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Recensione

80/100

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Miss Behaviour – Last Woman Standing – Recensione

04 Marzo 2011 2 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Avenue of Allies

Tracklist:

1. 1988
2. Cynthia *
3. Give Her A Sign *
4. Perfect War *
5. Average Hero
6. Till We Meet Again *
7. Taking Hostage *
8. Emergency
9. Living The Dream
10. Last Woman Standing *
11. 11th Hour

* migliori canzoni

Formazione:

Sebastian Roos : Voce, Basso
Erik Heikne : Chitarra solista & Ritmica
Henrik Sproge : Tastiere
Anders Berlin : Batteria

Ospiti:

Roland Grapow : Guitar Solo su "Perfect War"
Kajsa Berg : Duetto su "Last Woman Standing"

 

Un’altra band svedese, un’altra band giovane, e un altro ottimo album. Loro sono i Miss Behaviour e come già anticipato, provengono dalla Svezia ormai diventata la culla dell’aor/melodic rock di alta classe. Il nuovo album rilasciato tramite Avenue Of Allies si intitola Last Woman Standing e vede un cambiamento significativo nella line up rispetto al precedente debutto Heart Of Midwinter del 2007: oltre ai due fondatori Henrik Sproge (tastiere) ed Erik Heikne (chitarre), si aggiungono alla band il cantante e bassista Sebastian Roos e il batterista Anders Berlin per un risultato davvero sorprendente. Grazie a questi nuovi innesti, la band sembra aver trovato un giusto equilibrio rispetto al precendete platter non proprio esaltante, dando alla luce un album che, pur attingendo molto dalla scena musicale scandinava e pur non mancando di fare il doveroso tributo alle band storiche del genere (specie per quanto riguarda il lavoro corposo delle tastiere) riesce comunque a non risultare scontato, banale o “vecchio”.

LE CANZONI

1988 assolve in pieno il suo ruolo di opener con cui l’ascoltatore si tuffa in pieno in quel melodic rock di ottantiana memoria (con quel titolo cos’altro ci si poteva aspettare?): tastiere onnipresenti, buona sezione ritmica e melodie vincenti. Sulla stessa lunghezza d’onda di 1988 anche la successiva Cynthia sembra non deludere le aspettative, grazie ad un buon refrain sicuramente migliore della traccia precedente con ancora protagoniste le tastiere di Sproge (che ha scritto oltretutto la maggior parte delle canzoni del disco). Give Her A Sign comincia subito con Sebastian che intona subito il ritornello accompagnato solo dalle tastiere, preludio di una delle migliori canzoni di tutto il disco grazie al ritornello molto catchy ed una melodia riuscita. Buona anche la prova di Sebastian ma comincio a notare che la pronuncia inglese non perfetta non era un episodio sporadico delle prime tracce ma un punto fermo di tutto il disco, penalizzandolo non poco nella valutazione generale. Si continua con Perfect War, che si distacca un po’ dal sound generale del disco: chitarre più “dure” nel riffing e batteria più incisiva che però a mio avviso non riescono a permettere di fare il salto di qualità alla canzone complice un ritornello che per miei gusti avrebbe dovuto spingere di più. Bellissimo comunque l’assolo di chitarra suonato dalla guest star d’eccezione Roland Grapow (Helloween, Masterplan). Con la midtempo Average Hero si torna su lidi più leggeri e melodici giusto in tempo per la prima (e unica) ballad del disco. Till We Meet Again si presenta subito, col suo ritmo lento e delicato grazie alle tastiere di Henrik Sproge (protagonista assoluto di tutto il disco) e una discreta prova vocale di Sebastian. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma ancora una volta il tastierista torna prepotentemente in primo piano su Taking Hostage regalandoci il secondo picco più alto del disco: ritornello immediato supportato da grandi cori, una pulsante sezione ritmica (addirittura il doppio pedale alla fine), chitarre taglienti ma non pesanti e come già detto un tappeto tastieristico veramente in primo piano proprio come recentemente si può sentire nei Brother Firetribe. Stesso discorso si può fare per Emergency, guidata da un ottimo chorus e da cori sempre massicci. Ho notato però una poca varietà strutturale arrivati a questo punto del disco con canzoni che si sviluppano “lente” nelle strofe per poi movimentarsi e velocizzarsi di più nel ritornello, punto nel quale la band dovrà migliorare se vorrà entrare nel giro che conta. Siamo quasi alla fine e Living The Dream passa quasi veloce e inosservata con la sua aria così spensierata in pieno aor style. Arrivati a Last Woman Standing i Miss Behaviour tirano fuori tutta la propria magniloquenza ed epicità: sostenuti ancora una volta dalle tastiere di Sproge, questa volta alla voce troviamo la cantante Kajsa Berg che insieme a Sebastian Roos sforna una splendida prestazione vocale. Interessante anche la parte centrale strumentale con un ottimo assolo di Erik Heikne. La chiusura è affidata a 11th Hour che, con una strabiliante sezione ritmica (specialmente il basso di Sebastian) ed un ritornello dominato e trascinato dai cori, non può che chiudere in bellezza questo ottimo album.

IN CONCLUSIONE

Un’ altra uscita interessante in casa Avenue of Allies. Ecco il primo pensiero che ho avuto dopo aver ascoltato varie volte questo Last Woman Standing. Con questo secondo lavoro i Miss Behaviour mostrano una certa maturità compositiva e una voglia di migliorare sempre maggiore grazie soprattutto ad una formazione che, stavolta sembra aver giovato molto al sound della band. Un ottimo disco indubbiamente per vari motivi: molte melodie vincenti e azzeccate, ritornelli facilmente memorizzabili, pochi filler, un ottimo ed enorme lavoro di tastiere sempre presenti in grande quantità. Manca però quel guizzo vincente, quello spunto in più che potrebbe elevare la band a vero punto di riferimento del genere (d’altronde mica sono tutti come gli H.E.A.T.); ci sono ancora vari punti su cui la band può e deve ancora migliorare primo fra tutti il cantato. Sebastian Roos in linea generale ha fatto obiettivamente un buon lavoro ma spesso e volentieri la sua pronuncia inglese mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca, e a questi livelli è un difetto più che importante. Così come in certi passaggi le linee vocali non mi hanno convinto, complice una insicurezza nella voce di Sebastian non indifferente. Il tempo è sicuramente dalla loro parte, sono al secondo album e sono giovani abbastanza per aspettarsi un miglioramento considerevole nell’arco dei prossimi 2-3 anni. Resta comunque un acquisto obbligato e caldamente consigliato per tutti gli amanti dell’aor/melodic rock (con tastiere in abbondanza) in questo già ottimo inizio di 2011.

© 2011 – 2018, Andrea Vizzari. All rights reserved.

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