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30 Novembre 2011 3 Commenti Iacopo Mezzano
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: AOR Heaven
Tracklist:
1. Children Of The Night *
2. Miracle *
3. Seeds Of Terror
4. Fear Of The Stranger
5. At The End Of The Day *
6. All That I Want *
7. Follow Your Heart
8. Daddy's Girl
9. Moving On *
10. Murder
11. The Last Time
12. I Belive In Rock N Roll
13. The Other Side
* migliori canzoni
Formazione:
Dagfinn Joensen - voce
Torben Enevoldsen - chitarra
Peter Steincke - basso
Jens Berglid - batteria
Mikkel Henderson - tastier
Contatti:
http://www.fatetheband.com/
Per rivedere i Fate in attività dobbiamo fare un balzo nel tempo fino al 2006, con l’uscita del disco V. Allora la formazione era ancora formata sia dal chitarrista Soren Hoff che dal cantante Per Johansson, oggi entrambi dipartiti per lasciare spazio a Torben Enevoldsen (già chitarra nei Section A e nei Fatal Force) e al singer Dagfinn Joensen, per una line up completata da Jens Berglid alla batteria, Mikkel Henderson alle tastiere e il solo componente originario Peter Steincke al basso dal 1984.
Di fatto Ghost from the Past, uscito qualche giorno fa per AOR Heaven, risente di questi cambiamenti e stenta a convincere, nonostante tra le sue note positive si possa citare lo stile della band che non risulta di molto alterato, con una chitarra ancora in primo piano aggressiva e potente nel suo riffing molto serrato, e una tastiera precisa nell’accompagnamento delle corde e di una vocalità vivace e ben calibrata. Inoltre, risulta efficente anche la produzione, ben calibrata nel lasciare spazio al suono distinto di tutti gli strumenti.
A deludere però sono purtroppo gli stessi brani, quasi mai capaci di avvolgere l’ascoltatore nella loro atmosfera e di renderlo partecipe della comunque discreta energia sprigionata. Una piattezza generale, che ha qualche rara eccezione in un brano come Miracle, dove è molto piacevole l’accompagnamento di tastiera alla chitarra, oppure in canzoni quali l’opener Children of the Night, dal buon ritornello, e At the End of the Day, dal gran lavoro di chitarra, basso e batteria. E ancora, buona è la quasi mid-tempo All That I Want, certi passaggi quasi sinfonici di Moving On e l’immediatezza di Murder, ma sono purtroppo robe di poco conto e che di poco si elvano sul marasma generale di questo disco, che fatica troppo a rimanere impresso nella mente di chi ascolta.
IN CONCLUSIONE
Purtroppo Ghost in the Past si rivela una discreta delusione e il livello dei lavori passati come A Matter Of Attitude (1986) e Scrath N’ Sniff (1990), ma anche l’ultimo V, è ahimè piuttosto lontano. Un disco che fatica a sollevarsi rispetto alle tante uscite di questo genere, nonostante la forza evocativa del marchio Fate. Quello che lascia ben sperare per il futuro, e perchè no per la sede live, è comunque la buona tecnica generale espressa dai nuovi ingressi, che forse hanno bisogno ancora di un po’ di tempo per integrarsi al meglio e tornare ai livelli che a questa band appartengono. Ad ogni modo, l’album merita l’ascolto da parte dei più appassionati di questa formazione ed è certamente lontano dalla piena bocciatura, questo deve essere chiaro; d’altra parte però non va oltre la piena sufficienza e, come già detto, delude in gran parte le tante aspettative. Peccato.
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