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Recensione

55/100

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Meat Loaf – Hang Cool Teddy Bear – recensione

16 Settembre 2010 2 Commenti Denis Abello

genere: Melodic Rock
anno: 2010
etichetta: Virgin

Tracklist:

01. Lost Peace on Heart
02. Living on the Outsite *
03. Los Angeloser
04. If I can't have you *
05. Love Is Not Real/Next Time You Stab Me in the Back
06. Like a Rose
07. Song of Madness *
08. Did you ever Love somebody *
09. Running away from me
10. Let's be in Love
11. If it Rains
12. Elvis in Vegas *

* migliori canzoni

 

E’ indubbio che Meat Loaf sia “un personaggio” nel panorama del Rock mondiale, grandioso e pomposo nel suo stile misto tra il musical e l’Hard Rock. Il fatto di essere un personaggio così pesante comporta molti lati positivi ed altrettanti negativi, o lo si Amo o lo si Odia, non penso ci siano vie di mezzo.
Io mi trovo tra quelli che amano il vecchio Polpettone (Meat Loaf vuol dire proprio questo), soprattutto nelle sue, è proprio il caso di dirlo, immense ballate… pezzi come I would do anything for love (but i won’t do that), not a dry eye in the house, i’d lie for you (and that’s the truth) riuscirebbero ad aprire una breccia nel cuore anche di chi il cuore c’è l’ha rivestito di titanio.
Altro punto forte del repertorio di Meat Loaf sono i testi dei suoi pezzi che in taluni casi sono veri e propri capolavori compositivi. I successi nella sua carriera sono solo una conferma di tutti questi punti… ma veniamo a questo Hang Cool Teddy Bear che arriva dopo l’ottimo Bat Out Of Hell III: the monster is Loose, album veramente riuscito del 2006 con pezzi che entrano di diritto nei classici della carriera di Meat Loaf  (Blind as a Bat su tutti).
In questa sua ultima fatica si è avvalso di collaborazioni eccellenti alla chitarra come Steve Vai e addirittura Brian May dei Queen e di alcuni cameo come la partecipazione di Jack Black (protagonista di School of Rock, L’amore non va in vacanza) o Hugh Laurie (Dottor House) al piano di If I can’t You… ma il risultato non è stato comunque all’altezza.

LE CANZONI

Si parte con Lost Peace on Heart, pezzo veloce e con un gran bel solo di chitarra ma che comunque manca di quell’appeal che ha reso grandi pezzi simili di Meat Loaf (Rock & Roll Dreams Come Through per fare un paragone). Andiamo avanti…
… e ci troviamo con Living on the Outside che ben ci fa sperare, gli ingredienti ci sono tutti, buona composizione, melodia veloce, voce in piena forma ed una lirica vincente, un bel pezzo.
Los Angeloser mi ha spiazzato, non perchè sia una brutta canzone (ma neanche bella), ma perchè è stata scelta come primo singolo e primo video, ma assolutamente è la traccia meno indicata a rappresentare l’album e soprattutto il video è imbarazzante!!! Se poi lo paragoniamo con i precedenti video di Meat Loaf, allora lo stupore è totale, ma dov’è la magia di video come It’s All Coming Back to Me Now o lo splendido video alla “Bella e la Bestia” di Anything fo Love”???
Per fortuna If I can’t have you ci riporta sullo standard solito di Marvin Lee Aday (vero nome di Meat Loaf), mid tempo pomposa e dal gran testo, insomma quello che stavo aspettando che mi proponesse questo disco… attenzione, al piano c’è Dottor House (Hugh Laurie).
La successiva Love Is Not Real/Next Time You Stab Me in the Back è un buon riempitivo, ma sicuramente non una canzone da ricordare, anche se alcuni spunti sono interessanti, come il cambio di tempo a metà canzone (ma lontano anni luce dallo stacco drammatico di canzoni come A Kiss is a Terrible Thing to Waste).
Like a Rose non è nelle corde del cantante e così risulta un pò fiacca,  carina la partecipazione di Jack Black nel coro.  Song of Madness ha un’inizio roccioso per poi mutare in un pezzo drammatico e finalmente traspare un pò di quel grande personaggio e di quelle sonorità che hanno saputo creare alcuni dei suoi grandi classici. Finalmente una canzone che può fregiarsi del Meat Loaf Style!
Did you ever love somebody continua (fortunatamente) con il suo classico stile, sicuramente questi sono i pezzi a cui meglio si adatta per stile ed intonazione la voce di Meat Loaf… non crea il pathos e non raggiunge la grandiosità di alcuni pezzi storici del cantante, ma è una delle più belle canzoni dell’album.
Running away from me si può tranquillamente superare, e invece ci fermiamo per Let’s Be in Love, altro pezzo alla Meat Loaf, intenso e malinconico… si può sorvolare anche If it Rains per arrivare alla conclusione dell’album.
Bisognava aspettare proprio l’ultima canzone, quando ormai anche la speranza era veramente poca per trovare invece un pezzo che fa veramente accapponare la pelle! Elvis in Vegas è un grande pezzo nel puro stile Meat Loaf, un testo ispirato “raccontato” dalla finalmente splendida voce che tante volte ci ha emozionanto e che finalmente riconosciamo anche in questo album… e ci sta anche lo stacco di chitarra che poco si amalgama al resto, ma questo E’ da Meat Loaf, questo E’ quello che ci aspetteremo sempre da Meat Loaf. E’ proprio il caso di dirlo, la chiusura del sipario questa volta salva tutto lo spettacolo…

IN CONCLUSIONE

Purtroppo Meat Loaf ha un grande nemico da affrontare, se stesso. Quest’album ne è la conferma, adoro questo Omone, ma in questo caso non è proprio riuscito, ad esclusione di Elvis in Vegas, a reggere il confronto con la sua carriera fatta di tanti veri e meritati successi.
Questo Hang Cool Teddy Bear non mi è piaciuto, chiariamo, le canzoni sono carine, ma non reggono con quanto ci ha regalato ultimamente Meat Loaf… forse siamo abituati troppo bene, ma da uno come lui è d’obbligo aspettarsi un lavoro grandioso e pomposo, non un album carino e qualunque.
Morale della favola, se siete fan sfegatati fatevi vosto anche questo lavoro… io comunque ho rimesso Bad Out Of Hell III nel mio stereo, quello si che è un album ALLA MEAT LOAF.
P.s.:  se invece Meat Loaf non lo conoscete proprio cercatevi la raccolta “The Very Best of Meat Loaf” del ’98 per un’infarinatura generale e poi correte a comprarvi Bad out of Hell III e ascoltatevi a tutto volume Blind as a Bat .

© 2010 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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