LOGIN UTENTE

Ricordami

Registrati a MelodicRock.it

Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.

effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!

Recensione

85/100

Video

Pubblicità

Ten – Stormwarning – Recensione

09 Febbraio 2011 2 Commenti Andrea Vizzari

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Endless Symphony     
02. Centre Of My Universe
03. Kingdom Come     
04. Book Of Secrets
05. Stormwarning       
06. Invisible
07. Love Song
08. The Hourglass And The Landslide    
09. Destiny          
10. The Wave

Formazione:

Gary Hughes - Voce, Chitarre
John Halliwell - Chitarra ritmica
Neil Fraser - Chitarra Solista
Paul Hodson - Tastiere
Mark Sumner - Basso
Mark Zonder - Batteria e Percussioni

Ospiti:

Johnny Gibbons - Chitarre addizionali
Jason Thanos - Cori

 

 

Sono passati ben cinque anni dall’ultimo loro lavoro, e finalmente sono tornati. Sto parlando dei Ten, band britannica che nel corso della sua carriera è diventata il punto di riferimento dell’hard rock melodico di stampo europeo.

Classici come The Name Of The Rose, Spellbound o The Robe hanno imposto i Ten come grande realtà musicale europea grazie a un hard rock granitico con facili, ma mai banali melodie, un riffing possente e preciso e la particolare voce di Gary Hughes, fondatore e main man della band. Gary, diversamente dalla maggior parte dei cantanti hard rock, riesce a fondere una timbrica calda frequentemente su tonalità basse ad un’epicità che calza a pennello con le composizioni magniloquenti e pompose che lo stesso musicista compone. Nonostante vari cambi di formazione nella band (basti pensare all’uscita di Vinny Burns dal gruppo nel 2001, chitarrista dal tocco sopraffino e magico protagonista di molti dei capolavori della band) Gary è riuscito a mantenere intatto lo spirito e la musica dei vecchi e gloriosi Ten dando alla luce album sempre ottimi grazie all’aiuto dei vari musicisti che negli anni si sono avvicendati in seno alla band. L’ultimo album “The Twilight Chronicles” (2006) aveva però mostrato il lato più melodico e sinfonico di Hughes che, nonostante un buon songwriting, era penalizzato soltanto da una prolissità e da una ripetizione della solita melodia in diverse canzoni davvero eccessiva. Arriviamo infine a questo “Stormwarning”, nona fatica in studio con una formazione ancora rimaneggiata: arriva Neil Fraser alla chitarra solista che prende il posto lasciato vuoto da Chris Francis, mentre al basso troviamo Mark Summers, altro nuovo acquisto nella band. Oltre ai soliti John Halliwell alla chitarra ritmica e Paul Hudson alle tastiere (vecchi compagni di Gary) “Stormwarning” vede la presenza di una guest star d’eccezione: il batterista Mark Zonder (Fates Warning), musicista eccelso dotato di una tecnica e di un tocco unico al mondo. Bellissima la cover del disco, dal solito sapore epico-fantasy, ad opera dell’artista spagnolo Luis Royo, altro gradito ritorno per la band, già autore in passato delle cover di “Spellbound” e “Babylon”.
La produzione (di solito punto debole dei lavori della band) è invece affidata al grandissimo Dennis Ward (Khymera, House of Lords, Place Vendome) per un risultato finalmente degno del monicker “Ten”.

LE CANZONI

Apertura affidata a Endless Symphony, e che apertura! In pieno stile “Ten” la canzone parte con la solita magica atmosfera creata da un ritmo tribale seguito poi da un sottile pianoforte che “suona” praticamente la melodia del ritornello che, state sicuri vi rimarrà impressa in mente per molto tempo. Ottimo il riffing e gli assoli del nuovo arrivato Neil Fraser che sembra già a suo agio nella band, seguito da un sempre perfetto Zonder che inizia a sfoderare tutta la sua classe. Momento migliore della canzone è il chorus trascinante, anche se viene ripetuto a mio avviso troppe volte (probabilmente l’unico vero difetto di molte canzoni del disco), punto di forza di una delle migliori canzoni di tutto il disco. Center of the Universe comincia con un arpeggio pulito delicato nei primi secondi prima del riff vero e proprio impreziosito dallo squisito lavoro sui piatti di Zonder, una midtempo classica con un altro bel ritornello, una buona prova di Gary e un Fraser sugli scudi. Con Kingdome Come Gary sale in cattedra dominando per tutta la durata della canzone mostrando il lato più melodico dei Ten soprattutto nel bellissimo ritornello (ancora una volta forse ripetuto eccessivamente). Book Of Secrets vede Hughes strizzare “vocalmente” l’occhiolino ad un certo David Coverdale in una classica e solida hard rock song. Buona e solida la sezione ritmica. La titletrack, Stormwarning, si apre con un bel giro di tastiere accompagnato da dei cori molto epici, per poi seguire il solito ritmo già ascoltato nelle precedenti tracce. La successiva Invisible scorre via bene con la sua melodia trascinata da uno straripante Neil Fraser in fase solistica senza aggiungere nulla di nuovo da quanto ascoltato in precedenza. Da questo momento in poi il disco prenderà una piega più “lenta” e soft rispetto la prima parte leggermente più “movimentata”. Love Song parte molto tranquilla con le tastiere in primo piano e un Hughes rilassato fino al ritornello in cui entrano le chitarre elettriche e il ritmo si fa leggermente più veloce. Con The Hourglass and The Landslide la band si avvicina ancora di più all’aor: atmosfera briosa, tastiere sullo sfondo, una solida sezione ritmica e un perfetto Fraser in fase solista. Ottima la prova vocale di Gary sia nelle strofe e sia nel ritornello perfettamente radiofonico. Uno dei punti migliori del disco senza dubbio! (anche se anche qui una chiusura anticipata rispetto alla ripetizione ossessiva del ritornello nel finale sarebbe stata cosa buona e giusta). Destiny si apre nel più classico stile della band: un’epica e sinfonica melodia creata in simbiosi da tastiera e chitarra con un delicato e raffinato lavoro sui piatti da parte di Mark Zonder nelle strofe e nel bridge. The Wave con le sue leggere orchestrazioni e quel sapore vagamente di  beatlesiana memoria chiude perfettamente questa ultima fatica di Gary Hughes e dei suoi Ten.

IN CONCLUSIONE

Senza indugi un ottimo album, una ottima prestazione dei singoli musicisti con particolare merito al nuovo arrivato Neil Fraser: riuscire a far dimenticare il grande Vinny Burns è forse impresa troppo ardua, ma Fraser di sicuro non ha deluso le aspettative; ottimo in fase ritmica (supportato ottimamente anche da Halliwell) e perfetto in fase di fraseggi e assoli. Promosso a pieni voti così come il lavoro di Mark Zonder dietro le pelli. Il batterista come sempre conferma di essere uno dei migliori batteristi al mondo senza strafare o peccare di esibizionismo ma semplicemente facendo un buon lavoro impreziosendo qua e la donando colore a ritmiche e passaggi. Speriamo di vederlo in tour con la band che ne guadagnerà sicuramente in termini di resa sonora. Per quanto Hughes invece il discorso è sempre il solito: nonostanti gli anni la sua voce è praticamente rimasta invariata, pregio e difetto della band. Non avrà un estensione di chissà quante ottave ma riesce comunque a trasmettere emozioni (molte nel mio caso) anche con il timbro medio basso che si ritrova a dispetto di molti detrattori della band che, però, vedono proprio nella voce del frontman inglese il difetto più grosso, sostenendo che un cantante più “potente e acuto” avrebbe giovato moltissimo al sound dei Ten. Auspico però al buon vecchio Hughes un leggero cambiamento stilistico per i prossimi lavori della band, visto che questo sound dopo ben 9 album sta sentendo sempre più il peso degli anni con conseguente senso di eccessivo deja vu da parte di ogni ascoltatore assiduo del gruppo britannico. Personalmente consiglio a tutti di comprare questo disco, che non sarà sicuramente innovativo, ma merita l’acquisto grazie a un buon songwriting, delle epiche melodie, un ottima produzione (finalmente aggiungerei) rispetto ai vecchi lavori, e una band ben amalgamata che sfodera una solida performance. Se volete passarvi dei bei 60 minuti di buon melodic hard rock, Stormwarning fa proprio al caso vostro, augurandoci che Hughes non faccia passare un altro lustro prima di dare alla luce un nuovo lavoro.

 

© 2011 – 2022, Andrea Vizzari. All rights reserved.

Ultime Recensioni

Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli

2
0
Would love your thoughts, please comment.x