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Recensione

80/100

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Molly Hatchet – Justice – recensione

02 Dicembre 2010 5 Commenti Denis Abello

genere: Southern Rock
anno: 2010
etichetta: SPV/Steamhammer

Tracklist:

01. Been To Heaven Been To Hell
02. Safe In My Skin *
03. Deep Water *
04. American Pride
05. I'm Gonna Live 'Til I Die *
06. Fly On Wings Of Angels (Somers Song) *
07. As Heaven Is Forever
08. Tomorrows And Forevers
09. Vengeance *
10. In The Darkness Of The Night
11. Justice

* migliori canzoni

Formazione:

Phil McCormack - voce
Bobby Ingram - chitarra
John Galvin - tastiera & organo
Dave Hlubek - chitarra
Tim Lindsey - basso
Shawn Beamer - batteria

 

I Molly Hatchet dal 1971 sono sempre in pista con all’attivo ben 12 album in studio. Tanti anni sono passati dal loro esordio omonimo eppure il loro Southern Rock continua a far vibrare i nostri timpani.
Insieme ai Lynyrd Skynyrd e agli Allman Brothers Band i Molly Hatchet sono sicuramente tra i padri del southern rock attuale. Forti della possente voce “da orso grizzly” di Phil McCormack i Molly Hatchet risentono dell’influenza teutonica (da qualche anno registrano i loro album in Germania) che ha contaminato il loro tipico sound già comunque nettamente più “heavy” rispetto ai suoi altri due illustri colleghi  (Lynyrd Skynyrd di Jacksonville e Allman Brothers Band di Atlanta… p.s.: grazie Max per la segnalazione che gli Allman sono di Atlanta e non Jacksonville).
Questo incontro tra rock sudista e metallo tedesco avrà giovato o rovinato il suono dei 6 guerrieri?

LE CANZONI

Innalziamo la bandiera sudista e partiamo alla grande sul ritmo nettamente spedito di Been To Heaven Been To Hell. Si fanno apprezzare il bel lavoro delle tastiere nonchè i potenti riff di chitarra di Bobby Ingram.
Dopo questo buon inizio letteralmente ci travolge la successiva Safe My Skin dall’intro veramente azzeccato a cui segue una prova vocale di McCormack veramente graffiante accompagnato da un martellare incessante della batteria. Anche se la palma del vincitore in questo pezzo va alla prova da oscar di Ingram alla chitarra.
Tastiera quasi Aor per l’inizio della successiva Deep Water con un altro bel giro di chitarra a fare da supporto ad un pezzo dall’appel molto più heavy che southern. Niente da aggiungere se non che è un altro pezzo riuscito in cui si fa apprezzare la qualità tecnica di tutta la formazione.
American Pride porta invece nel dna tutti i geni del southern rock più classico e devo dire che non mi ha soddisfatto appieno, altri illustri colleghi dal nome impronunciabile in modo corretto 🙂 sono riusciti a fare molto meglio con il loro God&Guns.
I’m Gonna Live ‘Til I Die è la gemma di questo album. Memorabile, trascinante e stupenda nell’interpretazione con ancora una volta una chitarra che disegna una trama da manuale intorno ad una melodia molto intensa e ricercata.
Fly On Wings Of Angels (Somer’s Song), ispirata ad una storia realmente accaduta in America, è dedicata ad una bambina di 7 anni scomparsa in modo tragico. Intensità ed emozione la fanno da padroni in questo splendido lento. Da notare che il pezzo è stato estatto come singolo e i proventi delle vendite sono stati devoluti dalla band alla Somer Thompson Foundation. Un gran bel gesto da parte dei Molly Hatchet.
Continuiamo su sonorità più soffuse con As Heaven is Forever, classica ballata di stile nettamente southern sia nella melodia che nel testo.
Tomorrows And Forevers non si fa notare sul resto dell’album e ci introduce invece verso il momento più metal di questa produzione con Vengeance in cui si fa molto forte l’influenza teutonica. Il pezzo risulta gradevole e svetta su tutto lo splendido assolo di chitarra.
Si mantiene su un sound nettamente metal anche la successiva In the Darkness of the Night, altro pezzo di buona fattura, ma forse meno trascinante rispetto al precedente.
Monumentale invece la chiusura affidata agli 8 minuti all’omonima Justice. Spettacolare è l’unica parola che mi viene in mente… inizio alla mezzogiorno di fuoco a cui si accompagna in seguito un riff di chitarra che introduce in atmosfera da ultima battaglia, gran classe all’opera e fidatevi chi gli 8 minuti passeranno senza che neanche ve ne accorgiate.

IN CONCLUSIONE

I Molly Hatchet non tradiscono i fan di vecchia data e l’iniezione di metal nel sound di alcuni pezzi non stravolge il loro stile ed anzi serve a rinforzarlo dando un’immagine più attuale del gruppo.
Ottima la qualità dell’esecuzione dei pezzi, i 6 di Jacksonville dimostrano di avere una padronanza degli strumenti veramente eccezionale. Su tutti si fa apprezzare la bella chitarra di Bobby Ingram. Se non conoscete il gruppo e siete abituati a suoni (e voci) più Aor sicuramente vi ci vorrà un attimo per abituarvi alla voce di McCormack, ma dopodichè sarete sicuramente ripagati dalla qualità di questo Justice.
Se invece conoscete già i Molly hatchet o comunque in voi scorre fiero il sangue sudista allora potete acquistare questo Justice ad occhi chiusi.

P.s.: l’album si presenta, come al solito, con un artwork “Epico” che, come al solito, nulla centra con il loro stile musicale… però è bello 😉

© 2010 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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