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19 Agosto 2011 3 Commenti Iacopo Mezzano
genere: AOR
anno: 2011
etichetta: Frontiers Records
Tracklist:
01 - Can´t Keep Running *
02 - Crying For You
03 - In The Blink Of An Eye *
04 - Too Late
05 - Gina
06 - This Is It
07 - The One For Me *
08 - Said And Done *
09 - Matters To The Heart
10 - What Love Is All About
11 - Mend My Heart *
* migliori canzoni
Formazione:
Johannes Stole - Voce
Daniel Palmqvist- Chitarra
La storia degli Xorigin non inizia semplicemente con questo album di debutto, a titolo State of the Art, che sarà pubblicato sotto Frontiers Records il 26 agosto 2011. No, la storia del progetto inizia molto più indietro, nel 1999, quando Johannes Stole e Daniel Palmqvist (entrambi scandinavi, uno norvegese e l’altro svedese) si incontrano per la prima volta al Musicians Institute di Los Angeles. Li i due musicisti condividono gli apprezzamenti per band come Toto, Giant, Foreigner e molte altre, fondando assieme anche una band (gli Orange Crush).
Tornati poi alle rispettive patrie, i due non si persero di vista e, fine (che poi è inizio) della storia, diedero alla luce la formazione e oggi questo disco che mi approccio a recensire. Un album che fin dalla sua copertina vuole definirisi maiuscolo e suscitare clamore. Una navicella in volo verso un pianeta: vi ricorda qualcosa?
LE CANZONI
Una breve intro e da il suo avvio al disco il brano Can´t Keep Running, singolo e video per l’album. Ciò che subito stupisce è il suono della band, molto in linea con i canoni dei grandi successi anni’80. Infatti sono notevoli l’ultilizzo di tastiere e di cori, con ottime linee vocali che sfociano in un ritornello molto melodico e di grande impatto. Belli anche i riff di chitarra (specie nel tratto che anticipa l’assolo) che aggiungono qualità al pezzo, che però viene in parte rovinato da una produzione non perfetta, con il basso che sembra essere un po’ troppo più presente della chitarra. Al di fuori di ciò, Can’t Keep Running convince eccome, rivelandosi un ben riuscito debutto.
Si prosegue con pari qualità con Crying For You, una mid-tempo dai toni molto dolci e le melodie sognanti, sul perfetto stile della musica westcoast. Qui Johannes Stole mostra tutte le sue qualità vocali, con passaggi mai banali che appaiono molto ispirati, anche sugli acuti.
E’ tempo di power ballad con In The Blink Of An Eye, che accentua ancora il gusto melodico indirizzato verso le sensazioni estive e soleggiate attraverso un ampio uso di tastiere e cori. Tra i pezzi più riusciti dell’intero lotto, il brano ha dalla sua un ritornello davvero d’altri tempi e particolarmente originale nel suo suono e nella sua dolcezza.
Si alza un po’ il tiro del disco con Too Late, brano dai riff molto presenti e hard rock che poi si alleggeriscono in parte sul ritornello, forte di una coralità molto Toto oriented, e con la successiva Gina, brano dall’anima rock che alterna accelerazioni a rallentamenti e che ancora una volta fa fondamento sul lavoro di tastiere, magistrale in particolare sul ritornello, che a tratti ricorda certi passaggi degli Yes. Onore anche ai testi, dalle tematiche sempre incentrate sul tema dell’amore (e di ciò che ruota attorno ad esso) ma particolarmente ispirati.
Sesto brano, This Is It mantiene una buona ossatura di riff rock ma si fa a tratti traccia dal sound più oscuro, specie sulle strofe. Si accende invece sul ritornello, caratterizzato dai vocalizzi acuti di Stole. Pregievole anche il breve assolo che anticipa (e soffuso prosegue sotto) il finale del pezzo.
The One For Me si presenta come una mid-tempo ritmata e dal buon conubio di chitarre e tastiere. Dall’atmosfera diamantina, il pezzo gioca tutto sull’abbinamento tra testo (molto ispirato nella sua dolcezza) e melodie originali e per questo ben riuscite, per una canzone che si eleva senza dubbio tra i top di questo disco.
Da sfumata si fa invece hard rock melodica l’ottava traccia Said And Done, altro ottimo pezzo per coralità e perfetta intesa tra strumenti, con le tastiere a intrecciarsi con precisione tra gli energici riff di chitarra e con la voce a elevarsi con maestria sul componimento.
Di pari intensità sulle strofe, con la chitarra in perfetto stile Giant, Matters To The Heart è un altro brano molto rock, che ha dalla sua un ottimo riffing che esplode del tutto sul finale in un bellissimo assolo, magistralmente suonato da Daniel Palmqvist.
Segue What Love Is All About, traccia dal buon gusto rock e dotata di una grande immediatezza, che porta l’ascoltatore a immergersi fin dal primo ascolto nell’energia genuina del componimento. Ancora una volta grande coralità, riffing e pregievole assolo.
Chiude il disco la ballata di commiato Mend My Heart, che ancora una volta evidenzia le qualità vocali di Johannes Stole e, un po’ come la traccia Leaving the End Open dell’ultimo lavoro degli Hardline, fa da perfetto ending per il disco, attraverso melodie che danno l’impressione di uno sguardo a un tramonto sull’orizzonte di un calmo mare.
IN CONCLUSIONE
In sostanza, questo State of the Art mi è piaciuto davvero molto ed è per me l’ennesimo voto alto di questo 2011 che non smette mai di stupire. D’accordo, i difetti non mancano, su tutti la produzione un po’ altalenante e mai perfettamente bilanciata che potrà certamente far storcere il naso ad ascoltatori dal palato fine. Va bene, non tutti i brani saranno il trionfo dell’originalità, ed è evidente che la band qua e là qualcosa l’ha pescato (ma chi non lo fa?). Però ragazzi, di riempitivi e cali manco l’ombra e le qualità tecnico/compositive del duo sono evidenti. Tanto più pensando che questo è il loro esordio, davvero di meglio non mi potevo aspettare. Nei quasi 50 minuti di durata del disco mi sono divertito con alcuni brani energici e pimpanti, ho viaggiato sulle ali dell’immaginazione sulle tracce più sognanti, mi sono commosso sui lenti. Insomma, sono satollo di buona musica. Chiudo qua, credo non serva dire altro e corro ad ascoltare ancora una volta quella che per me è una delle top uscite di puro AOR di questo 2011.
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