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Recensione

70/100

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Axel Rudi Pell – The Crest – recensione

06 Ottobre 2010 Comment Denis Abello

genere: Hard Rock / Power Metal
anno: 2010
etichetta: SPV

Tracklist:

01. Prelude of Doom (intro)
02. Too Late
03. Devil Zone
04. Prisoner of Love *
05. Dreaming Dead *
06. Glory Night *
07. Dark Waves of the Sea (Oceans Of Time Pt. II: The Dark Side) *
08. Burning Rain
09. Noblesse Oblige (Opus #5 Adagio Contabile) *
10. The End of Our Time

* migliori canzoni

Formazione:

Johnny Gioeli - voce
Axel Rudi Pell - all guitars
Fedry Doernberg - tastiere
Volker Krawczak - basso
Mike Terrana – batteria

 

Axel Rudi Pell,  o “The German Guitar Wizard” (il mago tedesco della chitarra) come ormai è conosciuto in patria, torna con il suo power metal potente,  massiccio ed epico fatto di anatemiche ballate e pezzi granitici e rocciosi dove la sua chitarra spadroneggia.
A fargli da supporto la sempre graffiante voce di Johnny Gioeli,  ormai spalla immancabile del chitarrista tedesco.
Gli Axel Rudi Pell si sono fatti in oltre 20 anni di carriera una grande fama in  Europa grazie al loro modo unico di associare l’hard rock ad un metal tipicamente epico ed a tratti medievaleggiante con melodie estremamente ricercate che si fondono in pezzi adrenalinici o nelle immancabili power ballads che sono ormai il loro marchio di fabbrica.
The Crest segue perfettamente questo loro stile inconfondibile iniziato nel 1998, anno in cui diedero alle stampe lo stupendo Oceans of Time (ma già il precedente Magic era indirizzato verso queste sonorità).  Dopo tutti questi anni saranno ancora in grado di stupirci?

LE CANZONI

Prelude of Doom è la classica intro stile Axel Rudi Pell dai tempi di Magic, alone mistico e… e poi una scarica di adrenalina quando entra in gioco Too Late, energia Hard Rock in dosi massicce.
Ok, il primo passo è stato fatto e possiamo già quasi dire con certezza (ci manca solo la power ballads di turno per confermarlo 😉 ) che gli Axel Rudi Pell sono gli stessi di sempre.
Devil Zone parte molto lenta, con un classico stile da sonata medievale per poi incalzare le nostre orecchie con la voce acuta di Gioeli e le sferzate di chitarra di Axel… che raggiungono il loro apice nella cavalcata solitaria di Axel verso i tre quarti del pezzo.
Prima di procedere con il resto del disco un piccolo appunto, da Prisoners of Love fino a Glory Night si entra nel “cuore” di quest’album, in tre pezzi si può riassumere la carriera del chitarrista tedesco e del suo gruppo da dieci anni a questa parte.
Partiamo quindi per questa discesa nel recondito degli Axel Rudi Pell e lasciamo che le casse si scatenino con il ritmo adrenalinico di Prisoners of Love, sicuramente la canzone che più di tutte ho apprezzato di questo album.  Bellissima l’intonazione vocale di Gioeli che con la chitarra forma in questa traccia un tuttuno perfetto.
La successiva Dreaming Dead ci mostra il lato più oscuro del gruppo, il suono si fa pesante e la voce diventa una lama tagliente a cui il giro di chitarra da il colpo finale… in una parola, cattiva!
Ed eccola qui,  iniziavamo a temere che non ci fosse, che questa volta volessero essere originali a tutti i costi. Invece no! Glory Night parte e con lei entra in gioco la megaballatonaepicastileaxelrudipell che sarà alla fine sempre la stessa ballatona sullo stile del gruppo dai tempi di Forever Angel…  ma io non posso che ringraziare,  adoro il loro stile magnifico ed opulento in questo genere di pezzi.
Di notevole presa il giro di chitarra della successiva Dark Waves of the Sea che come ci suggerisce la postilla è il lato oscuro di quella Oceans of Time che tanti anni fa portò notevole fama al gruppone tedesco… non che ci fosse veramente bisogno di dargli un seguito, ma il pezzo riesce comunque a catturare l’attenzione… immancabile come lo fu nella prima parte l’assolo di chitarra nettamente di alto livello.
Burning Rain torna su sonorità simili alla precedente Prisoner of Love ma senza averne lo stesso carattere forte ed incisivo.
Noblesse Oblige è una piccola perla di esecuzione e melodia in un album dal carattere particolarmente forte e roccioso, completamente strumentale, ma cattura l’orecchio e l’attenzione con una delicatezza che solo gli anni ed una notevole capacità artistica possono offrire… e queste due cose sicuramente non mancano al nostro wizard della chitarra.
Dopo tanta intensità emotiva un pò si perde il gusto epico e dark della successiva e conclusiva The End of Our Time, comunque un bel pezzo, ma avrei invertito e lasciato come conclusione la precedente Noblesse Oblige.

IN CONCLUSIONE

Adoro la chitarra di Axel e la voce di Gioeli e da quando il loro Oceans of Time fa bella mostra di se nel mio porta cd (e si parla di quasi 10 anni fa!) adoro gli Axel Rudi Pell!
Questa però è una constatazione puramente personale… più tecnica e meno personale è però l’indubbia qualità artistica di tutto il gruppo con sicuramente Rudi Pell e Gioeli a far da portabandiera.Come è assolutamente indubbio che ormai da 10 anni a questa parte gli Axel Rudi Pell non cambiano di una virgola lo stile dei loro album (con l’eccezione dell’album di cover Diamond Unlocked con la splendida rivisitazione di Beautiful Day degli U2).
Questo non è di per se un male, ma sicuramente spiega perchè questo The Crest,  pur essendo un valido lavoro e pur essendo io un estimatore della band non possa puntare oltre che ad un buon 7 come voto finale.
Ora che mi sento però tranquillo con la mia coscienza posso dirvi in tutta onestà che poco importa se i loro dischi ormai si assomigliano tutti, la qualità dei loro lavori è sempre molto buona (anche se in questo lavoro la post produzione è forse meno pulita rispetto agli album precedenti) e la chitarra di Axel Rudi Pell è una garanzia sicura di “brividi lungo la schiena”.
Se conoscete questa band e vi sono piaciuti i loro precedenti lavori allora questo disco fa per voi.  Se invece non la conoscete prendetevi pure un loro album qualunque da Oceans of Time fino a questo The Crest tanto sono tutti uguali… già,  ma sono tutti belli! 🙂

© 2010 – 2016, Denis Abello. All rights reserved.

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