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Recensione

80/100

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Allen Lande – The Showdown – recensione

05 Novembre 2010 2 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Metal
anno: 2010
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

01. The Showdown
02. Judgement Day *
03. Never Again
04. Turn All Into Gold
05. Bloodlines *
06. Copernicus *
07. We Will Rise Again
08. The Guardian
09. Maya *
10. The Artist *
11. Eternity
12. Alias (Bonus Track)

* migliori canzoni

Formazione:

Jorn Lande: voce
Russell Allen: voce
Magnus Karlsson: chitarra, basso, tastiere
Jaime Salazar : batteria

 

The Showdown, terzo capitolo della saga che porta il nome di Russell Allen (Symphony X, Star One, Avantasia) e Jorn Lande (Jorn, Masterplan, Avantasia, Ark). Saga iniziata nel 2005 con The Battle. Album a cui fece seguito nel 2007 The Revenge il secondo incontro / scontro tra le due voci del Metal mondiale.
A far da arbitro anche in questo nuovo scontro troviamo, come già per i precedenti lavori, l’ottimo Magnus Karlsson che firma la lirica e la melodia di tutti i pezzi, a ben vedere infatti questo The Showdown è più un “prodotto” del chitarrista dei Primal Fear che non dei due vocalist… 😉
Allen e Lande sono sicuramente due tra le voci più influenti al momento del panorama Metal e Hard Rock melodico, ma giunti al loro terzo faccia a faccia saranno ancora in grado di mantenere alto il livello della sfida?

LE CANZONI

Il primo colpo inferto all’avversario arriva segnato dalla voce potente di Russel Allen che sovrasta il collega con The Showdown, canzone dai riffoni pesanti di chitarra e dalla bella melodica.
La risposta non si fa attendere e la successiva Judgement Day piazza un KO tecnico inferto da Jorn Lande al buon Russel Allen… questa è una delle canzoni più belle dell’album e grazie alla sua magistrale interpretazione Lande piazza di diritto un’ottima ipoteca sulla “vittoria” in questo scontro.
Never Again continua sullo stile melodico che caratterizza tutto l’album, bella l’introduzione ed il gioco delle due voci, per il resto è ancora fresco il profumo di vittoria piazzato da Judgement Day e così andiamo oltre.
In Turn All Into Gold la bella interpretazione alla chitarra di Magnus Karlsson in entrata del pezzo rischia addirittura di sovrastare l’interpretazione vocale dei due Pesi Massimi. Di grande presa comunque il ritornello, ma l’album ha qualcosa di più da offrirci.
Bloodlines sa di tregua con la sua a tratti melanconica melodia che diventa un urlo durante il ritornello, bella e riuscita, ma la successiva Copernicus riesce a bissare subito il punto segnato dal precedente pezzo e fa dell’intensità donatagli dalle due voci la sua arma vincente… il lento forse più bello del disco.
We will rise Again vuole forse essere un monito sul fatto che dopo questo terzo capitolo ne seguirà ancora un quarto? 😉
The Guardian è un altro bel pezzo dell’album, ma un gradino sotto alla successiva Maya dove la cadenza ritmica in sottofondo che si fa sempre più opprimente riesce a donare un carattere particolarmente incisivo a questo altro gran bel pezzo dell’album.
Bella la sequenza introduttiva della seguente The Artist dove ad un inizio di tastiere si sostituisce il bell’assolo di chitarra che introduce in successione le voci di Russel e di Lande… il ritornello è un doppio colpo allo stomaco (in senso positivo)!
Eternity sarebbe la degna conclusione dell’album con quel suo alone mistico, ma ci viene ancora fatto un ultimo regalo con la veloce bonus track Alias… ma per me la giusta conclusione resta Eternity.

IN CONCLUSIONE

Il terzo capitolo della saga Allen Lande non delude, anche se arrivati ormai a questo punto la vena creativa di Magnus Karlsson inizia ad accusare qualche segno di debolezza. L’album è molto bello, ma sicuramente aggiunge poco ai suoi due illustri predecessori, anche se ne completa più che degnamente la trilogia.
A parere personale questo terzo capitolo per sonorità si avvicina più ai lavori di Jorn Lande che non a quelli di Russel Allen e forse anche per questo ho apprezzato di più la voce proprio di Lande in questa ultima sfida…
Ultimo appunto su questo capitolo, ma anche sui precedenti due. Purtroppo essendo un prodotto puramente commerciale si sente un pò la mancanza di una certa “anima propria” in questo progetto, ma resta indiscussa la qualità artistica di tutti gli elementi presi in considerazione, a partire dai due vocalist e da Magnus Karlsson e mi sento di nominare anche Jamie Salazar (Last Tribe) per il buon lavoro svolto alla batteria.
In definitiva non un album stratosferico e che non può più contare sull’effetto “stupore” che caratterizzò il primo The Battle, ma comunque un prodotto di alto livello che sicuramente vi piacerà se avete amato i primi due capitoli o anche solo la produzione passata e presente dei due vocalist.

© 2010 – 2016, Denis Abello. All rights reserved.

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