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Human Zoo – Eyes of the Stranger – Recensione

07 Agosto 2011 3 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Fastball Music

Tracklist:

01. Amy
02. The Answer *
03. Gimme Your Time
04. To The Top
05. Everything Changes *
06. Eyes Of The Stranger
07. Fall In Love *
08. World Behind You *
09. Hold *
10. Want It - Love It - Like It
11. Welcome to Paradise
12. 10.000 Years Ago

* Migliori Canzoni

Formazione:

Thomas Seeburger - Voce
Ingolf Engler - Chitarra
Zarko Mestrovic - Tastiere
Markus Ratheiser - Basso
Kevin Klimesch - Batteria
Boris Matakovic - Sassofono

 

A 4 anni di distanza dall’ultimo Over the Horizon, tornano sulle scene gli Human Zoo, progetto hard rock tedesco fondato nel 2004 e che vanta fin dalle sue origini la peculiarità di avere in formazione un sassofonista che assolve praticamente il compito di una seconda chitarra. Eyes of the Stranger, questo il titolo del lavoro, è uscito a inizio luglio per l’etichetta Fastball Music, registrato presso i Maniac Studios e prodotto da Chris Lausmann e Zarko Mestrovic.

I presupposti per un lavoro interessante, viste le precedenti uscite del combo tedesco, ci sono tutti. Vediamo ora traccia per traccia se le nostre speranze sono state confermare o meno.

LE CANZONI

Dopo il brevissimo intro vocale Amy, è il brano The Answer a dare il via al disco. La traccia è in tipico stile hard rock melodico, con forte uso di tastiere, buon riffing di chitarra (ottimamente accompagnato da un basso in grande spolvero) e cori ben arrangiati. Il tutto ricorda molto alcuni lavori dei Gotthard in particolare. La voce di Thomas Seeburger pare fin da subito ispirata e piacevole è il duetto chitarra-sax sull’assolo.
Ispirata è anche Gimme Your Time, pezzo di facile memorizzazione grazie a un procedere molto ritmato e a un ritornello semplice e molto corale. A fare uscire la canzone dai soliti canoni del genere è ancora una volta il sassofono, utilizzato sull’assolo e bravo a inserirsi con gusto nelle melodie senza modificarne lo stile generale.
To The Top presenta subito il sassofono in primo piano, strumento che però si fa presto da parte (per non essere poi più utilizzato) sulle strofe, dal riffing spesso stoppato e in stile a metà tra Shakra e Scorpions. Buono ancora il ritornello.
Il quinto brano è Everything Changes, una bella ballad con la voce e il basso a farla da padroni fino al refrain, dotato di buoni arrangiamenti e cori. Qui davvero di spessore il sax, fondamentale nel creare l’atmosfera rilassata del pezzo.
L’omonima Eyes Of The Stranger fa da giro di boa al disco, presentando un suono ancora asciutto e dominato dal basso sulle strofe e poi un ottimo chorus fortemente influenzato dai lavori anni’80 americani. A 2/3 del brano un gustoso rallentamento lascia ancora un po’ di spazio al sax, ma è roba di pochi secondi.
Fall In Love si presenta come un pezzo molto notturno, dotato di un diamantino gioco di tastiere, presto accompagnato da un roccioso riff di chitarra e da cori molto ispirati. Certamente uno dei componimenti maiuscoli del disco, il pezzo si corona con un ottimo assolo. Un po’ più di sax (confinato ahimè solo a inizio e fine canzone) e per me si poteva urlare al capolavoro.
Ottava traccia, World Behind You ha un riffing molto marcato e che pare fortemente influenzato dal heavy metal classico. Apprezzabili gli acuti vocali e la propensione al suono sinfonico. Non chiedetemi perchè ma, forse anche per alcuni ingressi di voce parlata, mi ricorda in parte i Queensryche di Operation Mindcrime. Fatto sta che è un altro pezzo che convince.
Hold è una ballata che cresce mano a mano. Esordendo con base in stile pop e spunti westcoast, specie per gli ingressi (brevi) di sassofono, si evolve sulla scia del classico componimento hard rock melodico, con la chitarra a gridare su note alte nel bell’assolo. Ancora sugli scudi la voce di Seeburger.
Decima traccia, Want It – Love It – Like It torna ad essere di perfetta matrice hard rock teutonico ma rimane un po’ troppo ancorata ai canoni, presentando buone qualità ma senza spiccare il volo lontana dal già sentito.
Meglio della precedente, Welcome to Paradise è senza dubbio il pezzo più massiccio ed energico del lotto, con riff rapidi e taglienti, tanta batteria e ancora ottima coralità sul ritornello, che quasi ricorda il power metal dei Gamma Ray.
Chiude 10.000 Years Ago, traccia con molto uso di tastiere ma che ancora una volta sa un filino troppo di già sentito. Anche le parti ripetute sembrano un po’ più banali delle precendenti. Si poteva chiudere meglio, peccato.

IN CONCLUSIONE

Tra alti e bassi questo Eyes of the Stranger riesce comunque a convincere ed è a mio avviso il miglior lavoro di questa band. Di certo non annoia, su questo potete stare tranquilli. I suoni sono ottimi, gli arrangiamenti curati, le tracce ben suonate e amalgamate tra di loro, segno che gli Human Zoo hanno dalla loro notevoli qualità. Ciò che manca è il vero e proprio salto di qualità. Tutto sa un po’ troppo di già sentito e, fatta eccezione per poche tracce, non si esce minimamente dai canoni del rock tedesco/svizzero. Neppure il sassofono, che sarebbe l’elemento in più della formazione ma che mi pare ancora troppo in disparte, riesce a far fare quel salto di qualità alla band che un po’ tutti adesso ci aspettavamo. Ci sono ancora troppi se e troppi ma e tanti sono i margini di miglioramento. Sta alla band, ora che un posto nel cuore degli appassionati  se l’è ritagliato grazie a questa terza riconferma, trovare le energie per uscire dal nido, spiccare il salto e volare da sola, lontana dal trito e ritrito. Confido in loro, vedremo se saranno in grado di non deludermi.

© 2011 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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