedenti lavori quali Seventh Key, Steelhouse Lane o il suo solista Nowhere Land, in quanto il sound in questo disco è leggermente più duro e intricato, pur senza mai abbandonare una certa melodia di fondo. Perfettamente riconoscibili gli stili personali dei due chitarristi, per l’occasione uniti simbioticamente in un tripudio di riff geniali, intricati e mai scontati proprio come gli inserti delle tastiere, il tutto adornato dalla grande performance della precisa e rocciosa sezione ritmica gentilmente fornita dal duo Murray/Bissonnette. Ovviamente ci si aspettava una grande prova anche da parte del protagonista Ousey che per fortuna non si è certo tirato indietro sfornando una gran performance per tutte le dodici tracce del disco, nonostante i segni del tempo abbiano plasmato leggermente le sue “tonsille d’oro” perdendo qualcosina in pulizia ma non certamente in potenza. Di altissimo livello la prima parte del disco che scorre via senza alcun intoppo, dalla maestosa opener “Mother Of Invention” all’hard rock teatrale di “To Break A Heart” (uno dei migliori pezzi del lotto) passando per la frizzante “Bleeding Heart” fino alla pomposità di “Give Me Shelter” e del suo grande chorus. Nessun momento di pausa o di calma in “Rhyme & Reason”, motivo per cui passata la seconda metà del disco si comincia ad avvertire una certa stanchezza nell’ascolto dovuta soprattutto alla fin troppa robustezza delle composizioni e al cantato di Ousey, troppo spesso oltre le righe e lontano dai fasti melodici degli Heartland. Sarebbe ingiusto però non menzionare il magico tocco di Slamer nella corale “The Reason Why”, l’esuberante prova vocale di Ousey nel finale di “On Any Other Day” e la conclusiva “A Natural Law”, unico momento lento del disco e ultimo, piccolo lampo di luce prima della fine.
IN CONCLUSIONE
In “Rhyme & Reason” Chris Ousey sembra voler prendere le distanze dalle linee vocali “leggere” presenti nei vari album degli Heartland, esagerando forse fin troppo in acuti e tonalità alte che alla lunga potrebbero annoiare e che non permettono di definire il disco un autentico capolavoro. Questo però non lo trasforma certo in un pessimo disco e il merito, ancora una volta, è quasi esclusivamente di Mike Slamer. Il suo lavoro in fase di produzione è come sempre perfetto così come il riffing mai banale o scontato per tutte le dodici tracce. Probabilmente, se fosse stato soltanto lui ad occuparsi del songwriting dell’album (con buona pace di Denander) staremmo già parlando del miglior disco di questo 2011. Buono comunque il lavoro del già citato Denander alle chitarre e alle tastiere (nonostante il suo tipico sound leggermente troppo computerizzato) e solidissima la performance della sezione ritmica a cura di Neil Murray e Gregg Bisonette. Un disco assolutamente diverso dal solito, in cui per una volta il revival dei gloriosi anni 80 è stato messo da parte in favore di un sound più moderno e ricercato. Una boccata d’aria necessaria in questo mare ormai dominato dalle produzioni scandinave (spesso troppo uguali fra di loro) e da dischi fin troppo riverenti all’Aor e al Melodic Rock di stampo classico.
© 2011 – 2016, Andrea Vizzari. All rights reserved.
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